Il voto del redattore
- voto
- 1.5/5
- valutazione
- Una cinepresina e mezza alla carrierra
Il voto dei lettori
- voto medio
- 4/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 10 lettori
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Triple Agent - Agente Speciale
di Eric Rohmer
- Dati
- Titolo originale: Triple Agent
- Soggetto: Eric Rohmer
- Sceneggiatura: Eric Rohmer
- Genere: Giallo - Spionaggio
- Durata: 115 min.
- Nazionalità: Francia/Grecia/Italia/Russia/Spagna
- Anno: 2005
- Produzione: Rézo, Compagnie Eric Rohmer, France 2 Cinéma, BIM, Tornasol et al.
- Distribuzione: BIM Distribuzione
- Data di uscita: 00 00 0000
Perdere il Cinema per Strada
di Fabrizio Ferrero
Non sono mai andato molto d'accordo con Eric Rohmer, soprattutto per quanto riguarda il ciclo dei "Racconti Stagionali", forse per un minimalismo eccessivo ed autocompiacente, per la riproduzione esatta della vita as it is con una vaga ossessione entomologica, per l'assenza di cinema nel cinema di Rohmer. E probabilmente per una prevalenza della parola sull'immagine, un eccesso di parola che diviene verbosità e crea non poche difficoltà nell'identificare il medium espressivo: cinema, documentario o teatro? O filmato amatoriale? (di sicuro farò infuriare molti).
A ottantacinque anni suonati Rohmer cerca di ruggire ancora, ma nonostante ciò non riesce a conquistare pienamente, anzi rischia di annoiare terribilmente: c'è di che alzare gli occhi al cielo se egli stesso dichiara che questo è il film più parlato della sua carriera.
Prima dell'ultimo L'Anglaise et le Duc le storie di Rohmer erano storie di diadi, triadi al massimo, alle prese prevalentemente con gli affetti. Ne L'Anglaise et le Duc la Storia fa la sua comparsa e con Triple Agent la tendenza si consolida intersecandosi con la cronaca. Triple Agent è basato su fatti realmente accaduti tra la vittoria elettorale del Fronte Popolare in Francia e i primi anni della guerra: Fijodor è un esule russo a Parigi e vive con la moglie Arsinoè, profuga greca; ha combattuto nell'esercito bianco filozarista ed ora raccoglie delle non precisate informazioni per la comunità dei russi bianchi.
Ci è lecito supporre che, data l'appena avvenuta vittoria del Fronte Popolare, egli sia un agente che estende l'azione anticomunista al di fuori dell'Unione Sovietica, compiendo anche frequenti viaggi sui particolari dei quali tiene all'oscuro Arsinoè, ma si dimostra amabile e compiacente con i vicini di casa che dichiarano apertamente la propria collocazione politica a sinistra.
Non comprendiamo se quella di Fijodor è estrema tolleranza o addirittura piaggieria e mancanza di coraggio a proposito delle proprie convinzioni, e incassiamo la cosa senza farci troppe domande fino a quando un'amica confessa ad Arsinoè che Fijodor è stato visto entrare in un ministero a Berlino. E' con incredibile faccia di bronzo che egli, dopo aver tentato invano di giustificarsi, ammette di essere stato a Berlino mentre era creduto a Bruxelles.
Ed ecco giungere la triplicità: di fronte ad un peggioramento della malattia di Arsinoè, Fijodor non esita a proporle un trasferimento in URSS che in fondo "è pur sempre la patria" e ci sono degli ottimi medici, i migliori medici.
Il tema dell'ambiguità/ubiquità occupa buona parte di questo film abbastanza indecidibile in quanto esso stesso ambiguo; se da queste stesse colonne Roberta Folatti ha comunicato la propria sensazione di trovarsi di fronte ad una fiction televisiva a proposito di La Caduta di Hirschbiegel, non posso che ribadire la medesima sensazione per quanto riguarda Triple Agent, ma fin dai primi fotogrammi, oltretutto fiction appartenente ad altri decenni.
E' impossibile riconoscerlo come film: la stessa qualità fotografica è terribilmente scarna e televisiva, svuotata, è il film più senza cinema di Rohmer, dove il ruolo della macchina da presa è svuotato, non si capisce di fronte a cosa ci si trovi e gli attori paiono pure entità biologiche. Ho trovato angosciante questa situazione per l'innegabile bruttezza del film, bruttezza che non è fatta di grossolanità, ma di freddezza martellante e inaffrontabile, anche per la totale mancanza di commento musicale.
Se l'argomento poteva essere sviluppato e trattato in altro modo, Rohmer porta avanti un'istanza che, forse, nelle sue intenzioni è di oggettiva registrazione del reale senza alcun tentativo di indagare la profonda slealtà del personaggio principale, slealtà verso tutti i suoi datori di lavoro di almeno tre potenze diverse, e seguente "salto della quaglia" giustificato con il solo patto Von Ribbentrop - Molotov. Slealtà che si dimostra estrema contro Arsinoè che viene abbandonata senza tanti patemi e sconta la pena al posto del marito fino a morirne. E Fijodor è una personalità instabile travolta dalla Storia o è un abile profittatore degli eventi?
Solo una sequela di cinegiornali Pathé degli anni '30 e '40 rompe la glaciazione di un film - documentario - opera teatrale da camera o cos'altro? Fiume in piena di parole che non va da nessuna parte: si parla di politica ma nessuno è attendibile, si parla d'arte ma si dicono banalità (Arsinoè che dice di non capire l'arte di Picasso), si parla della guerra civile in Spagna, ma essa fa da sottofondo da filodiffusione, si parla di una marea di cose di ordinaria amministrazione, ma il cinema io non lo vedo.
E non perdonerò mai a Rohmer i primi fotogrammi in cui, per introdurre i personaggi, vengono ripresi in successione due libri: uno in russo e uno in greco. Rimpiango terribilmente e clamorosamente Racconto d'Autunno. Il solito appunto per i titoli scelti dalla distribuzione che questa volta confonde il film con le prodezze degli Avengers John Steed ed Emma Peel, in Italia Agente Speciale, appunto.
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