Il voto del redattore
- voto
- 4/5
- valutazione
- Il film più maturo e dolente del regista di Doom generation
Il voto dei lettori
- voto medio
- 4.1/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 6 lettori
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Mysterious Skin
di Gregg Araki
- Dati
- Titolo originale: Mysterious Skin
- Soggetto: Tratto dal romanzo omonimo di Scott Heim
- Sceneggiatura: Gregg Araki
- Genere: Drammatico - Sociale
- Durata: 99 min.
- Nazionalità: U.S.A.
- Anno: 2005
- Produzione: Antidote Films, Desperate Pictures
- Distribuzione: Metacinema (2005)
- Data di uscita: 00 00 0000
Gli alieni sono tra noi
di Roberta Folatti
Per il timido e ingenuo Brian può essere stato solo un alieno a fare ciò che non riesce a ricordare, mentre Neil, all'apparenza disinibito e un po' cinico, sembra aver vissuto lo stesso fatto con superficiale disinvoltura, quasi con consapevolezza da adulto. Ma entrambi si raccontano una favola, e questo apparirà chiaro man mano che lo sguardo lucido di Gregg Araki ci farà avvicinare alla verità.
Mysterious skin affronta con taglio personalissimo un tema scabroso come quello dell'abuso sui minori, ambientato nella pigra e "tranquillizzante" provincia americana e con la patina ovattata del gioco senza conseguenze. La storia è stratificata, densa di sfumature, e la lettura più superficiale si ferma al ragazzino di otto anni, attratto dal sesso e iniziato col suo malizioso consenso.
La voce narrante è quella di Neil diciottenne, che racconta con consumato distacco le sue esperienze di bambino precoce: convinto di aver provato il vero amore con l'allenatore di baseball, scomparso dopo un'unica estate, vive prostituendosi, alla ricerca solamente di nuovi e eccitanti partner sessuali. Sembra indifferente a qualunque altra sollecitazione, e soprattutto ai richiami affettuosi e preoccupati dei suoi due unici amici, una ragazzina sveglia che conosce sin dall'infanzia e un sognante gay, entrambi stregati dal suo fascino.
Parallelamente si svolge l'indagine del goffo Brian, diversissimo da Neil, agli antipodi, ma che condivide con lui una strana sfasatura rispetto al mondo e alle occupazioni dei normali liceali diciottenni.
Brian è convinto di essere stato rapito dagli Ufo quando a otto anni, dopo una partita di baseball, si è risvegliato in cantina con un vuoto di memoria angosciante e incolmabile, e un perenne senso di insicurezza. Il film di Araki alterna l'adolescenza di strada di Neil, vissuta all'insegna della provocazione sessuale, alla patetica ricerca del suo coetaneo Brian, che tenta di ricostruire cosa gli accaddde quella sera, guardando ossessivamente documentari sugli alieni e annotando con diligenza i suoi incubi notturni.
Neil è la chiave di tutto, Neil sa cos'è successo, Neil è vittima e complice, ma mentre la storia si ricompone la sua corazza strafottente si incrina, lascia intravedere una disperazione sorda, un bisogno d'affetto mai colmato.
E l'innocenza violata, perchè un bambino di otto anni non è in grado si scegliere.
Ciascuno dei due protagonisti si è tenuto dentro il dolore, la paura, lo sgomento, e per attutirli e imbavagliarli si è raccontato una bugia. Una bugia costosa, che ha portato le vite di entrambi in vicoli ciechi pericolosi, impedendo loro una scelta autentica, uno sviluppo sereno e armonioso.
Il film è circolare perchè in fondo finisce dove è cominciato, nel salotto del coach, un luogo mellifluo e ambiguo, mascherato di tutte le attrattive che affascinano un bambino.
Le scelte stilistiche e narrative di Araki, che ha tratto la storia dall'omonimo romanzo di Scott Heim, danno al suo lavoro un'inquietante vitalità: si va dritti verso la ricomposizione del dramma, con la sensazione che nulla sia superfluo. Non una scena di troppo nè un minuto di autocompiacimento.
E il finale è tutt'altro che consolatorio, come invece ha scritto qualcuno. Il fatto che i due ragazzi si siano ritrovati non significa che i cocci vadano automaticamente a posto, e la verità per Brian è amara quanto lo è per Neil la consapevolezza di aver perduto la capacità di dare amore e tenerezza.
I lettori hanno scritto 8 commenti
- commento come sempre le recensioni di Roberta Folatti vanno oltre la segnalazione e propongono una chiave di lettura che immerge nella densità dell'opera
- commento Forse qualche minuto di troppo c'è ma nel complesso un film ben realizzato.
- commento un commento che invita alla visione del film ...
- commento non mi e' sembrato che ci fossero minuti in piu', un gran bel film e, come ha detto Roberta, molto denso. Questo commento invita di piu'? :)
- commento Ehi Ja se facevi riferimento al mio commento spero di non averti dato un'impressione fuorviante: personalmente ho avuto la sensazione che il film durasse un poco più del necessario ma ciò non toglie..
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