Il voto del redattore
- voto
- 3/5
- valutazione
- Ben fatto ma due ore e mezza sono troppe per dire che Dio non esiste e gli uomini sono capaci comunque di cose terribili
Il voto dei lettori
- voto medio
- 0.4/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 243 lettori
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Le Crociate - Kingdom of Heaven
di Ridley Scott
- Dati
- Titolo originale: Kingdom of Heaven
- Soggetto: William Monahan
- Sceneggiatura:
- Genere: Azione - Storico
- Durata: 145 min.
- Nazionalità: Gran Bretagna, Spagna, U.S.A.
- Anno: 2005
- Produzione: 20Th Century Fox, Scott Free Productions
- Distribuzione: Medua
- Data di uscita: 00 00 0000
Dio chi?
di Luigi Faragalli
Secondo Arturo Colombi lo storico marxista aveva il compito di ricercare la verità, distruggere le false concezioni, far risaltare la superiorità del materialismo storico. Compito non sempre facile a dire il vero, soprattutto quando la falsa concezione si chiama Dio.
Le crociate sono da sempre, almeno nel nostro paese, fra gli avvenimenti storici peggio raccontati, peggio insegnati e dunque peggio appresi.
Forse perché mai come in quel momento storico i cristiani si macchiarono di stragi vergognose e ripugnanti colmandosi la bocca e pulendosi la coscienza con la volontà del proprio dio.
Cosa accadde davvero? Perché partirono? Davvero per Dio?
Supponiamo pure che i cristiani fossero tutti pii, per quanto invasati si fatica a credere al loro arruolamento di massa volontario, è davvero poco probabile: una moltitudine di gente proveniente da mezza Europa, imbracciate le armi, prende e se ne va in nome di un dio intangibile ed invisibile a combattere ai confini del mondo sterminando talvolta ebrei, talvolta ortodossi e, prevalentemente, musulmani; il terrorismo islamico al confronto è un fenomeno del tutto trascurabile. Ai tempi delle mie scuole già reggeva a stento alle orecchie di un alunno.
Con un'indagine storica accurata si possono arrivare a capire dinamiche e cause della follia in marcia verso oriente, tutte legate in modo desolante alla natura umana e talmente lontane anche dalla più miserabile concezione del divino da far sembrare ridicolo e goffo il tentativo della Chiesa di Roma di proporre, anche allora, tutto come giusto, come fatto in nome di un corretto ideale superiore.
A Ridley Scott non interessa una ricostruzione impeccabile, lui è un buon regista, non uno storico marxista, ha per le mani una storia valida, attori discreti ed una sua idea sullo scontro di civiltà quindi, legittimamente, decide di imbastire un'opera che si fa latrice di un messaggio, evidente durante tutto il film e palese nella lapidaria e rassegnata didascalia finale.
Scott, come buona parte del mondo, è abbastanza stanco della guerra e vorrebbe far capire che Dio sta dalla parte di tutti e di nessuno, che non è mai giusto combattere in nome di Dio e che nessun dio partecipa mai a nessuna guerra, mica Dio è fesso, sono solo gli uomini a farle ed a morirci.
Forse la narrazione e l'esposizione della propria tesi finisce però per appesantire la mano del regista. Si avverte un lavoro grave, un procedere macchinoso fin troppo attento su parole, situazioni, sugli sguardi persino, per non far apparire nessuno dei due blocchi come il più sanguinario, il più feroce. Le atrocità sono sempre responsabilità di singoli, la cattiveria è personale, le responsabilità individuali.
C'è una sorta di costruzione simmetrica che si rompe solo raramente e per piccolezze.
Il Re di Gerusalemme è malato ma saggio e laico, così come saggio, laico e fine stratega è Saladino, entrambi pienamente coscienti del fatto che non è né una croce né il Profeta a far vincere una guerra, sono i pozzi, è l'acqua, sono le fortificazioni, sono i cavalieri, è il coraggio.
