Il voto del redattore
- voto
- 2/5
- valutazione
- Un sano b-movie fantascientifico, con un inatteso protagonista indie (Hirsch), effetti basici e qualche idea originale qua e là.
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02 11 2013
L'ora nera
di Chris Gorak
- Dati
- Titolo originale: The Darkest Hour
- Soggetto: Jon Spaihts, M.T. Ahern, Leslie Bohem
- Sceneggiatura: Jon Spaihts
- Genere: Drammatico - Sci-fi
- Durata: 89 min.
- Nazionalità: U.S.A.
- Anno: 2012
- Produzione: Regency Enterprises
- Distribuzione: 20th Century Fox
- Data di uscita: 20 01 2012
Recensione pubblicata il 22 01 2012
Questa recensione è stata letta 1521 volte
Alieni in cirillico
di Carlo Griseri
Gli alieni atterrano su Mosca, e non sono alieni buoni.
Questo è tutto quanto c'è da sapere su L'Ora Nera, film di Chris Gorak che si può iscrivere senza dubbi nella categoria “fantascienza di serie B” (detto senza offesa, of course).
La storia: due giovani americani, Sean e Ben, arrivano a Mosca per trattare la vendita di un loro software a una società locale. Quando sbarcano, però, scoprono che un loro collega, lo svedese Skyler, li ha fregati approfittando delle “larghe maglie” della giustizia locale (per usare un eufemismo, la Russia viene descritta come terra di nessuno in materia legale...). Non fanno in tempo ad annegare il loro dispiacere in un locale notturno che sulla capitale russa, preceduti da qualche black out di avvisaglia, sbarcano gli alieni.
Insieme alla location insolita (per una volta gli extraterrestri non sono sbarcati su Washington! O almeno non ce li fanno vedere lì...), l'aspetto degli ospiti da un altro mondo è la cosa più interessante di tutto il film: non un corpo antropomorfo o, per meglio dire, non un corpo! Sono praticamente invisibili, hanno una vista tipo quella di Predator e si riescono a scorgere solo se gli si dà fuoco e quando entrano in contatto con l'elettricità (si nota come una scarica).
L'elettricità: è proprio questa, o almeno sembra (non facciamo spoiler!), la cosa che più interessa agli alieni, che distruggono tutto e tutti quelli che si trovano alla luce o vicino a fonti di energia.
Dal primo assalto si salvano in cinque: Sean e Ben, ovviamente, il loro ex-amico Skyler, che stava litigando con loro quando è avvenuto il disastro, e due ragazze americane conosciute in viaggio, Natalie e Anne. Il gruppo riesce a fuggire e a nascondersi, e cercherà di capire come sia possibile avere la meglio sui nuovi nemici: ce la faranno?
Il cast è curioso. Lo stupore maggiore viene leggendo il nome del protagonista: Sean è interpretato da Emile Hirsch, star del cinema indipendente e d'autore statunitense, non solito a commedie di questo (basso) tenore. Da Into the wild a Milk, e dimenticando Speed Racer, la fantascienza spaccona non è il suo pane e oggettivamente il ragazzo non sembra molto a suo agio tra esplosioni e fucili a microonde!
Accanto a lui c'è – nel ruolo di Ben – Max Minghella, figlio del compianto regista Anthony (quello de Il paziente inglese), faccia da bravo ragazzo e un paio di interpretazioni da segnalare nel suo curriculum: era lo schiavo Davus in Agorà, fondamentale nello sviluppo della storia, e Divya Narendra in The Social Network di Fincher (uno dei rivali di Zuckerberg). Due ruoli di ben altro spessore rispetto a questo.
Skyler è invece Joel Kinnaman, poco noto dalle nostre parti ma in rampa di lancio per il nuovo Millennium (ancora Fincher) e per il ruolo del detective un po' sfigato Stephen Holder nel serial The Killing.
