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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Locandina
 
 
 
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Trama

Kathy, Tommy e Ruth crescono in collegio e scoprono che quella decisamente non è la parte peggiore della loro esistenza.

 
 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 3/5
  • valutazione
  • Qualche buco nella sceneggiatura per un film ben bilanciato dall'ottima interpretazione dei protagonisti. Inquietante e reale allo stesso tempo, conduce nei sotterranei dell'anima e dei sentimenti umani.
  •  
 
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • senza voto
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 0 lettori
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Info

Non lasciarmi

di Mark Romanek

 
    Dati
  • Titolo originale: Never Let Me Go
  • Soggetto: Tratto dal romanzo di Kazuo Ishiguro
  • Sceneggiatura: Alex Garland
  • Genere: Drammatico - Thriller
  • Durata: 103 min.
     
  • Nazionalità: Gran Bretagna, U.S.A.
  • Anno: 2011
  • Produzione: DNA Films, Film4
  • Distribuzione: 20th Century Fox
  • Data di uscita: 25 03 2011
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Creati per uno scopo inconfessabile

di Filippo Cannizzo

Hailsham è un college inglese immerso nel verde, isolato e fuori dal mondo.

Eppure, gli studenti che lo frequentano sono parte del mondo. Loro sono esseri speciali, unici. Uniti sin dalla nascita da una missione, da un segreto inconfessabile. Sono dei cloni creati per salvaguardare il progresso e la scienza. Cloni perfetti per l’espianto degli organi.

Uomini e donne in apparenza comuni, che hanno vissuto quel limbo meraviglioso e irripetibile dell’adolescenza, proprio come tanti altri. Il racconto, per voce di una dei protagonisti, comincia proprio dai primi anni dell’adolescenza, quando l’innocenza dell’anima si mischia ai primi sentimenti di odio, amore, ribellione e frustrazione. Kathy, ormai trentenne, dietro un vetro d’ospedale, comincia il suo racconto. Ed è una storia di una lunga amicizia e di un amore romantico e struggente di tre amici “speciali”.

Tre vite, tre anime, tre nomi: Kathy, Ruth, Tommy. Non lasciarmi è tratto dal romanzo omonimo dello scrittore giapponese naturalizzato britannico, Kazuo Ishiguro, autore anche di Quel che resta del giorno diventato un film di successo grazie all’interpretazione di James Ivory. Il film, diretto da Mark Romanek, regista di video musicali, cerca di suggerire nella sceneggiatura la stessa angoscia mista a stupore e rabbia, che traspira dalle pagine del libro. Tuttavia, riesce solo in parte nello scopo di essere fedele allo script originale. La sceneggiatura spesso presuppone la conoscenza di alcuni elementi che andrebbero sviluppati e mostrati meglio agli occhi dello spettatore, che grazie ai ricordi di Kathy, rivive il dramma e il travaglio di un’amicizia lunga una vita.

C’è un’inquietudine di fondo che trova nei volti dei protagonisti, però, un ideale compromesso. Keira Knightley (Ruth), Carey Mulligan (Kathy) e Andrew Garfield (Tommy), appaiono perfetti nell’interpretazione, legati l’un l’altro, da una storia triste e alienante. Una solitudine che nelle pagine del romanzo è abilmente descritta attraverso le parole della voce narrante. Sul grande schermo sono gli sguardi, i corpi fragili e algidi a rappresentare una condizione umana molto simile alla realtà. L’adolescenza dorata e protettiva, lungo i confini delimitati e delimitanti del vecchio collegio, è solo lo spunto, il passaggio obbligato verso l’età adulta. In realtà, Kathty, Tommy e Ruth non sanno, o meglio non credono, di avere un’anima, cresciuti con l’idea di essere perfetti e autosufficienti. Da adulti, scopriranno di essere fragili e sensibili. Novelli automi, senza spirito né sentimenti di alcun genere. Omologati a un mondo che li vuole uguali, allineati ad un unico scopo, liberi ma senza esserlo davvero. Progettati per il bene del mondo, per il sostentamento del genere umano. Pezzi di ricambio artificiali ad uso e consumo altrui. Proprio in quest’aspetto il film dà il meglio di sé. Nello scoprire come l’anima possa essere facilmente svuotata dalla crudeltà umana, ma soprattutto dall’indifferenza e dall’apatia dei sentimenti, male ben peggiore del precedente. Ognuno dei ragazzi avrà a disposizione due o tre espianti da assolvere, dopo di che la loro vita sarà segnata. Per sempre.

Altri hanno deciso per loro, perché: Forse nessuno ha compreso davvero la propria vita, ne sente di aver vissuto abbastanza.”

 
 
 
 
 
 
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