Il voto del redattore
- voto
- 3.5/5
- valutazione
- Per gli spettatori che al cinema pretendono rispetto
Il voto dei lettori
- voto medio
- 3.2/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 5 lettori
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02 11 2013
Clean
di Olivier Assayas
- Dati
- Titolo originale: Clean
- Soggetto: Olivier Assayas
- Sceneggiatura: Olivier Assayas
- Genere: Drammatico - Psicologico
- Durata: 110'
- Nazionalità: Usa/Canada/Francia/Gran Bretagna
- Anno: 2005
- Produzione: rte France Cinema, Canal +, Centre National de Cinématographie, Matrix Film Finance LLP, UK Film Council, The Works
- Distribuzione: Istituto Luce
- Data di uscita: 00 00 0000
Recensione pubblicata il 09 06 2005
Questa recensione è stata letta 15908 volte
Cambiare per sopravvivere
di Eduard Le Fou
Qualcuno diceva che quando nella vita si è toccato il fondo, non si può che iniziare la risalita. Oppure iniziare a scavare. Certo che entrambe le vie, per essere percorse, richiedono una grande forza di volontà.
Giunti all'età adulta, dopo un gioventù tormentata, bisogna scegliere tra la morte o la vita. Clean è la storia di una donna, Emily, che sceglie la vita. Un personaggio di grande spessore e complessità, magistralmente interpretato da Maggie Cheung (che con questo ruolo si guadagnò lo scorso anno la Palma d'Oro per la migliore interpretazione femminile), con la quale Assayas ricostituisce uno speciale binomio artistico e umano. L'attrice cinese, prima di divenire un volto noto grazie al celebre In the mood for love, è stata, negli anni '90, musa e moglie del regista francese. Assayas in passato è stato molto legato al mondo e all'immaginario della scena indie-rock internazionale cui oggi ritorna con la realizzazione di Clean.
Dopo aver registrato infatti due clamorosi insuccessi di pubblico con i suoi ultimi e bellissimi film, Les Destinées Sentimentales e Demonlover (pellicola, quest'ultima, coraggiosa e di straordinario fascino, in cui si spinge il Cinema contro i suoi attuali limiti, portandolo a confrontarsi con le altre realtà dell'odierna cultura dell'immagine) Assayas decide ora di fare un passo indietro e rientrare in un territorio più sicuro, lungo sentieri già battuti.
E quando ci si trova in difficoltà, si ricorre spesso all'aiuto di vecchi amici e compagni di avventura. Clean è costruito quindi sul personaggio di Emily che l'amica Maggie Cheung interpreta con grande impegno e immedesimazione. Emily è un'aspirante cantante ed e' la compagna di Lee, una rockstar sul viale del tramonto e in crisi d'ispirazione, essenzialmente a causa dell'abuso di eroina, da cui entrambi sono dipendenti. I due hanno anche un figlio, un bambino che però è stato allevato dai genitori di Lee.
Mentre si trovano in Canada per rimediare un nuovo contratto discografico, Lee muore di overdose ed Emily, dopo un periodo di sei mesi trascorso in prigione per detenzione di stupefacenti, deve ricostruire da sola la propria vita, senza l'aiuto né dei vecchi amici, né dei genitori di Lee; tutti la ritengono infatti più o meno direttamente responsabile della morte del compagno.
Emily decide allora di trasferirsi a Parigi, dove era approdata dalla Cina anni prima. Nella capitale francese non riesce a combinare granché, anzi rischia di rimettersi nei guai con la droga. Finchè non capisce che il principale scopo della propria vita e, allo stesso tempo, punto di ri-partenza deve necessariamente essere il recupero dell'affidamento di suo figlio. Ad aiutarla, contro la volontà di sua moglie, sarà il padre di Lee, interpretato da uno strepitoso Nick Nolte, che crede nelle buone intenzioni di Emily e decide di darle una chance per chiudere una volta per tutte con il suo passato burrascoso e cambiare definitivamente vita insieme al figlio.
