Il voto del redattore
- voto
- 4/5
- valutazione
- L'uomo che ogni donna desidererebbe e temerebbe avere a fianco, in una versione che non fa troppo rimpiangere il geniale libro.
Il voto dei lettori
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- di Nicolo Donato
- dal 02 07 2010
- genere Drammatico
- tipo Psicologico
- Papupop
- di Francis Ford Coppola
- dal 20 11 2009
- genere Drammatico
- tipo Psicologico
- Antinoo
- di Marc Forster
- dal 28 03 2008
- genere Drammatico
- tipo Psicologico
- Elena De Dominicis
- di Michael Haneke
- dal 30 10 2009
- genere Drammatico
- tipo Psicologico
- Severino Faccin
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
La versione di Barney
di Richard J. Lewis
- Dati
- Titolo originale: Barney's Version
- Soggetto: Tratto dal romanzo di Mordecai Richler
- Sceneggiatura: Michael Konyves
- Genere: Drammatico - Psicologico
- Durata: 132 min.
- Nazionalità: U.S.A.
- Anno: 2011
- Produzione: Serendipity Point Films, The Harold Greenberg Fund
- Distribuzione: Medusa
- Data di uscita: 14 01 2011
PassaMi la versione, Barney
di Antinoo
Barney Panofsky (Paul Giamatti) incarna il perfetto esempio di umorismo yiddish: dopo una vita errante tra Montreal, Roma, Parigi, New York puoi trovarlo a capo della Totally Unnecessary Production, una casa di produzione vagamente sporcacciona di cui potrebbe essere la star assoluta. Devoto ai sigari Montecristo quanto alla visione delle partite di Hockey, la sua vita è stata spesa tra fughe, sotterfugi, donne sempre tradite ed amici a cui si è dimostrato immensamente fedele, mai ricambiato fino in fondo. Un’esistenza piena, costellata da battute salaci e vuoti di memoria, inizialmente causati dall’alcool in cui si staglia un enorme punto interrogativo: che fine ha fatto Boogie (Scott Speedman), una sorta di fratello mancato, tutto fascino, genio e sregolatezza, scomparso al culmine di un dissidio per questioni di donne la cui ultima immagine ossessiona il buon Barney?
Il detective è O’Hearne (Mark Addy) è certo della sua colpevolezza e dà alle stampe un libro-inchiesta con la pretesa di inchiodarlo alle sue responsabilità. Barney, allora, decide di scrivere la sua versione dei fatti, ripercorrendo per sommi capi la sua intera vicenda, attraverso le tre donne che l’hanno caratterizzata. La bella Clara (Rachelle Lefevre), pittrice, ninfomane, depressa ed indomabile, sposa scalcinata in una giovinezza romana, dandy ed irresponsabile.
Poi Mrs P. (Minnie Driver), sposa chiacchierona tanto ricca quanto sciocca, il cui unico merito è avergli permesso di incontrare, al loro matrimonio, colei che sarebbe divenuta l’unico vero amore della sua vita: la splendida e mai abbastanza rimpianta Miriam (Rosamund Pike), delicata e determinata madre dei suoi figli, colta ed elegante speaker radiofonica, che continuerà ad inseguire da vicino e da lontano. Ma la risposta, infine, sembra non averla nemmeno lui: che fine ha fatto Boogie?
La Versione di Barney, il libro di Mordecai Richler, divenuto in breve tempo un vero e proprio culto nel circuito letterario italiano grazie al massiccio passaparola - di cui Il Foglio tra l’altro ciancia di avere il merito - è un’opera quasi ideale per trarre un film di successo grazie al ritmo serrato, al perfetto equilibrio tra feroce ironia e qualche delicata velatura di tristezza, con personaggi tutti assolutamente memorabili. Il film del regista canadese Richard J. Lewis, famoso per il suo lavoro nella serie CSI, cerca di trovare il giusto compromesso tra l’immensa mole di materiale a disposizione e i tempi del contenitore cinematografico. Un’operazione riuscita abbastanza bene, con qualche pecca nell’inevitabile atteggiamento “American Oriented” sul finire della pellicola, in cui si eccede troppo in sentimentalismi e spiegazioni pedisseque, del tutto estranei allo spirito della vicenda e, soprattutto, al carattere di Barney.
Grazie, però, alla splendida fotografia, alla suggestiva colonna sonora e ad un cast di attori di prima grandezza, la versione cinematografica di Barney risulta decisamente piacevole a chi non ha letto il libro e una trasposizione non troppo sacrificata e sicuramente godibile per chi ha amato il protagonista ed il suo tumultuoso mondo. Una menzione speciale va a Dustin Hoffman: chiamato a recitare il ruolo solo in teoria secondario del beneamato Panofsky padre – Izzy – Ci regala una interpretazione istrionica e divertentissima dell’ex agente di polizia violento, sboccato e, fino all’ultimo, innamorato della vita e delle belle donne assolutamente indimenticabile.
Lo stesso si può dire di Rosamund Pike che con la sua fresca ed intatta bellezza incarna in maniera meravigliosa il carattere di Miriam, inizialmente incuriosita poi sempre più conquistata dalle maniere assolutamente originali di Barney - che non trova di meglio che dichiararle il suo amore assoluto nel giorno del proprio matrimonio e poi perseguitarla teneramente nei giorni a venire. Una donna che, nonostante l’immenso amore provato per il marito, riesce sempre a restare fedele a sé stessa, senza perdere in dolcezza e devozione.
Un ultimo elemento su cui voglio soffermarMi è il make up: incredibilmente efficace nel caratterizzare il periodo storico ed i segni lasciati dal tempo che scorre inesorabile. Come la penna di Barney e la fine della sua capacità mnemonica.
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