Cetto La Qualunque è l'archetipo del politico italiano medio dei nostri giorni. Amaramente triste quanto insindacabilmente vero.
Il voto del redattore
- voto
- 4/5
- valutazione
- Film divertente, cinico e allo stesso tempo amaro. Cetto La Qualunque ha fatto centro.
Il voto dei lettori
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Qualunquemente
di Giulio Manfredonia
- Dati
- Titolo originale: Qualunquemente
- Soggetto: Antonio Albanese, Piero Guerrera
- Sceneggiatura: Antonio Albanese, Piero Guerrera, Giulio Manfredonia
- Genere: Commedia - Sociale
- Durata: 96 min.
- Nazionalità: Italia
- Anno: 2011
- Produzione: Fandango
- Distribuzione: 01 Distribution
- Data di uscita: 21 01 2011
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L'onda calabra di Antonio Albanese
di Filippo Cannizzo
Antonio Albanese porta sul grande schermo il personaggio di Cetto La Qualunque, politico calabrese che da una decina d’anni anima alcuni tra gli sketch più riusciti del comico nato e cresciuto all’ombra della Giallappa’s.
Passare dalla televisione al cinema non è stato mai facile, di
fatto sono numerosi i flop commerciali di comici che hanno cercato,
invano, di compiere il grande salto. Antonio Albanese cade in piedi.
Cetto La Qualunque, per coincidenza o per esigenze di produzione,
arriva al grande pubblico in pieno sexy gate all’italiana ed in un
periodo in cui la politica ha stancato non pochi.
Insieme all’onda
del turpiloquio politico si riversa al cinema anche quella calabra
di La Qualunque. Così si presenta agli occhi del pubblico non come
l’ennesima maschera di Albanese ma come la controfigura di tanti: irriverente, volgare, cinico, amante del vizio, sostenitore della
“famiglia” a tutti i costi. Il plot del film è presto spiegato:
Cetto La Qualunque torna in Italia, con tanto di nuova famiglia al
seguito, dopo un “esilio” di quattro anni.
In Calabria - uno degli
sponsor del film -, sua terra natale, ritrova gli amici di sempre e una
situazione nuova: la legalità vuole prendere il sopravvento.
Infatti alcune attività di La Qualunque rischiano di essere chiuse.
La soluzione più facile è dunque candidarsi alle elezioni comunali.
Così, al grido di: "Cchiù
pilu ppi tutti”, comincia
la campagna elettorale. Ogni cosa è lecita, dal ricatto
intimidatorio alla “beneficenza”, pur di raccogliere voti.
Il film,
diretto da Giulio
Manfredonia, scritto dalla
coppia Albanese - Guerrera,
regge bene l’impianto narrativo (per quel minimo che la
sceneggiatura permette) senza mai eccedere in sketch televisivi,
evitando di “caricare” l’intero film sulle spalle di Albanese,
grazie ad una serie di macchiettistici personaggi che gli girono
intorno.
Pino, lo straniero, ricoperto d’oro e fidato
braccio destro di La Qualunque, il
ragioniere, l’amico ciclista che da anni percepisce la pensione
d’invalidità e via discorrendo. Da segnalare, l’ottima
interpretazione di Sergio Rubini, nel ruolo dello stratega della
comunicazione pubblica e politica. Il qualunquismo di alcune scene e
di alcuni dialoghi rende bene l’idea di come tutto sia, in maniera
prevedibile, autentico e reale. Si ha l’impressione, in particolare
per quella fetta di pubblico del Sud, che si stia parlando dell’uomo
(politico) della porta accanto. Scatta così una satira semplice e
graffiante che si nutre di quello che di più naturale ci possa
essere: guardarsi attorno. Si ride durante i
novantasei minuti del film, si fa in maniera convinta e a tratti
sprezzante. Da più parti si dice che si rida con un ghigno di
amarezza, con la consapevolezza di essere davanti all’ennesimo
teatrino.
Vero. Siamo al cinema e Cetto La Qualunque può farla franca e poco importa se il film si chiude cosi come si è aperto:“Se ce pilu non ci manca proprio niente”. La tristezza deriva dal pensare che, quasi sempre, anche i corrispettivi reali di La Qualunque, in questa Italia alla deriva, riescono ugualmente a farla franca, fuori dai film.
I lettori hanno scritto 1 commento
- indirizzo IP 93.41.196.86
- data e ora Domenica 10 Luglio 2011 [14:25]
- commento film molto triste, mi sono depressa a guardarlo, non si può ridere di queste cose perchè sono troppo vere.
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