Il voto del redattore
- voto
- 3/5
- valutazione
- Rinchiudersi in un bunker aspettando la fine, l'allucinante epilogo della parabola hitleriana in un film claustrofobico ma accattivante
Il voto dei lettori
- voto medio
- 1.9/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 50 lettori
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
La Caduta. Gli ultimi giorni di Hitler
di Oliver Hirschbiegel
- Dati
- Titolo originale: Der Untergang
- Soggetto: Traudl Junge, Melissa Muller, Joachim Fest
- Sceneggiatura: Bernd Eichinger
- Genere: Drammatico - Guerra
- Durata: 150 min.
- Nazionalità: Austria, Germania, Italia
- Anno: 2005
- Produzione: Constantin Film Produktion, Degeto film, Ndr, Wdr, Eos Productions, Rai Cinemafiction, ORF
- Distribuzione: 01 Distribution
- Data di uscita: 00 00 0000
Gli ultimi ingloriosi giorni del Fuhrer
di Roberta Folatti
Da più parti sono state espresse riserve e perplessità riguardo al film La caduta, accusato di "umanizzare" la figura di Hitler e dei suoi complici, e di conseguenza di spostare in secondo piano le loro colpe, ma è un'opinione che non mi sento affatto di condividere.
Hitler era un uomo, e di questo bisogna prima o poi prendere atto, non era un essere mostruoso venuto da un altro pianeta, come non lo erano tutti coloro che l'hanno coscientemente appoggiato.
I personaggi del film tedesco che ha fatto tanto discutere si condannano da soli, attraverso il loro insensato fanatismo, la mancanza di pietà, l'aridità e l'incapacità di porsi almeno dei dubbi. Sono come bambini spaventati di fronte a un gioco che è sfuggito loro di mano.
E anche i suicidi che si susseguono in concomitanza al progressivo avvicinarsi dei russi, non sono altro che una fuga vigliacca dalle responsabilità, un rifiuto elitario e cinico di seguire il destino del popolo tedesco, che sta vivendo i bombardamenti, la fame, la scarsità di medicinali. E che dovrà alla fine arrendersi, riconoscendo i propri torti davanti ai vincitori.
Questo Hitler, che dichiara continuamente di non avere pietà per il suo popolo e che insulta i generali che si stanno battendo senza successo, non suscita sentimenti di vicinanza e di comprensione, e tanto meno ammirazione. Di fronte al precipitare degli eventi si rifugia nella follia, nella negazione della realtà, e in certi momenti ti chiedi come abbia fatto un uomo così piccolo e gretto a concepire e portare avanti un progetto tanto grandioso nella sua mostruosità.
Gli ufficiali più vicini a lui che non hanno il coraggio di dirgli come stanno le cose e lo assecondano nel suo delirio e le figure spettrali dei Goebbels, così compromessi in una visione malata del mondo da non provare altro sentimento se non il desiderio di sparire insieme al venerato dittatore e al nazionalsocialismo, spingono lo spettatore più verso una presa di distanza che verso qualunque forma di empatia.
E anche il personaggio di Traudi Junge, l' "ingenua" segretaria che sembra provare sentimenti umani ed emozioni condivisibili, non conquista e lascia perplessi per quella sua sollecitudine verso Hitler, quella sua fedeltà un po' ottusa, e per l'indifferenza con cui invece accoglie i suoi proclami razzisti, crudeli e impietosi nei confronti del suo stesso popolo.
La pellicola diretta da Oliver Hirschbiegel costringe lo spettatore in ambienti angusti e claustrofobici, gli fa respirare un'atmosfera di disfatta e di fine di un'epoca, gli fa sentire il tanfo dei voltafaccia e della vigliaccheria, il grottesco senso di spaesamento di un gruppo di fedelissimi per molto tempo ritenutosi invincibile.
Più i russi si avvicinano al bunker di Hitler, più la sensazione di rimanere intrappolati come topi si acuisce. E ancora di più aumenta l'abisso tra quel pugno di ufficiali che sino all'ultimo giorno si trattano da eletti, cenando a champagne e la popolazione civile, umiliata e trafitta per aver condiviso un delirio di grandezza di cui pagheranno a lungo le conseguenze. "La caduta" lascia dentro un orrore senza fine per tutto questo e per la guerra, che sacrifica sempre persone innocenti, che devasta e apre ferite dure a rimarginarsi.
Il regista tedesco ha rotto un tabù molto pervicace osando affrontare gli ultimi giorni di vita del Fuhrer.
Il risultato è un film avvincente, che ti inchioda alla poltrona per due ore e mezza senza intervallo, ma a mente fredda , lasciata svanire l'impressione forte del momento, ti sembra di aver assistito più a una fiction televisiva che a un grande film.
I lettori hanno scritto 17 commenti
- indirizzo IP 151.52.89.173
- data e ora Giovedì 18 Gennaio 2007 [23:03]
- commento Ehi, va bene essere democratici, ma il commento filonazista proprio non lo tollero, eh.
- indirizzo IP 88.45.225.213
- data e ora Venerdì 19 Gennaio 2007 [10:09]
- commento Molto bello lo stacco sensoriale appena attraversata la linea Russa. Svaniscono urla, orrore e strudel, ed appaiono danze e cori russi, insieme ad una lieta etilicità. Per il resto, mostra nè più nè
- indirizzo IP 88.45.225.213
- data e ora Venerdì 19 Gennaio 2007 [10:12]
- commento che l'ovvio: i tedeschi non erano alieni giunti sulla terra da uno strano ed improbabile ipermondo, La cosa vale anche oggi, per Arabi, Americani, Albanesi. Il nemico è negli occhi di chi guarda.
- indirizzo IP 88.45.225.213
- data e ora Venerdì 19 Gennaio 2007 [10:15]
- commento (L'incipit del mio post è finito in prima pagina, sarà stata la vendetta del baffetto) Concludo con: interessante vedere con gli occhi di un tedesco ciò che abbiamo digerito tramite bocche Alleate
- indirizzo IP 88.45.225.213
- data e ora Venerdì 19 Gennaio 2007 [10:20]
- commento Sarebbe ancora meglio un film sulla resistenza tedesca, fenomeno sempre messo in ultimo piano dalla propaganda americana ed inglese, perchè più "facile" combattere per uccidere un "mostro" invece che
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