Il voto del redattore
- voto
- 3/5
- valutazione
- Discreto intrattenimento, ma...
Il voto dei lettori
- voto medio
- 3.1/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 10 lettori
- di Oxide Pang Chun, Danny Pang
- dal 29 01 2010
- genere Azione
- tipo Thriller
- Sara Troilo
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Flightplan-Mistero in volo
di Robert Schwentke
- Dati
- Titolo originale: Flightplan
- Soggetto: Peter A. Dowling, Bill Ray
- Sceneggiatura: Peter A. Dowling, Bill Ray
- Genere: Azione - Thriller
- Durata: 103 min.
- Nazionalità: U.S.A.
- Anno: 2005
- Produzione: Touchestone Pictures, Imagine Entertainment
- Distribuzione: Buena Vista International Italia
- Data di uscita: 04 11 2005
- Link
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Fightplan
di Riccardo Lupoli
Dopo la tragica morte del marito a Berlino, Kyle Pratt, un'ingegnere aerospaziale di New York, si imbarca con la figlia Julia a bordo di un modernissimo e super-attrezzato Jumbo jet per tornare a casa e poter così conferire alla salma una degna sepoltura. Durante il viaggio però, Kyle si accorge dopo essersi risvegliata da un breve sonno che la propria bambina è scomparsa; nessuno dei passeggeri e degli assistenti di volo pare inoltre in grado di aiutare la donna perché la bimba non è stata vista da nessuno, nemmeno al momento dell'imbarco. Fra lo sconcerto e l'agitazione generale, Kyle si ritrova a dover mettere sottosopra l'aereo, diffondendo persino dei dubbi sulla propria sanità mentale.
La platea americana, abituata a veder spadroneggiare la propria cinematografia intorno a temi e avvenimenti cruciali della propria storia con risultati in alcuni casi emorragici , si ritrova ora le sale zeppe grazie ad una pellicola che fronteggia alcuni aspetti del dopo-undici Settembre. Lo spettatore medio americano, in cerca di una cofanata di pop-corn al doppio burro e buon intrattenimento, avrà di certo pane per i suoi denti. Flightplan è infatti un film in grado di intrattenere facilmente, forte di una prima parte spettrale, silenziosa, che dallo svelamento dell'arcano in poi fa posto all'azione pura senza compromessi. Dicevamo della prima parte: è questo il momento maggiormente apprezzabile del film. In una sorta di Berlino terra di nessuno quasi sospesa in un futuro post-nucleare, nella desolazione e alienazione generale c'è spazio solo per Jodie Foster e il suo dolore indefinito, non del tutto compreso dallo spettatore e per questo fonte di maggior interesse; viene raccontato un rapporto madre figlia che appare da subito centrale nella sua delicatezza e tratteggiato un disegno generale dai toni spettrali di buona intensità e cosparso di assoluto realismo. Così come nel freddo e mastodontico Jumbo, l'iniziale smarrimento della protagonista per una situazione che ha del surreale, guida lo spettatore in uno spettacolo che pare profilarsi sempre più interessante per il suo evolversi incerto e inquietante. Questo fino alla caduta degli altarini, perché da qui in poi si assiste ad un crollo generale di ogni aspettativa in cui ha la meglio un'altra faccia della pellicola, che si mette il vestito dell'action movie puro visto e rivisto senza soluzione di continuità con quanto di buono mostrato nella prima parte. La pur bravissima Jodie Foster, si ritrova così da sola a dover rivoltare come un guanto il Jumbo E-474 e a dar corpo al solito eroismo solitario in simil stile Bruce Willis, troncando ogni speranza a chi si aspettava una risoluzione ingegnosa dell'inghippo. Stessa cosa dicasi per la sceneggiatura: essenziale, criptica ma non incompleta al primo giro d'orologio, poi alcune falle e troppi sottintesi lasciano qualche pezzo del puzzle incompleto, specialmente nel finale. Ad ogni modo, a cestello dei pop-corn scarico e mani sufficientemente unte, la soddisfazione può riguardare non solo il palato.
Ma accanto a questo tipo di spettatore, ne siede (forse) un altro, un po' più puntiglioso, riflessivo, palato fine che forse ha persino lasciato perdere i pop-corn all'ingresso e magari si è pure irritato per il continuo ruminare del vicino. A questo tipo di spettatore, abituato a fare il bastiancontrario e a scardinare la celluloide alla ricerca di ogni possibile chiosa sottesa potrà non forse andare giù il fatto che gli americani, nel dopo undici settembre, non abbiano nulla di più intelligente da proporre di una risolutrice solitaria che mette sottosopra un aeroplano strafico e se la prende coi primi arabi che trova a bordo. Certo l'operazione ha comunque una sua finezza, di eroina Jodie Foster si sta parlando e non del grezzo Vin Diesel, il bene condiviso è una bambina e non la salvezza del presidente, ma il dubbio potrà ugualmente insinuarsi, specialmente per una scena finale figlia di non si sa quale buonismo/ipocrisia. A quale ipotesi dar credito? Quale dei cine-fruitori ha visto giusto? Allo spettatore nostrano, ma magari anche ad un terzo born in the U.S.A, l'ardua sentenza.
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