Le donne, ora. La bruna Natalie è Olivia Thirlby, nome complicato ma viso noto anche da noi: è stata la migliore amica di Juno, Suzanne nella sitcom Bored to Death, amica della Portman in Amici, amanti e... e oggetto del desiderio in Fa' la cosa sbagliata.
La bionda Anne è invece Rachael Nichols, tra le protagoniste dello sfortunato remake di Charlie's Angels e la dottoressa Lucy in alcune puntate della settima stagione di Grey's Anatomy.
Il resto del cast artistico è russo e marginale.
Passando invece a quello tecnico, il regista Chris Gorak è un signor nessuno dietro la macchina da presa (solo lo sconosciuto Right at you Door nel 2006...) ma è un apprezzato scenografo (Blade Trinity, Lords of Dogtown, Fight club,...).
La sceneggiatura è invece di Jon Spaiths, altro sconosciuto che è però tra gli autori del nuovo Prometheus di Ridley Scott, quindi sa di nome che sentiremo ancora.
Il deus ex machina di tutta la vicenda è però Timur Bekmambetov, star in Russia per il successo de I guardiani della notte e I guardiani del giorno, poi regista di Wanted e qui produttore, come già nell'apprezzato 9 (al suo fianco in quell'occasione anche Tim Burton).
Che altro dire di questo film? B-movie anche piacevole, è meno emozionante di quanto si poteva sperare e – soprattutto – meno originale. Effetti al minimo (ma da copione, forse per risparmiare un po') con solo il crollo di un palazzo a dare un po' di sensazione di catastrofe.
Da difendere è il nostro stile di vita e la nostra energia, contro ogni nemico (alieni o ambientalisti che siano): la morale è quella che è, lo spunto iniziale si perde un po' troppo clamorosamente dopo pochissimi minuti. Pirateria commerciale, leggi blande, geni del computer buttati lì nei primi istanti e poi dimenticati, perché tutti devono scappare e basta.
Un po' macchiettistici i russi che si vedono sullo schermo, ma per una volta non siamo noi italiani a essere ritratti per stereotipi e quindi lasciamo correre.
L'Ora Nera è uscito al cinema anche in versione 3D stereoscopica (la sensazione è che alcuni “disintegramenti” umani potessero essere molto coinvolgenti, per non dire della “frusta elettrica” usata dagli alieni!): chi scrive questa recensione, però, lo ha visto in 2D e quindi non può dire quale sia la resa degli “occhialini”...
Questo è tutto quanto c'è da sapere su L'Ora Nera, film di Chris Gorak che si può iscrivere senza dubbi nella categoria “fantascienza di serie B” (detto senza offesa, of course).
La storia: due giovani americani, Sean e Ben, arrivano a Mosca per trattare la vendita di un loro software a una società locale. Quando sbarcano, però, scoprono che un loro collega, lo svedese Skyler, li ha fregati approfittando delle “larghe maglie” della giustizia locale (per usare un eufemismo, la Russia viene descritta come terra di nessuno in materia legale...). Non fanno in tempo ad annegare il loro dispiacere in un locale notturno che sulla capitale russa, preceduti da qualche black out di avvisaglia, sbarcano gli alieni.
Insieme alla location insolita (per una volta gli extraterrestri non sono sbarcati su Washington! O almeno non ce li fanno vedere lì...), l'aspetto degli ospiti da un altro mondo è la cosa più interessante di tutto il film: non un corpo antropomorfo o, per meglio dire, non un corpo! Sono praticamente invisibili, hanno una vista tipo quella di Predator e si riescono a scorgere solo se gli si dà fuoco e quando entrano in contatto con l'elettricità (si nota come una scarica).
L'elettricità: è proprio questa, o almeno sembra (non facciamo spoiler!), la cosa che più interessa agli alieni, che distruggono tutto e tutti quelli che si trovano alla luce o vicino a fonti di energia.
