Il voto del redattore
- voto
- 2.5/5
- valutazione
- Balaguerò meglio regista che sceneggiatore
Il voto dei lettori
- voto medio
- 5/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 2 lettori
- di Scott Derrickson
- dal 07 10 2005
- genere Drammatico
- tipo Horror
- Riccardo Lupoli
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Fragile
di Jaume Balaguerò
- Dati
- Titolo originale: Fragile
- Soggetto: Jaume Balaguerò e Jordi Galceran
- Sceneggiatura: Jaume Balaguerò e Jordi Galceran
- Genere: Drammatico - Horror
- Durata: 100 min.
- Nazionalità: Spagna
- Anno: 2005
- Produzione: Castelao Producciones S.A., Filmax International
- Distribuzione: P.F.A. Films, Immagine e Cinema, Dania Film, Surf Film, Nexo
- Data di uscita: 03 02 2006
Infermiera contro fantasma 1-0
di Paola Galgani
Presentato al 62° Festival di Venezia nella sezione Fuori Concorso, Fragile è la terza opera di Jaume Balaguerò, l'autore che si è fatto conoscere ed apprezzare dal pubblico spagnolo - e non - con Nameless-identità nascosta, e poi esploso nel 2002 con Darkness, film che ha confermato il suo stile originalissimo. Stavolta si è servito di un cast americano e dei fondi destinati al cinema emergente europeo, ma purtroppo con ben scarsi risultati.
La storia, racconta il regista qui anche cosceneggiatore, è nata da una sua esperienza da bambino, quando fu ricoverato per sei mesi a causa di una bronchite acuta. Nella noia più totale, le storie che si raccontavano tra loro i piccoli pazienti erano quelle di fantasmi, di misteriosi ricoverati mai più usciti dall'ospedale, di presenze rabbiose che volevano far provare agli altri il dolore subito da loro stessi.
Ecco allora questi sogni infantili trasferiti sul grande schermo, nell'ospedale pediatrico di Mercy Falls che sta per chiudere per sempre le sue porte; l'operazione di sgombero, però, va per le lunghe a causa di un incidente ferroviario che causa sempre nuove piccole vittime da ospitare.
Dopodiché, ci saranno sempre nuovi strani incidenti a ritardare continuamente la chiusura, tanto che l'infermiera Amy, giunta nella struttura per sostituire una collega appena andata via, inizierà ad interrogarsi sul perché di quegli strani accadimenti.
L'amicizia con una delle bambine ricoverate, che sembra avere una sensibilità particolare, la inquieta sempre più, finché la giovane donna, già scossa da eventi drammatici della sua vita, non si troverà vittima di una 'leggenda metropolitana' cui non vuol credere nessuno, né l'affascinante pediatra che pure vorrebbe farsela amica né tantomeno la rigida direttrice dell'ospedale. Amy dovrà mettercela tutta nel vincere le proprie paure e i propri sensi di colpa, percorrendo un cammino che la libererà pian piano dai fantasmi del suo passato.
Alcuni elementi della storia sono originali e ricchi di potenzialità, come i sensi di colpa della tormentata protagonista o alcuni originali colpi di scena (il 'colpevole' per una volta non è quello più ovvio, grazie al cielo) che purtroppo si perdono in un magma di fantasmi, consueti orfani-medium, resurrezione di morti, messaggi dall'aldilà e l'immancabile bambino autistico che fa una comparsata tanto per non mancare.
Possiamo parlare ancora di un discutibilissimo montaggio alternato de La Bella Addormentata nel bosco, di assai improbabili filmati girati inesplicabilmente in ospedale decenni prima; insomma, troppa carne al fuoco, e forse, troppa sicurezza di sé.
Il grottesco raggiunge il culmine con l'epifania del fantasma sottoforma di ridicolo manichino. Ed ancora, in una sceneggiatura che insegue disperatamente una struttura ad anello pesante, ingombrante e con troppe spiegazioni, il finale oltre che scontato è involontariamente comico, con due misteriose vecchiette che compaiono nella scena culminante degne solo di serial televisivi stile 'La Signora in Giallo'.
Se si fosse tenuto come filo conduttore quello iniziale, che peraltro richiama il titolo del film, e che rappresenta tutto sommato uno degli elementi meno consueti, si sarebbe conservata una credibilità sufficiente ad accompagnare quella tensione che il regista è indubbiamente capace di costruire con la macchina da presa.
Personaggi di contorno superficiali come da copione, dal medico dallo sguardo interessato alla direttrice rigida perché nasconde magagne ospedaliere, alla noiosa orfanella ipersensibile, peraltro interpretata in maniera poco convincente.
Calista Flockhart, ex avvocatessa del teleschermo, non ci regala un'interpretazione memorabile, mentre più interessante è Elena Anaya, l'infermiera collega di Amy, già vista nel ruolo della conturbante cameriera in Lucia y el Sexo di Julio Medem.
Nel complesso insomma un horror assai modesto, fragile e destinato a spezzarsi come il suo titolo.
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