Il voto del redattore
- voto
- 2/5
- valutazione
- Film lacunoso e recitazione approssimativa
Il voto dei lettori
- voto medio
- 3/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 22 lettori
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
L'educazione sentimentale di Eugenie
di Aurelio Grimaldi
- Dati
- Titolo originale: L'educazione sentimentale di Eugenie
- Soggetto: Liberamente ispirato ad opere di Donatien Alphonse Francois De Sade e di Pierre Ambroise Choderlos De Laclos
- Sceneggiatura: Aurelio Grimaldi, Michele Lo Foco
- Genere: Commedia - Erotico
- Durata: 88 min.
- Nazionalità: Italia
- Anno: 2005
- Produzione: Ugo Tucci e Valerio De Paolis
- Distribuzione: BIM
- Data di uscita: 00 00 0000
Niente scandalo
di Alice Trippolini
Lo scandalo annunciato si è rivelato una finzione.
L'educazione sentimentale di Eugenie, ultimo film di Aurelio Grimaldi, regista de Il macellaio, è un'opera che manca il bersaglio. Vorrebbe provocare, ma non lo fa fino in fondo. Vorrebbe ricordare De Sade, ma non ne spiega le motivazioni. Vorrebbe scandalizzare, ma non sono i corpi nudi che scandalizzano lo spettatore, neanche quando lo si chiama in causa.
La trama, liberamente ispirata al romanzo di De Sade "La philosophie dans le boudoir", è incentrata sull'iniziazione sentimentale e sessuale di una giovane ragazza, Eugenie (l'esordiente Sara Sartini).
Il padre, duca di Mistival, incarica Madame Saint Ange di prendere in custodia la figlia per qualche giorno, affinché possa imparare a godere dei piaceri dell'amore. La nobildonna, libertina e senza pregiudizi, coinvolge il fratello con cui intrattiene una relazione, e un nobile omosessuale, il Marchese Dolmancé, nel percorso di iniziazione.
Ne dovrebbe conseguire un pericoloso gioco di seduzione in cui non sembrano esserci confini e dove ognuno pensa a soddisfare le proprie pulsioni, senza curarsi dei sentimenti degli altri. Le premesse potrebbero essere buone: è interessante spingere i personaggi al limite dell'egoismo, oppure osservare la perdita dell'innocenza di una giovane, pura e ingenua.
Il regista, però, sceglie subito la strada della commedia, introducendo la storia attraverso le parole dei personaggi, che, ammiccando, si rivolgono direttamente allo spettatore: un errore, poiché la prima regola della seduzione è quella di svelarsi poco a poco. Senza contare, poi, il fascino insito nella condizione di osservatore esterno che deve scoprire, immaginare, osservare i personaggi ed, eventualmente, identificarsi.
Chiedere approvazione allo spettatore, come fa in modo piuttosto maldestro Madame de Saint Ange (Antonella Salvucci) rivolgendosi alla macchina da presa, provoca l'effetto contrario.
Sembra di assistere a uno spettacolo teatrale, non c'è traccia di sensualità o di provocazione. L'argomento scottante, far scoprire ad un'adolescente ambiti che le è stato insegnato a disprezzare, è liquidato brevemente, con una lezione sul corpo umano accompagnata da sorrisetti e smorfie.
Che ne è delle preghiere di Eugenie, dell'educazione cristiana che le ha insegnato a reprimere gli istinti? Che ne è della paura di confrontarsi con l'uomo? I turbamenti sono mostrati attraverso banali primi piani di Eugenie con gli occhi bassi, che in pochi minuti diventa la più disinvolta delle libertine.
Il contrasto tra il sentimento del peccato e il fascino del piacere è assente: andare a letto con il fratello, sedurre un gay, secondo Grimaldi è tutto facile. Il presunto accenno alle "relazioni pericolose" si perde nelle chiacchiere dei protagonisti che proclamano gelosie inesistenti e tengono ridicole lezioni sulla necessità di non innamorarsi.
Per non parlare dei facili discorsi da prima colazione sull'esistenza di dio "che se fosse esistito non avrebbe mandato il suo unico figlio a morire". Tra i richiami forzati a De Sade si segnala una scena dove un servo dovrebbe essere sodomizzato, ma lo si vede solo nudo e legato ad una ruota, accompagnato dalle risate del marchese bisessuale: dov'è lo scandalo?
Grimaldi, spaventato dalla censura, accenna le scene di sesso senza mai avere il coraggio di andare oltre, con la scusa di voler solo provocare.
Il risultato che si ottiene è deludente: personaggi perennemente nudi, distesi nello stesso letto (possibile che abbiano concesso a Grimaldi solo una stanza del Palazzo Rosso di Genova?), che proclamano a parole quello che non si vede.
Ben altro risultato aveva ottenuto Frédéric Fonteyne con il suo Una relazione privata dove il non detto e il non mostrato suscitavano curiosità e turbamento. Ne L'educazione sentimentale di Eugenie si perde questo mistero: la recitazione è approssimativa, gli attori ridono a sproposito, non hanno un minimo di convinzione in quello che dicono e sfoggiano le nudità come statue in bella mostra.
Si salva l'interprete di Eugenie, Sara Sartini che riesce, attraverso gesti e sguardi anche solo accennati, a comunicare lo spaesamento e l'innocenza del personaggio.
Rimane, però, l'unica scelta azzeccata. L'educazione sentimentale di Eugenie si rivela un film pretenzioso che si accontenta di accennare argomenti scottanti, senza avere il coraggio di abbracciare una visione rivoluzionaria del sesso e dei sentimenti.
Sembra solo un gioco infantile quello dei personaggi, un gioco che non scandalizza proprio nessuno. Niente eccessi, non un personaggio che si lasci andare veramente: è solo una finzione.
Sentimenti come odio, dolore, amore, sono tagliati fuori, per evitare di dover riflettere sulle implicazioni della filosofia del piacere e lasciare intatto il buonsenso.
Lo spettatore deve tornare a casa tranquillo, le emozioni potrebbero fargli troppo male, magari potrebbe addirittura chiedersi da dove ha origine il concetto di peccato.
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