Il voto del redattore
- voto
- 3.5/5
- valutazione
- James Gunn si diverte a costellare di parentesi il suo ultimo film, riciclando alcuni stereotipi cinematografici e non sui supereroi con la S maiuscola.
Il voto dei lettori
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- di Corrado Guzzanti, Igor Skofic
- dal
- genere Commedia
- tipo Grottesco
- Luigi Faragalli
- di Wes Anderson
- dal
- genere Commedia
- tipo Grottesco
- Eduard Le Fou
- di Jonathan Dayton, Valerie Faris
- dal
- genere Commedia
- tipo Grottesco
- Sara Troilo
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Super
di James Gunn
- Dati
- Titolo originale: Super
- Soggetto:
- Sceneggiatura: James Gunn
- Genere: Commedia - Grottesco
- Durata: 96 min.
- Nazionalità: U.S.A.
- Anno: 2010
- Produzione: Cold Iron Pictures, Hanway Films, This is That, Ambush Entertainment
- Distribuzione: M2 Pictures
- Data di uscita: 21 10 2011
- Link
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Uno sfigato in calzamaglia
di Maria Cristina Caponi
La morte del perdente
Frank D’Arbo coincide con la genesi di Saetta Purpurea: supereroe
anticonvenzionale che calza una tuta fatta a mano e impugna come arma
una chiave inglese.
Il nostro eroe può contare soltanto sulla sua fedele aiutante Saettina, che - guarda caso - lavora in una fumetteria. Da dove salta fuori l’irrefrenabile voglia di vendetta dell’uomo mascherato? Saetta Purpurea nasce dal desiderio di vendicarsi delle angherie di uno spacciatore playboy, che gli ha sottratto la bellissima moglie Sarah con un passato da tossicodipendente.
Nella pellicola di James
Gunn il racconto e la tecnica corrono su due binari paralleli, come
in ogni buon film postmoderno che si rispetti. In linea con la teoria
del “lucido disincanto” professata da Alberto Negri, in Super si assiste a una storia dai toni straniati e ironici, la cui
flessibilità narrativa risiede nel corpo e nella voce del
protagonista. Questa figura si rivolge direttamente al pubblico che
ha di fronte e, nel fornire il proprio punto di vista sulla vicenda,
incrina lo schermo protettivo della cosiddetta quarta parete.
La voice over del perdente Frank D’Arbo cerca di catturarsi così la simpatia dello spettatore, il quale però non è talmente credulone da lasciarsi abbindolare. Infatti, sebbene si associ a un coinvolgimento emotivo autentico con il personaggio principale, non può lasciar tacere la vocina che dal fondo della propria coscienza lo sprona a riflettere sulla contraddizione insita in Saetta Purpurea. Difficile non reputare il braccio violento della legge e il suo vice come vigilanti psicopatici con zero superpoteri, pronti a ridurre in fin di vita le persone solo perché non hanno rispettato la fila davanti a un cinema. Il comico Rainn Wilson dà prova di essere un competente attore drammatico nel rispecchiare un uomo che sogna a occhi aperti e, nel farlo, coinvolge anche la fede in Dio. Wilson è bravo nel mettere la sordina al personaggio di Saetta Purpurea, quanto Kevin Bacon (il pusher Jacques) straripa dagli argini del copione per troppo gigioneggiare.
Il regista del remake de L’alba dei morti viventi si diverte a costellare di
parentesi il suo ultimo film, riciclando alcuni stereotipi
cinematografici e non sui supereroi con la S maiuscola. Non c’è
alcun dubbio che il paragone tra Super di Gunn e Kick-Ass di Matthew
Vaughn sia un'ovvia operazione di
confronto. Tuttavia, non è assolutamente detto che perda il primo a
favore del secondo.
In fondo, la vena politicamente scorretta di Kick-Ass coopera con un bassofondo epico che pone una distanza minore tra l’audience e l’opera. Pertanto, pure se la rete discorsiva di Kick-Ass assimila a sé media di ultima generazione, social network e communities on line, il lungometraggio pop di Vaughn è meno vincolato alla realtà fattuale del nostro mondo. Al contrario, quella inscenata da Super è una seduzione fredda ed enigmatica, quasi shockante nell’alternare sequenze dall’alto tasso gore a immagini stile cartoon grottesco.
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