Il voto del redattore
- voto
- 3/5
- valutazione
- Se vi piace la serie dovete vederlo per forza, se non vi piace la serie che vi parlo a fare? Se non avete visto la serie: fatelo subito!
Il voto dei lettori
- voto medio
- 2.5/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 2 lettori
- di Carlo Verdone
- dal 02 03 2012
- genere Commedia
- tipo Comico
- Maria Cristina Caponi
- di Michel Gondry
- dal 23 05 2008
- genere Commedia
- tipo Comico
- Marina Zabatino
- di Carlo Verdone
- dal 07 03 2008
- genere Commedia
- tipo Comico
- Elena De Dominicis
- di Ferzan Ozpetek
- dal 16 03 2012
- genere Commedia
- tipo Comico
- Anna Romana Sebastiani
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Boris il film
di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo
- Dati
- Titolo originale: Boris il film
- Soggetto: Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo
- Sceneggiatura: Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo
- Genere: Commedia - Comico
- Durata: 108 min.
- Nazionalità: Italia
- Anno: 2011
- Produzione: Wildside
- Distribuzione: 01 Distribution
- Data di uscita: 01 04 2011
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Italiani? Spaghetti, mandolino e cinepanettoni
di Sara Troilo
L'unica cosa seria in Italia pare sia la ristorazione, quindi vogliate scusare il mandolino del titolo, del tutto fuori luogo. Boris, dopo tre stagioni di serie tv prodotte da Fox e trasmesse da Sky, appare ai fan adoranti sul grande schermo mantenendo il meccanismo intatto: fare televisione e cinema parlando di televisione e cinema. Nonché dello sgretolamento della società italiana, ridotta ad un enorme Bagaglino imputridito e rancido.
Hubert ne L'odio diceva: “Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di 50 piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all'altro, il tizio per farsi coraggio si ripete: "Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene." Il problema non è la caduta, ma l'atterraggio.” E l’Italia si è spiaccicata al suolo, vittima di una perfida operazione di restyling che punta al basso e che vede i cittadini di questo Paese ridotti a macchiette di film di Vanzina e Neri Parenti quando sarebbe dovuto essere semmai il contrario. Sì perché qualcuno, tempo fa, osava dire che alla fine i cinepanettoni non facevano che prendere il peggio degli italiani e, con un’iperbole (oltre che con una motivazione misteriosa), riposizionarli davanti agli occhi del peggio degli italiani in una sorta di fase lacaniana. E chi diceva che l’immondizia rimane immondizia veniva bollato come snob. A smentire gli estimatori dei cinepanettoni ci ha pensato il tempo: ora il peggio dell’italianità ha conquistato e sta conquistando una fetta di popolazione sempre maggiore, con tutte le conseguenze del caso.
Boris ritrae impietosamente proprio questo svilimento dell’essere umano, condannato a ridere di gusto a battute che non sono soltanto disgustose, ma anche sempre uguali e che anzi, meno si discostano dal già sentito e più risultano esilaranti. In una delle prime scene del film il nostro Renè Ferretti (Francesco Pannofino) si ritrova al cinema, di fronte ad un cinepanettone, con il viso agghiacciato e con una folla che ride di gusto al suo fianco. Non serve andare al cinema a Natale per sperimentare questa sensazione e di ciò ci parla Boris con il suo cinema che parla di cinema che parla di società. L’incipit è fragoroso, Ferretti se ne va indignato di fronte all’ordine di girare la scena che vede il giovane Ratzinger che corre felice in un campo di primavera, al ralenti, dopo aver sentito la notizia della scoperta di un vaccino: tipica fiction italiana con agiografie di preti e di poliziotti. Dopo un periodo di depressione il regista viene coinvolto nell’adattamento per il cinema del libroLa casta: Ferretti decide per un progetto alla Gomorra, di forte denuncia del malcostume, e si libera della ciurma con cui aveva girato Gli occhi del cuore. Seguono una serie di scontri con il popolo del cinema made in Italy, quelli descritti da Lopez (Antonio Catania) come portatori di maglioni con i pelucchi e occhiali con la montatura sottile metallica, non diversi dal burino stigmatizzato: gli intellettuali di facciata.
Quello che manca al film di Boris è di non essersi pensato come tale, sembra che gli sceneggiatori abbiano creduto che fosse possibile allungare i minuti di una puntata della serie televisiva per farne un film. Il problema è che, essendo condensata, la singola puntata non poteva permettersi di spaziare più di tanto, evitando così di perdersi, come invece fa il film. La volontà di radunare tutti i personaggi della gloriosa serie, poi, ha appesantito ulteriormente il tutto con il risultato di sfilacciare la trama senza possibilità di emendare nulla. La serie Boris è un momento miracoloso (laicamente parlando) della televisione italiana, dove l’ipocrisia di norma regna sovrana, perché si permette di svelare i sordidi meccanismi che regolano anche il mondo delle fiction, svelando trasandatezza, pressapochismo, indifferenza per la qualità, raccomandazioni impossibili da giustificare, oltre al ben noto assioma gattopardesco del cambiare tutto perché tutto resti uguale. Non appena qualcuno pensa di poter realizzare un prodotto nuovo viene massacrato, messo alla berlina, reso inoffensivo. La capacità di dare risalto al sommerso che si intuisce, ma che non si era mai visto, va di pari passo con un’ironia fuori dal comune e una straordinaria capacità di dipingere un mondo che, televisivo o meno, è in espansione. Notevole tutto, anche la sigla firmata da Elio e le storie tese che per il film hanno scritto la canzone Pensiero stupesce.
Nel film ci sono tanti momenti in cui si ride di gusto, ma i tre autori non riescono a tenere insieme la storia e, nel tentativo di non sacrificare nulla, sacrificano la buona riuscita dell’intero film. Vero è che se Boris fosse stato all’altezza dell’ominima serie saremmo stati testimoni dell’ennesimo miracolo italiano, non so se questo bersaglio mancato possa rassicurarci o deprimerci ulteriormente, resta il dubbio che concedere tanto spazio a Martellone sia stato un po’ cerchiobottista. Si sente molto la mancanza dell’ottimo Corrado Guzzanti che aveva dato vita ad uno dei personaggi migliori della serie e anche Stanis La Rochelle (Pietro Sermonti), pur comparendo di continuo, non ha mai lo spazio che merita.
Boris è un appuntamento a cui i fan della serie non mancheranno e che forse riuscirà ad attirare alcuni neofiti, direi che è un’occasione mancata se la definizione non fosse logora, dirò quindi che Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo hanno osato meno rispetto alla produzione televisiva con cui hanno illuminato il palinsesto e dato a più d’uno un motivo per accendere la tv. E per accendere la tv ci vuole una motivazione non forte, ma abnorme.
I lettori hanno scritto 2 commenti
- indirizzo IP 93.71.7.89
- data e ora Lunedì 11 Aprile 2011 [15:10]
- commento Rece perfetta. Concordo in pieno!
- indirizzo IP 93.41.196.86
- data e ora Domenica 10 Luglio 2011 [14:17]
- commento a me è piaciuto moltissimo, anche se non avevo mai visto la serie. Magnifica Pensiero Stupesce. Tremenda la fine con la morte del pensiero indipendente.
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