Il voto del redattore
- voto
- 5/5
- valutazione
Il voto dei lettori
- voto medio
- 2.2/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 20 lettori
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Gangs of New York
di Martin Scorsese
- Dati
- Titolo originale: Gangs of New York
- Soggetto: Herbert Asbury, Jay Cocks
- Sceneggiatura: Jay Cocks, Kenneth Lonergan, Steven Zaillian
- Genere: Drammatico - Storico
- Durata: 166 min.
- Nazionalità: Germania, Italia, U.S.A., Gran Bretagna, Olanda
- Anno: 2002
- Produzione: Cappa Production, Miramax Films, etc.
- Distribuzione: 20Th Century Fox
- Data di uscita: 00 00 0000
Gangs of New York
di Sara Troilo
"L'America è nata nelle strade" dice il manifesto che pubblicizza il nuovo lavoro di Martin -magnifico- Scorsese e non mente, nata sulle strade, figlia della violenza e violenta a sua volta. L'autore di Taxi driver costruisce la mitologia degli scontri che stanno all'origine di New York e lo fa scegliendo l'eccesso su tutta la linea: la durata, i costumi, le scenografie sono sempre sopra le righe, sempre troppo finti e così gli attori, ora legnosi ora teatrali, ora decisamente non all'altezza della parte (forse questo effetto non era esattamente voluto), la storia che coglie il particolare e lo gonfia a dismisura arrivando a trasfigurarlo rendendolo l'unico punto focale di tutta la narrazione, i personaggi abbastanza privi di spessore da essere idealizzati e resi oggetti di culto. Non ci sono mezze misure a Five Points (il quartiere controllato dalla gang dei "nativi") né le ammettono i personaggi mitologici che si schierano l'uno di fronte all'altro e con alle spalle il proprio esercito personale che riempiono lo schermo nei folgoranti minuti che aprono il film; due gang rivali si fronteggiano, ognuna porta addosso i propri colori e i propri segni di riconoscimento e come in un prequel de I guerrieri della notte riconosciamo ogni segno di tribalità, non ultimo l'esaltazione profonda data dallo scorrere del sangue, dalla rivalsa cieca sullo straniero, su chiunque in un modo o nell'altro faccia paura.
Lo scontro avviene, dunque e non si risparmia in atrocità e in ferocia, anzi, calca la mano smorzato solo dall'effetto brechtiano che hanno costumi e scenografie teatrali quant'altre mai e nello stesso tempo non sufficientemente finte da non farci prendere sul serio quella neve tinta di rosso e quelle orecchie mozzate (trofei di ogni battaglia cittadina insieme ai nasi). Il film deve molto alla magnificenza delle scene di lotta e, purtroppo, si perde nella parte centrale dove il plot si tinge di rosa e Amsterdam (Leonardo Di Caprio) infiltrato nella gang di Bill Macellaio (Daniel Day Lewis) per vendicare la morte del padre (un enorme Liam Neeson capo della gang dei Conigli morti) si innamora della protetta del capo (Cameron Diaz con una sola espressione e mai attinente) e si lascia andare allo scibile del luogo comune che in un film epico ci sta pure, ma sarebbe meglio se evitasse tempi morti e ridondanze. L'effetto generale è, sminuendo il concetto, esaltante e il grottesco aiuta a raggiungere vette raramente praticate nel cinema prima; del resto un film che fa esclamare a un personaggio morente "Almeno muoio da americano!" non può che riempirci il cuore di qualcosa che somiglia molto all'autocompiacimento (europeo) se non lo è. Allo stesso modo l'invito a non pulire mai il sangue dalla lama citato all'inizio del film e che potrebbe essere interpretato come un monito a ricordarsi che cosa sia la violenza ci inquadra alla perfezione in una realtà dove il sangue e la carne sono i padroni veri della città e la sopraffazione è l'unica lingua corrente. La regia è magistrale, con accelerazioni alla Al di là della vita e simmetrie visive da quadro rinascimentale e il montaggio della grande Thelma Shoonmaker sempre imprescindibile.
Si rimane agghiacciati di fronte a Gangs of New York sia perché quello è l'effetto che fa la violenza in sé, sia perché quella stessa violenza la si ritrova oggi sempre nello stesso luogo; ciò che è evidentemente una costruzione visionaria si può tranquillamente affiancare a un documentario che è stato per qualche settimana nelle nostre sale cinematografiche e parlo di "Bowling a Columbine" (Bowling for Colombine) di Michael Moore che porta sullo schermo, avvalendosi di uno stile affascinante e per nulla tedioso, una domanda: "perché negli altri paesi del mondo il numero di morti per arma da fuoco è mille volte inferiore rispetto agli USA?", forse perché, verrebbe da rispondere, l'America è nata nelle strade e lì è rimasta, senza fare progressi dal 1840 ad oggi, ma anzi esportando il proprio modello aggressivo anche al di fuori dei confini patri attraverso una scellerata politica estera gestita sempre da presidenti che anche solo a vederli danno l'idea di non sapere gestire il giardino di casa (oh, quanto sono vicini gli occhietti smorti di Gerge W Bush!). In realtà in quel documentario la risposta la si raggiunge attraverso suggestioni e nessuna didascalia ci aiuta (miracolo) e vedere Marilyn Manson che si stupisce della miopia di chi addita lui come modello negativo senza guardare, per esempio, Clinton che nel giorno della strage del liceo di Columbine ha lanciato grappoli di bombe nel Kosovo senza risparmiare i civili, è talmente bello che viene voglia di acquistare all'istante il dvd e testare l'effettiva resistenza del supporto digitale guardandolo e riguardandolo. Scorsese ci mostra come New York sorga sopra i cadaveri degli immigrati e dei nativi in lotta tra loro e nell'ultima sequenza fa intravedere lo skyline, quelle torri che ora non ci sono più dopo un film del genere acquistano un senso affatto retorico e molto fisico; questo distingue un autore da un pedissequo realizzatore di progetti delle major e le sensazioni che portiamo a casa dopo aver convinto gli occhi a staccarsi dallo schermo sono quantomai empatiche con la situazione storica attuale. Questa la forza di un film magnifico, ma imperfetto.
I lettori hanno scritto 3 commenti
- commento Ciao a tutti..volevo dire qualcosa ma mi sembra che nella recensione si dica tutto quello che volevo dire. Notevole. Un bel cofanetto con Bowling a Coloumbine lo vedrei bene.. che ne dite?
- commento Piero, potremmo proporlo. Non so a chi, ma potremmo e ne avremmo ogni dirittto.
- indirizzo IP 82.52.179.216
- data e ora Martedì 23 Gennaio 2007 [21:44]
- commento é una cavolata
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