Dal primo assalto si salvano in cinque: Sean e Ben, ovviamente, il loro ex-amico Skyler, che stava litigando con loro quando è avvenuto il disastro, e due ragazze americane conosciute in viaggio, Natalie e Anne. Il gruppo riesce a fuggire e a nascondersi, e cercherà di capire come sia possibile avere la meglio sui nuovi nemici: ce la faranno?
Il cast è curioso. Lo stupore maggiore viene leggendo il nome del protagonista: Sean è interpretato da Emile Hirsch, star del cinema indipendente e d'autore statunitense, non solito a commedie di questo (basso) tenore. Da Into the wild a Milk, e dimenticando Speed Racer, la fantascienza spaccona non è il suo pane e oggettivamente il ragazzo non sembra molto a suo agio tra esplosioni e fucili a microonde!
Accanto a lui c'è – nel ruolo di Ben – Max Minghella, figlio del compianto regista Anthony (quello de Il paziente inglese), faccia da bravo ragazzo e un paio di interpretazioni da segnalare nel suo curriculum: era lo schiavo Davus in Agorà, fondamentale nello sviluppo della storia, e Divya Narendra in The Social Network di Fincher (uno dei rivali di Zuckerberg). Due ruoli di ben altro spessore rispetto a questo.
Skyler è invece Joel Kinnaman, poco noto dalle nostre parti ma in rampa di lancio per il nuovo Millennium (ancora Fincher) e per il ruolo del detective un po' sfigato Stephen Holder nel serial The Killing.
Le donne, ora. La bruna Natalie è Olivia Thirlby, nome complicato ma viso noto anche da noi: è stata la migliore amica di Juno, Suzanne nella sitcom Bored to Death, amica della Portman in Amici, amanti e... e oggetto del desiderio in Fa' la cosa sbagliata.
La bionda Anne è invece Rachael Nichols, tra le protagoniste dello sfortunato remake di Charlie's Angels e la dottoressa Lucy in alcune puntate della settima stagione di Grey's Anatomy.
Il resto del cast artistico è russo e marginale.
Passando invece a quello tecnico, il regista Chris Gorak è un signor nessuno dietro la macchina da presa (solo lo sconosciuto Right at you Door nel 2006...) ma è un apprezzato scenografo (Blade Trinity, Lords of Dogtown, Fight club,...).
La sceneggiatura è invece di Jon Spaiths, altro sconosciuto che è però tra gli autori del nuovo Prometheus di Ridley Scott, quindi sa di nome che sentiremo ancora.
Il deus ex machina di tutta la vicenda è però Timur Bekmambetov, star in Russia per il successo de I guardiani della notte e I guardiani del giorno, poi regista di Wanted e qui produttore, come già nell'apprezzato 9 (al suo fianco in quell'occasione anche Tim Burton).
Che altro dire di questo film? B-movie anche piacevole, è meno emozionante di quanto si poteva sperare e – soprattutto – meno originale. Effetti al minimo (ma da copione, forse per risparmiare un po') con solo il crollo di un palazzo a dare un po' di sensazione di catastrofe.
Da difendere è il nostro stile di vita e la nostra energia, contro ogni nemico (alieni o ambientalisti che siano): la morale è quella che è, lo spunto iniziale si perde un po' troppo clamorosamente dopo pochissimi minuti. Pirateria commerciale, leggi blande, geni del computer buttati lì nei primi istanti e poi dimenticati, perché tutti devono scappare e basta.
Un po' macchiettistici i russi che si vedono sullo schermo, ma per una volta non siamo noi italiani a essere ritratti per stereotipi e quindi lasciamo correre.
L'Ora Nera è uscito al cinema anche in versione 3D stereoscopica (la sensazione è che alcuni “disintegramenti” umani potessero essere molto coinvolgenti, per non dire della “frusta elettrica” usata dagli alieni!): chi scrive questa recensione, però, lo ha visto in 2D e quindi non può dire quale sia la resa degli “occhialini”...
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