Si diceva dell'interpretazione della Cheung, che riempie con la sua inquieta umanità buona parte della pellicola. Poche sono le scene da cui è assente; la telecamera le sta sempre addosso. Ma il film ha il merito di non utilizzare quasi facili stratagemmi per raccontare la drammatica storia di una redenzione.
Il regista resta a una giusta distanza dalla protagonista, non cerca l'empatia del pubblico e mostra sia i caratteri positivi che quelli negativi di un'anima colta in un periodo molto tormentato. Tutto il film rivela anzi la ricerca di una leggerezza narrativa: Assayas filma con una telecamera a mano molto mobile sequenze semplici e mai prolungate, montate con stacchi agili. L'ambiguità, lo spaesamento e la frammentazione della personalità di Emily sono i veri obiettivi della narrazione. Il film nella sua versione originale è infatti recitato in tre lingue (inglese, francese, mandarino), ambientato in paesi diversi (Canada, Francia, Inghilterra) e in luoghi spesso freddi e asettici (hotels, stazioni, treni), con personaggi minori molto spesso ambigui e a volte inquietanti.
Elementi questi che segnano l'unico legame di Clean con il suo predecessore e che trasmettono allo spettatore un senso d'angoscia sottocutanea che in Demonlover finiva per prendere inesorabilmente il sopravvento. Qui il tono predominante resta quello della leggerezza che però non è mai banalità; un'attitudine tipica del miglior cinema "nouvelle vague" di cui Assayas è tra i migliori eredi, che cerca di cogliere la vita "nel suo farsi", per descrivere personaggi, dai più giovani ai più anziani, tutti alle prese con l'amara presenza della morte nella vita, intesa anche come trapasso, cambiamento che portera' ad una nuova esistenza. Le scene in questo senso meglio riuscite, e che restano a lungo appiccicate alla memoria, sono quelle, ad esempio, in cui la madre di Lee, alla notizia della morte del figlio, fa esplodere tutto il suo sordo dolore nel giardino di casa, lontano dagli occhi del nipotino; oppure quando Emily a passeggio con il figlioletto nello zoo deve spiegargli con parole semplici di non essere stata lei a uccidere il padre. Leggerissimi frammenti di vita pregni allo stesso tempo di speranza e dolore, momenti che a volte il cinema ha il magico potere di riportare ai nostri occhi in tutta la loro straordinaria, impalpabile complessità.
Giunti all'età adulta, dopo un gioventù tormentata, bisogna scegliere tra la morte o la vita. Clean è la storia di una donna, Emily, che sceglie la vita. Un personaggio di grande spessore e complessità, magistralmente interpretato da Maggie Cheung (che con questo ruolo si guadagnò lo scorso anno la Palma d'Oro per la migliore interpretazione femminile), con la quale Assayas ricostituisce uno speciale binomio artistico e umano. L'attrice cinese, prima di divenire un volto noto grazie al celebre In the mood for love, è stata, negli anni '90, musa e moglie del regista francese. Assayas in passato è stato molto legato al mondo e all'immaginario della scena indie-rock internazionale cui oggi ritorna con la realizzazione di Clean.
Dopo aver registrato infatti due clamorosi insuccessi di pubblico con i suoi ultimi e bellissimi film, Les Destinées Sentimentales e Demonlover (pellicola, quest'ultima, coraggiosa e di straordinario fascino, in cui si spinge il Cinema contro i suoi attuali limiti, portandolo a confrontarsi con le altre realtà dell'odierna cultura dell'immagine) Assayas decide ora di fare un passo indietro e rientrare in un territorio più sicuro, lungo sentieri già battuti.
