Ho dovuto riflettere settimane prima di
poter esprimere un parere su Drive. E` un film molto particolare
questo, quasi un cult costruito a tavolino.
La prima sensazione che si ha usciti
dalla sala è di totale euforia, quasi come se avessimo visto il
nuovo Pulp fiction. Poi, dopo un po' di tempo, ci si accorge
drammaticamente che la trama è davvero la cosa piu banale mai
scritta, e allora il film inevitabilmente ci scade.
Drive sicuramente merita la palma d’oro
come migliore regia, ci tiene incollati dall’inizio alla fine, un
eroe senza nome si aggira tra le strade caotiche e violente di LA,
versione far west, a cavallo della sua macchina degna del miglior (o
peggior) Fast and furious.
Si innamora (un po troppo velocemente)
della ragazza della porta accanto (classico topos filmico) dal
passato turbolento, con un marito in prigione e un figlio a carico.
L’amore che cresce tra i due non si
consuma e, al ritorno del marito scarcerato, il protagonista, esperto
guidatore/stuntman/pilota/fuorilegge, lo aiuta a cercare di
risistemare la sua vita. Le cose però non andranno come aveva previsto.
Dall'inizio del film non riusciamo a
farci un'idea precisa del protagonista che si sposta di continuo tra
il “buono” e il “cattivo” creando un'accattivante
ambiguità.
Tuttavia, come già detto in precedenza,
la trama banalotta dopo qualche giorno puzza di già vista e sentita, Refn deve dimostrare di aver assimiltato la lezione dei fratelli Coen dai quali, forse, prende solo buoni spunti.
Basti poi pensare alla grande fortunaavuta da The Transporter per capire che anche la tipologia di
personaggio non ha nulla di innovativo. Lo spessore
psicologico è pari a zero, il nostro eroe/antieroe “galleggia” come un cavaliere oscuro
nolaniano ma senza una vera identità da nascondere.
Ma allora cos'è che ci fa pensare che
questo sia un film davvero bello?
Ad esempio l’azzeccatissima fotografia, davvero spettacolare, come i lunghi silenzi, gli intensi
giochi di sguardi e l’ottima colonna sonora.
Drive batte la prova delle “due
settimane” ed è un film che vorreste rivedere e rivedere ancora, se ha
ancora un senso usare questo termine è un esempio di postmodernismo
nella sua massima espressione, è come quando sentiamo una musica che
ci piace molto nonostante ci ricordi incredibilmente qualcosa
di già sentito.
La cosa che forse ci stupisce di piu di
questo film è che il suo regista non sia americano ma dansese e,
tuttavia, incarni perfettamente lo stile americano e riesca a produrre
un prodotto che ha davvero tutti i requisiti per essere già un cult.
Molti apprezzamenti al film dunque
vanno anche in tal senso, la filmografia del regista è di quelle
che non passano inosservate e, collezionando una breve ma intensa
serie di piccoli film cult, si può inserire tra i talenti emergenti
del cinema mondiale, per intenderci uno di cui dovremo vedere anche
i videoclip musicali, se mai dovesse girarne uno...
In ultima analisi Drive sono due ore
ben spese della vostra vita, considerando il panorama filmico di
questi mesi direi che è sicuramente una piccola gemma da godersi a
pieno.