Nobile d'animo è Baliano, Barone per caso, così come nobile d'animo è Imad, cavaliere dell'Islam, entrambi impegnati a servire i rispettivi sovrani, a combattere non per gusto ma per fedeltà, entrambi giusti, entrambi in grado di mostrarsi reciproca pietà.
Da ambo le parti l'intolleranza si concretizza con spinte al massacro ed alla violenza cieca, nessuno ha più ragione o più torto.
Nella visione di Ridley Scott cristianità ed Islam sono attorno al 1100 due universi speculari.
L'intero svolgimento del film è dopotutto l'estenuante e lenta storia di un equilibrio che si dissolve.
La parte più bella del film è l'inizio, qualla in cui il regista, forse sentendosi più libero, dimostra al meglio le sue capacità. Guarda caso in questa parte ancora c'è una sola civiltà, quella cristiana, e la barbarie è tutta interna.
Bellissima la sepoltura della giovane moglie suicida di Baliano, una nevicata in fiocchi piccoli e leggeri persi nel vento di una tristezza insostenibile.
Ancora più bella la morte del prete tra le fiamme, più vive e vere di quelle dell'inferno. Entrambe le scene capolavori di regia e fotografia.
Ahimé il resto del film non sarà all'altezza di tanta maestria e tutte le scene di battaglia, pur notevoli, finiranno per riportare inevitabilmente alla mente altre note pellicole.
Il cast fornisce una buona prova con l'eccezione forse proprio del protagonista, Orlando Bloom, eccessivamente monocorde nella sua sofferenza severa ed imbronciata.
In troppi hanno criticato questo film non avendo in esso trovato la storia delle crociate che avrebbero voluto vedere, anche a me sarebbe piaciuta un'analisi più approfondita se non altro almeno delle cause scatenanti, mi sarebbe piaciuto vedere la brama di potere dei grandi feudatari, la loro voglia di acquisire nuovi territori utilizzando la religione come pretesto, mi sarebbe piaciuto vedere i cavalieri alla ventura, tesi a soggiogare contadini per acquisire finalmente anche loro dei territori, vedere i mercanti di Pisa, Venezia e Genova pagare le spedizioni per garantirsi nuovi mercati e nuovi profitti, vedere la Chiesa approfittare della caduta di Gerusalemme per spingere la propria influenza in oriente e regolare una volta per tutte i conti con Bisanzio, mi sarebbe piaciuto infine vedere la miseria dilagante in un'Europa alla fame, vedere le folle di disperati in marcia non per Dio ma per cibo, per cercare, combattendo, di liberarsi dalla povertà, nell'illusione che forse, ai confini del mondo, un povero avrebbe potuto diventare altro.
Tutto il farneticare di convivenza e di tolleranza che Scott nel film fa fare a questo o a quel personaggio è ovviamente fuori fuoco, quei dialoghi e quei concetti nel 1100 sarebbero stati completamente privi di senso, ma non è questo un difetto del film, il regista lo ha dichiarato più volte e con fermezza, non c'è alcuna pretesa di ricostruzione storica o di fedeltà al contesto, c'è solo una libera rivisitazione delle crociate, una loro modernizzazione, un usarle appunto come sfondo ideale per la forte affermazione della necessità di dialogo fra le varie culture degli esseri umani.
Solo il divulgare questo messaggio, piaccia o no, premeva al regista, la cosa è di tutta evidenza.
I lettori hanno scritto 2 commenti
- commento Non è poi cosi male eravamo troppo ben abituati ai suoi mitici film"Blade Runner"ad esempio Comunque la traduzione italiana è veramente scandalosa!Testi cambiati del tutto(guardate il trailer in Ing)
- commento il gioco dei colori scuri all'inizio da l'impressione di trovarci proprio nel Medioevo, dove la certezza del futuro è pressochè una chimera. Lo stile orientale e luminoso della Terra Santa dà speranze
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