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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Locandina
 
 
 
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Trama

Il racconto dell'infanzia, della formazione e della maturazione di uno dei più famosi criminali italiani.

 
 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 3/5
  • valutazione
  • Continua l'excursus di Placido nella Storia del Crimine Italiano. Un Capitolo II che non si rivela riuscito come Romanzo Criminale, ma che apre un sipario crudo, piacevole e a tratti commovente su una delle figure più controverse dei nostri ultimi trent'anni.
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Il voto dei lettori

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Info

Vallanzasca - Gli angeli del male

di Michele Placido

 
    Dati
  • Titolo originale: Vallanzasca - Gli angeli del male
  • Soggetto: Carlo Bonini, Renato Vallanzasca, Antonella D'Agostino, Andrea Purgatori, Angelo Pasquini
  • Sceneggiatura: Michele Placido, Gerardo Amato, Andrea Leanza, Kim Rossi Stuart, Toni Trupia, Antonio Leotti, Antonella D'Agostino
  • Genere: Drammatico - Poliziesco
  • Durata: 125 min.
     
  • Nazionalità: Italia
  • Anno: 2011
  • Produzione: Cosmo Production, Fox International Production (Italy), Babe Film
  • Distribuzione: 20th Century Fox
  • Data di uscita: 21 01 2011
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Milano da Bere

di Salvatore Padula

Anni '70. In una Milano in costante espansione economica anche il Crimine trova spazio e opportunità per prosperare. Nel finora incontrastato dominio di Francis “Faccia d’Angelo” Turatello irrompeRenato Vallanzasca, abituale ed efferato criminale dell’hinterland. Dopo svariati anni di sanguinose rapine, audaci furti e rocambolesche evasioni, l’ambizioso e feroce protagonista riuscirà a guadagnarsi la famigerata fama di “bandito più pericoloso d’Italia”.

Era il 2005 quando Romanzo Criminaleuscì nelle sale e si impose come uno dei film meglio realizzati di quell’annata. Evidentemente Placidoci ha preso gusto (o più probabilmente ha individuato un filone vergine e ricchissimo da cui estrarre successi su successi) e ci propone all’alba di questo 2011 un nuovo capitolo di quella che può ormai considerarsi una vera e propria saga. Protagonisti sono i più disparati personaggi, provenienti da diversissime realtà regionali il cui unico comune denominatore è l’esser stati personalità di spicco del crimine organizzato. Personaggi cui la storia non ha mai dato il giusto spazio, forse perché offuscati da quelle figure nate nelle terre di mafia e di camorra con cui è difficile reggere il confronto.


Come per il predecessore troviamo qui una cronaca estremamente romanzata, arricchita e condita da innumerevoli intermezzi comodamente inventati, costati al buon Michele la consueta dose di critiche (prima di quelle della stampa addirittura del Vallanzasca in carne ed ossa). Personalmente invece, credo che questo possa ormai considerarsi un tratto distintivo, una firma inconfondibile che tutto sommato non dispiace. Certo, rispetto al puro racconto si gradirebbe un maggiore spazio per l’analisi dei contesti storici ed una più profonda indagine dei personaggi, ma neanche si può nascondere che questo astuto romanzare rappresenti nel cinema nostrano il miglior compromesso con la legge del botteghino e allo stesso tempo il sistema più efficace per conquistare il pubblico. In Vallanzascac’è poca storia e tanta azione, poca oggettività e tanto romanticismo. In Vallanzascanon si racconta la vita di un personaggio, si costruisce un mito. Un mito fatto di violenza, sangue, ambizione, ma anche di lacrime, paura e tantissima solitudine. Renato Vallanzasca è un antieroe pronto a puntare tutto, qualsiasi sia la mano. Durante questa folle corsa cade spesso, ma si rialza sempre. Alla fine, stremato, si arrende al destino, accorgendosi forse di aver corso tutta la vita senza ben sapere quale fosse il traguardo da raggiungere.

Anche qui, come per Romanzo Criminale, il tutto è impreziosito da una regia furba e a tratti spettacolare, soprattutto nelle scene d’azione, e da una sceneggiatura molto scorrevole ma che sa essere elaborata nei momenti maggiormente significativi. Nel calarsi nel ruolo di biografo a Placidomancherà sicuramente il distacco e la maestria di un Formano di un Bertolucci, ma sarebbe davvero ingiusto e tendenzioso non riconoscergli la qualità di saper individuare l’esatto punto d’incontro tra cinema d’autore e cinema d’intrattenimento. Tutto lascia intendere che seguiranno nuovi capitoli a questa “Storia del Crimine Italiano”, e tutto lascia intendere che Placidoabbia saputo ben seminare nell’immaginario del pubblico la giusta curiosità per le prossime storie e le prossime vite da raccontare.

 
 
 
 
 
 
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