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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 4/5
  • valutazione
  • Un'opera prima da vedere. I protagonisti, cane soprattutto, sono molto efficaci
  •  
 
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 3.9/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 17 lettori
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Info

Ogni cosa è illuminata

di Liev Schreiber

 
    Dati
  • Titolo originale: Everything is illuminated
  • Soggetto: Jonathan Safran Foer (romanzo)
  • Sceneggiatura: Liev Schreiber
  • Genere: Commedia - Biografico
  • Durata: 102'
     
  • Nazionalità: Usa
  • Anno: 2005
  • Produzione: Warner Indipendent Pictures
  • Distribuzione: Warner Bros
  • Data di uscita: 11 11 2005
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Memorie labili

di Alice Trippolini

Ogni cosa è illuminata, opera prima del regista Liev Schreiber, è uno dei film che mi sono piaciuti di più al festival di Venezia. Ricordo di essere stata attratta dalla locandina, senza aver letto la trama, e di aver deciso di vederlo. In genere funziona sempre, ma a volte si prendono alcuni abbagli. In questo caso è andata bene. Il film, tratto dall'omonimo romanzo di Jonathan Safran Foer, racconta una storia dolce, commovente e un po' surreale.

Alla morte del nonno, il giovane Jonathan (Elijah Wood) che colleziona in modo maniacale qualsiasi cosa gli ricordi una persona, si trova spiazzato. Davanti ad un'enorme parete, dove sono attaccate bustine contenenti tutti gli oggetti che rappresentano i membri della sua famiglia, ha in mano solo due oggetti appartenenti al nonno: una foto in bianco e nero che ritrae  un uomo e una donna in un campo di girasoli e un ciondolo. Jonathan è un ebreo americano, ma sa che la sua famiglia proviene in realtà dall'Ucraina, da dove i nonni sono emigrati per sfuggire al nazismo. Decide quindi di partire per l'Ucraina, per ritrovare la città da dove il nonno proviene e soprattutto per ringraziare la donna della foto, che lo ha salvato dallo sterminio. Il film diventa un surreale road movie quando Jonathan che non parla russo assume come guida e interprete Alex (Eugene Hutz), un giovane amante del rap americano che parla un inglese maccheronico. Alex insieme al proprio nonno (Boris Leskin), che afferma di essere cieco ma guida l'auto, accompagneranno Jonathan alla ricerca della sconosciuta cittadina di nome Trachinbrod e lo aiuteranno a ritrovare il suo passato, scoprendo anche qualcosa del proprio.

 

La trama non sembra così originale, pur trattando un argomento drammatico come lo sterminio degli ebrei. Uno sterminio che, come si vede nel film, ha riguardato molte più popolazioni di quanto si crede e che ancora offusca il passato di migliaia di città e persone. In realtà in questo film non sono importanti gli eventi, ma le cose. I protagonisti del film sono gli oggetti, che Jonathan sottrae e imbusta continuamente e che ci raccontano meglio delle parole il suo modo di vivere. Jonathan è ossessionato dal passato e dalla memoria e non accetta di avere qualche pezzo mancante. Paradossalmente vive attraverso la collezione che accumula nel tempo e che rappresenterà tutto ciò che ha visto e provato, tendenza esemplificata dal suo prendere il sapone del treno o la parte di patata cruda che non mangia mentre è a pranzo con le sue "guide".

 

Il regista, a proposito del film, ha raccontato di aver scritto un racconto simile al romanzo di partenza sulla storia della propria famiglia e di essersi trovato in sintonia con la narrazione di Foer. La sintonia si vede nella grande capacità che ha Schreiber, pur essendo alla sua opera prima, di visualizzare i sentimenti. Schreiber ha affermato di aver avuto problemi di memoria e forse per questo riesce così bene a descrivere l'ossessione per i dettagli e gli oggetti. Ogni cosa è illuminata è quindi un viaggio in alcuni casi comico grazie all'ironia dei personaggi di contorno. La trama è semplice e lineare, ma molto del racconto si racconta attraverso le immagini, sia degli oggetti che dei volti. Anche i paesaggi che il protagonista osserva attraverso i finestrini e che cerca di riconoscere come "propri", raccontano di un mondo dimenticato dove sopra il passato e la sofferenza sono cresciuti i campi.

Perfetto è il protagonista, Elijah Wood, con quegli occhiali che incorniciano i suoi occhi e li fanno sembrare enormi, tristi e spaesati. Anche gli altri protagonisti, Eugene Hutz e Boris Leskin portano il loro contributo, ma più di tutti apprezzerete la cagnetta psicopatica e la sua degna maglietta.  Il regista riesce a dosare bene ironia e gag senza perdere di vista che qui si sta cercando una città sterminata dal nazismo. Proprio il nazismo, con le sue persecuzioni sotterranee, diventa protagonista nel finale, in un crescendo di tensione che porta naturalmente al ritrovamento del campo di girasoli. Il viaggio di Jonathan si chiude con la scoperta di un mondo che vive attraverso una collezione di oggetti unica e irripetibile: un'intera città dimenticata e custodita all'interno di scatole catalogate minuziosamente. Un viaggio nella memoria, in tempi in cui tutti devono dimenticare e andare avanti, per ricordarci che c'è ancora qualcuno che non si stanca mai di ricordare ciò che ha subito. Anche se sopra i campi e le fosse sono cresciuti i girasoli.

 
 
 
 
 
 
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