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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 4/5
  • valutazione
  • Un piccolo giallo nella provincia americana, regia perfetta, quasi assente
  •  
 
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 4/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 6 lettori
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Info

Bubble

di Steven Soderbergh

 
    Dati
  • Titolo originale: Bubble
  • Soggetto: Coleman Hough
  • Sceneggiatura: Coleman Hough
  • Genere: Drammatico - Thriller
  • Durata: 73 min.
     
  • Nazionalità: U.S.A.
  • Anno: 2005
  • Produzione: Section Eight LTD., Bubble Film Company
  • Distribuzione: Mediafilm
  • Data di uscita: 12 05 2006
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Bambole di gomma

di Alice Trippolini

L'ultimo film di Steven Soderbergh, Bubble, la cui uscita (data ancora sconosciuta) prevede contemporaneamente sia il passaggio in sala che la vendita del dvd, è un mistero.
Il mistero comincia nel catalogo veneziano, dove la sinossi definisce il film un triangolo amoroso di tre amiche che finirà in tragedia. In realtà, Bubble non parla di un triangolo amoroso, ma dei misteri dell'animo umano, in particolare di quello degli abitanti di una piccola e sperduta cittadina dell'Ohio.
La trama vede tre protagonisti principali: Martha (Debbie Doebereiner), una donna adulta che abita con l'anziano padre, Kyle (Dustin Ashley), un ragazzo introverso e schivo, e Rose (Misty Wilkins), una giovane ragazza madre. Martha e Kyle lavorano da tempo in una piccola fabbrica che costruisce bambole. Il loro lavoro è ripetitivo e meticoloso, interrotto solo dal pranzo e da chiacchiere sul futuro.
Martha è una donna sola e considera Kyle il suo migliore amico, l'unico con cui ha un dialogo e con cui condivide qualcosa. Un giorno in fabbrica arriva Rose, una giovane ragazza madre che aspira a qualcosa di più di un lavoro in una cittadina. La sua presenza sconvolge il piccolo universo di Martha, specialmente quando Rose inizia ad uscire con Kyle. Improvvisamente, Rose viene trovata uccisa.
Il regista, che qui sceglie di utilizzare attori non professionisti, tratteggia un quadro della periferia degli Stati Uniti lucido e agghiacciante.
Restando dietro i personaggi e facendosi da parte, Soderbergh ci mostra l'alienazione, il degrado, la mancanza di prospettive, e di conseguenza la distorsione della realtà, che circondano la periferia.
Nella cittadina del film l'unica fabbrica è quella che produce bambole. Non a caso, una delle poche rimaste negli Stati Uniti, dato che la produzione all'ingrosso di giocattoli è stata trasferita in Cina dalle multinazionali. Non è nemmeno un caso che i protagonisti lavorino in una fabbrica di bambole. Attraverso le inquadrature, i primi piani e i dialoghi, il regista avvicina i personaggi alle bambole che producono, ne sottolinea i gesti e gli sguardi privi di vita.
O meglio, privi di aspettative. In questo universo ristretto, claustrofobico e incredibilmente ripetitivo, dove ogni giorno è uguale a se stesso e ogni pasto è uguale al precedente, arriva Rose.
Rose è giovane, opportunista, un po' meschina, ma viva. Rose chiede a Kyle di uscire, Rose porta Martha nella casa dove fa le pulizie e la invita a farsi un bagno. Rose chiede continuamente favori e parla di volersene andare via perché "qui non si possono fare soldi".
La visione che ha Rose sconvolge Martha. Lei ha sempre fatto le stesse cose e non ha mai pensato di approfittarsi di nessuno. Martha, grassa, sola e dedita al padre invalido, si contrappone a Rose, giovane, intraprendente ed egoista.
Il regista sceglie, però, di non appoggiare nessun punto di vista, ma si limita a far parlare i personaggi. Quindi, sentiamo Rose lamentarsi e allo stesso tempo parlare con amore della propria bambina e ascoltiamo Martha affermare che Rose la inquieta.
In tutto questo, Kyle rimane sullo sfondo, come se non sapesse cosa pensare. Kyle è affascinato da Rose, ma non ha la forza di mettere in discussione il suo piccolo mondo e rimane miseramente assente. Assente dalla vita e dallo scambio con gli altri, nascosto dietro la fobia degli spazi con troppe persone. Il regista ha la capacità di far emergere il carattere e le sensazioni dei personaggi senza prendere posizione, limitandosi a inquadrature statiche, fisse, che non tentano di indagare sul personaggio e non privilegiano una figura rispetto alle altre. Inoltre, la scelta di non mostrare l'omicidio, ma solo il ritrovamento del corpo, a giorno inoltrato e osservato a distanza dalla macchina da presa, è un indizio ulteriore: lo spettatore deve andare avanti e osservare da sé, formarsi una sua opinione senza avere un punto di vista privilegiato. Dall'omicidio in poi, la regia segue il detective e abbraccia la sua visione, anch'essa limitata e parziale.
Il detective opera una ricostruzione logica ed esegue gli interrogatori di routine. Martha, Kyle, la madre di Kyle, l'ex ragazzo di Rose: tutti sembrano innocenti e sorpresi. Il film non fornisce indizi, sceglie di osservare, di scoprire fino a che punto può sorprendere un omicidio inspiegabile e incomprensibile.
Alla fine, solo gli occhi azzurri e sbarrati di Martha rappresentano un possibile punto di vista.
Sono vuoti, assenti e associati a quelli delle bambole senza vita che escono dalla fabbrica. Gli occhi, la finestra nell'animo umano, non ci aiutano a capire, ma sono stupiti e sbarrati. Lo spettatore può scegliere: è impossibile capire le dinamiche che guidano le azioni dell'uomo, oppure è possibile che certi animi siano stati svuotati dei sentimenti e della logica che conosciamo.
Bubble si conclude con un'immagine forte e degna di un grande regista, che torna ad un progetto indipendente dopo Ocean's Twelve.
Una grande regia, apparentemente assente, una grande fotografia e protagonisti assolutamente veri, che rappresentano bene il quadro della piccola provincia fuori dalla realtà. Un mondo dove i confini sono spostati, dove ogni gesto perde il suo significato originale e dove l'alienazione sfocia nella violenza più assurda. Un mondo di bambole abbandonate.

 
 
 
 
 
 
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