E quando ci si trova in difficoltà, si ricorre spesso all'aiuto di vecchi amici e compagni di avventura. Clean è costruito quindi sul personaggio di Emily che l'amica Maggie Cheung interpreta con grande impegno e immedesimazione. Emily è un'aspirante cantante ed e' la compagna di Lee, una rockstar sul viale del tramonto e in crisi d'ispirazione, essenzialmente a causa dell'abuso di eroina, da cui entrambi sono dipendenti. I due hanno anche un figlio, un bambino che però è stato allevato dai genitori di Lee.
Mentre si trovano in Canada per rimediare un nuovo contratto discografico, Lee muore di overdose ed Emily, dopo un periodo di sei mesi trascorso in prigione per detenzione di stupefacenti, deve ricostruire da sola la propria vita, senza l'aiuto né dei vecchi amici, né dei genitori di Lee; tutti la ritengono infatti più o meno direttamente responsabile della morte del compagno.
Emily decide allora di trasferirsi a Parigi, dove era approdata dalla Cina anni prima. Nella capitale francese non riesce a combinare granché, anzi rischia di rimettersi nei guai con la droga. Finchè non capisce che il principale scopo della propria vita e, allo stesso tempo, punto di ri-partenza deve necessariamente essere il recupero dell'affidamento di suo figlio. Ad aiutarla, contro la volontà di sua moglie, sarà il padre di Lee, interpretato da uno strepitoso Nick Nolte, che crede nelle buone intenzioni di Emily e decide di darle una chance per chiudere una volta per tutte con il suo passato burrascoso e cambiare definitivamente vita insieme al figlio.
Si diceva dell'interpretazione della Cheung, che riempie con la sua inquieta umanità buona parte della pellicola. Poche sono le scene da cui è assente; la telecamera le sta sempre addosso. Ma il film ha il merito di non utilizzare quasi facili stratagemmi per raccontare la drammatica storia di una redenzione.
Il regista resta a una giusta distanza dalla protagonista, non cerca l'empatia del pubblico e mostra sia i caratteri positivi che quelli negativi di un'anima colta in un periodo molto tormentato. Tutto il film rivela anzi la ricerca di una leggerezza narrativa: Assayas filma con una telecamera a mano molto mobile sequenze semplici e mai prolungate, montate con stacchi agili. L'ambiguità, lo spaesamento e la frammentazione della personalità di Emily sono i veri obiettivi della narrazione. Il film nella sua versione originale è infatti recitato in tre lingue (inglese, francese, mandarino), ambientato in paesi diversi (Canada, Francia, Inghilterra) e in luoghi spesso freddi e asettici (hotels, stazioni, treni), con personaggi minori molto spesso ambigui e a volte inquietanti.
Elementi questi che segnano l'unico legame di Clean con il suo predecessore e che trasmettono allo spettatore un senso d'angoscia sottocutanea che in Demonlover finiva per prendere inesorabilmente il sopravvento. Qui il tono predominante resta quello della leggerezza che però non è mai banalità; un'attitudine tipica del miglior cinema "nouvelle vague" di cui Assayas è tra i migliori eredi, che cerca di cogliere la vita "nel suo farsi", per descrivere personaggi, dai più giovani ai più anziani, tutti alle prese con l'amara presenza della morte nella vita, intesa anche come trapasso, cambiamento che portera' ad una nuova esistenza. Le scene in questo senso meglio riuscite, e che restano a lungo appiccicate alla memoria, sono quelle, ad esempio, in cui la madre di Lee, alla notizia della morte del figlio, fa esplodere tutto il suo sordo dolore nel giardino di casa, lontano dagli occhi del nipotino; oppure quando Emily a passeggio con il figlioletto nello zoo deve spiegargli con parole semplici di non essere stata lei a uccidere il padre. Leggerissimi frammenti di vita pregni allo stesso tempo di speranza e dolore, momenti che a volte il cinema ha il magico potere di riportare ai nostri occhi in tutta la loro straordinaria, impalpabile complessità.
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