Il voto del redattore
- voto
- 4/5
- valutazione
- Non è facile il mestiere del figlio: un ritratto fresco e sincero di un percorso alla ricerca di se stesso
Il voto dei lettori
- voto medio
- 2.3/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 43 lettori
- Contro Il pessimo metodo
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C.R.A.Z.Y.
di Jean-Marc Vallée
- Dati
- Titolo originale: C.R.A.Z.Y.
- Soggetto:
- Sceneggiatura: Jean-Marc Vallée e François Boulay
- Genere: Drammatico - Sociale
- Durata: 125 min.
- Nazionalità: Canada
- Anno: 2005
- Produzione: Cirrus Productions Inc., Crazy Films
- Distribuzione:
- Data di uscita: 25 08 2006
I panni sporchi si lavano in famiglia?
di Paola Galgani
C.R.A.Z.Y.: il titolo, oltre che lo stesso della canzone-tema del film, corrisponde alle iniziali dei nomi dei cinque figli di una famiglia del Quebec, tutti, irrimediabilmente, maschi, le cui vicende si srotolano sotto i nostri occhi nell'intero arco di tempo che va dagli anni '60 ad oggi.
Tra i cinque fratelli si creano rivalità e lotte intestine, ognuno è totalmente diverso dall'altro ed ognuno va assumendo, con la crescita, un ruolo ben definito all'interno del proprio microcosmo; a Zachary, detto Zac, sin da piccolo tocca assumere il ruolo del ragazzo più sensibile, quasi sensitivo, a causa di una voglia sulla testa e di una caduta appena nato (causata dal fratello più grande).
La madre ritiene che abbia doti sovrannaturali di guaritore in special modo nel 'settore' delle bruciature corporali, e lui crescerà con questa sorta di peso; per di più, essendo nato nel giorno di Natale, è universalmente creduto detentore di un legame speciale con Gesù Bambino in persona e anche di questo porterà 'la responsabilità' per la vita.
Intanto viene su con un'identità sessuale abbastanza confusa, complicata dal peso del giudizio del padre, che incarna il vero macho di una volta, e sempre nell'ambito di una virile competitività coi fratelli. A quel punto non gli resta che rifugiarsi nella musica, il rock, naturalmente.
Dramma e divertimento, ironia e serietà accompagnano alternativamente la narrazione, disegnando un quadro vividissimo ed originalissimo degli anni in questione, per mezzo di dialoghi a volte surreali, a volte taglienti e spiazzanti. Il conformismo apparente da una parte, le contraddizioni del caso dall'altra caratterizzano questa bizzarra famiglia in cui il padre è il primo ad avere fissazioni anomale, prima fra tutte quella insana per Patsy Cline, ed in particolare per la sua versione di Charles Aznavour che ripropone ad ogni Natale cantandola in forma di insopportabile karaoke.
E naturalmente protagonista indiscussa è la canzone 'Crazy', vero tormentone-simbolo del film, che ritorna in ogni età della saga pur senza risultare monotona.
Perfetta la rappresentazione temporale ed interiore sia dell'infanzia sia dell'adolescenza del protagonista: con poche note essenziali sono colte le insicurezze dell'una e dell'altra stagione della vita, con tenerezza ed uno stile fresco e spigliato.
L'atmosfera scanzonata, le ambientazioni ammiccanti e ben fatte, non melense né esasperate, descrivono un bizzarro scenario del Canada, dove i toast si tostano col ferro da stiro e soprattutto trionfano gli oggetti di culto dell'epoca: i mitici Ray Ban, i poster di Jim Morrison e Bruce Lee, i miti dei Sex Pistols e di David Bowie che Zac insegue truccandosi come loro, sintomo ultimo della sua non-identità sessuale.
A ciò si aggiunga una fantastica colonna sonora che è un vero omaggio al rock, aggiungendo ai nomi suddetti quello dei Pink Floyd e in genere la musica più rappresentativa degli anni '60 e '70, che oltre a costruire l'atmosfera accompagna perfettamente l'azione.
La figura del giovane Zac si staglia come di rado è avvenuto negli ultimi anni: il paragone più immediato è quello con Donnie Darko, che si addentrava nelle fantasie adolescenziali sebbene in forma onirica.
Tutti gli altri personaggi non si fermano all'apparenza, ma con pochi e curati tratti vengono delineati in modo realistico, in particolare i genitori, a loro modo contraddittori e pieni di paure. Se le ipocrisie ci sono durano poco e vengono subito smascherate.
Il giovane Marc-André Grondin è eccezionale nel sapersi trasformare con gli anni, grazie ai suoi occhi profondi, all'aria 'adulta' per la costante sigaretta in bocca, mai pronto ad affrontare il viaggio alla scoperta di se stesso che trova il suo culmine in quello, simbolico, a Gerusalemme; bravissimo anche Michel Côté nel ruolo di un padre lacerato ed umanissimo.
Jean-Marc Vallée dà un ritratto toccante e, con grande sensibilità e delicatezza, affronta tematiche profonde come la morte, l'omosessualità, le insicurezze del mestiere di genitori e trasmette allo spettatore un sentimento di grande nostalgia per un'epoca ricreata alla perfezione coi suoi ideali e i suoi miti.
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