Nel momento di passaggio dal film muto a quello sonoro due star del nuovo e vecchio cinema si incontrano e si innamorano.
Il voto del redattore
- voto
- 4/5
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- Lasciatevi trasportare senza pregiudizi dove si spengono le voci...
Il voto dei lettori
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- di Francois Ozon
- dal
- genere Drammatico
- tipo Sentimentale
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- genere Drammatico
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The Artist
di Michel Hazanavicius
- Dati
- Titolo originale: The Artist
- Soggetto: Michel Hazanavicius
- Sceneggiatura: Michel Hazanavicius
- Genere: Drammatico - Sentimentale
- Durata: 100 min.
- Nazionalità: Francia
- Anno: 2011
- Produzione: uFilm, La Petite Reine, Studio 37
- Distribuzione: Bim distribuzione
- Data di uscita: 09 12 2011
Emozioni senz'audio
di Roberta Folatti
Per noi che viviamo immersi nello stridore, imbattersi in un film praticamente muto è quasi uno shock. Qualcuno può non sopportarlo. Ma chi è disposto a lasciarsi incantare, troverà mirabilie in The artist. Prima fra tutte la semplicità.
Si sa che gli attori del muto comunicavano in un modo diverso, con le espressioni del volto, una gestualità accentuata, condensando nel linguaggio del corpo i fiumi di parole che oggi siamo abituati a farci scorrere addosso, provenienti da più parti. Il cinema contemporaneo è caratterizzato di frequente da dialoghi sovraccarichi, ininfluenti, verbosi.
The artist ci riporta alle origini, sia dal punto di vista della tecnica che da quello più propriamente storico. Siamo alla fine degli anni '20 del secolo scorso, a Hollywood. Tempi eroici in cui il cinema muto creava autentiche star adorate dal pubblico, specie quello femminile.
Il regista francese Michel Hazanavicius parte da un'idea forte, perseguita con ostinazione nuotando controcorrente nel mare in cui ristagna la produzione cinematografica odierna, seduta sugli allori dei film ipertecnologici e di cassetta.
Ma le intuizioni originali
– io ne sono convinta
– spesso hanno una forza dirompente,
in grado di sfondare anche le porte "blindate".
Et voilà! Ecco che il protagonista di questo film improbabile vince la Palma come miglior attore al Festival di Cannes,
a coronamento di un progetto a cui da principio stentava a credere l'autore stesso.
- Erano sette o otto anni– racconta Hazanavicius, - che coltivavo la fantasia di realizzare un film muto.Mi sembrava una sfida magnifica e sentivo che se fossi riuscito a portarla a termine sarebbe stato molto gratificante. -
Il regista francese ha avuto la fortuna di incrociare un - produttore diverso dagli altri -, Thomas Langman,
descritto così: - Non ha limiti,
è pazzo e si dota dei mezzi per vivere la sua follia.
Più che a un produttore mi fa pensare a un principe fiorentino,
a un mecenate -.
Hazanavicius ora è orgoglioso - prima di tutto del fatto che The artist esista. E poi che assomigli all'idea che avevo del film -.
Doveva essere un'idea visivamente molto aggraziata quella che il regista accarezzava nella sua immaginazione perché il suo film, al di là della storia narrata, è un bellissimo quadro in bianco e nero. Sospeso tra poesia e comicità, pervaso da quell'innocenza che solo il muto sapeva avere. Almeno al nostro sguardo moderno.
Al centro della pellicola c'è un attore al culmine del successo che non si accorge in tempo che la tecnologia sta cambiando il cinema,
lo sta portando verso strabilianti novità.
Con una buona dose di presunzione rifiuta di confrontarsi con il sonoro,
gettandosi in un'impresa fallimentare in cui investe praticamente tutte le sue finanze.
Sprofonda così nella rovina,
sia economica che personale,
ma
- nel modo più romantico che ci sia
- una donna innamorata,
con la sua incrollabile abnegazione,
lo risolleverà restituendogli fiducia in sé e credibilità professionale.
Una storia semplice, con caratteri definiti e poca ambiguità, in cui la fedeltà agli affetti – quella del fantastico cagnolino al suo padrone, dell’attrice in ascesa al suo mito cinematografico, del maggiordomo al suo datore di lavoro - si staglia su tutto. Un film commovente ma anche buffo, affascinante come tutte le cose che conservano il sapore di tempi passati e rimpianti.
Jean Dujardin sembra essere stato creato apposta per quella parte, col suo viso d'altri tempi, bello e beffardo, classicheggiante, a metà tra Clark Gable e Rodolfo Valentino. Ma l'attore francese è abituato anche a far ridere – ha interpretato la parodia di un agente segreto in due film campioni d'incassi in Francia – e in The artist dosa con sagacia spunti drammatici e risvolti divertenti.
Ripercorrendo la singolare esperienza che lo ha portato a girare un film muto insieme ad Hazanavicius e alla moglie Berenice Bejo, suoi amici e compagni di molte avventure cinematografiche, racconta come sia servito anche a conoscerli meglio: - Durante le riprese ho visto sui loro volti espressioni che non avevo mai visto prima. E’ stato molto interessante scoprirsi e conoscersi sotto questa veste -.
Che quella di piombare in un mondo senza sonoro sia la giusta terapia contro questi tempi caciaroni, volgari, insignificanti?
I lettori hanno scritto 2 commenti
- indirizzo IP 79.17.110.30
- data e ora Lunedì 09 Gennaio 2012 [15:21]
- commento Concordo. Questo film può veramente essere un'efficace "terapia". Esso peraltro ci riporta ad un tempo quando la forma era sostanza. Quando, cioè, le espressioni del nostro corpo esprimevano i "veri" sommovimenti del nostro Spirito. E proprio da lì, da quell'essere quasi trasparenti aveva tratto la sua forza il primo periodo cinematografico. The Artist, perciò, dal momento che non si può "ascoltare" c'insegna l'ABC dell'osservare, per evitare il farsi "passare davanti la Vita" senza vederla.
- indirizzo IP 2.231.33.177
- data e ora Martedì 10 Gennaio 2012 [19:43]
- commento Ah, io l'ho trovato davvero delizioso. Berenice Bejo, poi, è una groupie/stolker d'altri tempi assolutamente irresistibile. E l'uso del muto, così come l'uso del sonoro, sono dosati in maniera magnifica.
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