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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 3/5
  • valutazione
  • Film ambizioso, forse troppo
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 2.1/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 47 lettori
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Info

Cuore Sacro

di Ferzan Ozpetek

 
    Dati
  • Titolo originale: Cuore Sacro
  • Soggetto: Ferzan Ozpetek, Gianni Romoli
  • Sceneggiatura: Ferzan Ozpetek, Gianni Romoli
  • Genere: Drammatico - Psicologico
  • Durata: 117'
     
  • Nazionalità: Italiana
  • Anno: 2005
  • Produzione: Tilde Corsi, Gianni Romoli
  • Distribuzione: Medusa
  • Data di uscita: 25 02 2005
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Atto di fede

di Eduard Le Fou

L'uscita di un nuovo film di Ozpetek è ormai diventato un vero e proprio evento per la cinematografia italiana di oggi. Solo un nuovo Moretti o nuovo Muccino suscitano pari aspettative.
Merito soprattutto dei suoi precedenti film, riusciti e piacevoli melodrammi che non disdegnavano di affrontare in forma intimista temi storico-sociali, capaci di conquistarsi nel giro di qualche anno la fiducia del pubblico, non dispiacendo alla maggior parte della critica che conta.
In prospettiva anche Asia Argento, da poco nelle sale con il suo nuovo lavoro, potrebbe conquistarsi un ruolo simile, per gradimento di pubblico e per tematiche affrontate. Anche se Ozpetek e la Argento hanno un rapporto artistico speculare con il nostro paese: lei italiana, figlia d'arte, che però artisticamente italiana non è; lui, turco di nascita, outsider, che invece artisticamente è molto italiano. E in Italia Ozpetek ha ormai conquistato fama e consenso. Però da buon outsider in questo "imborghesimento"che il successo comporta forse ancora non ci si ritrova.

In questo nuovo film si avverte chiaramente nella regia una "chiamata artistica", un obbligo a rischiare, a rilanciare, a confrontarsi con modelli eccellenti e con tematiche alte. Forse troppo alte, troppo presto. Cuore Sacro è la storia di una redenzione: Irene Ravelli è una talentuosa, giovane e ricca donna d'affari che ha ereditato dal padre una importante impresa edile di Roma, gestita insieme alla spietata zia Eleonora. La vita di Irene cambia radicalmente quando ottiene il dissequestro di un antico palazzo di famiglia dove morì, isolata e ridotta in follia, sua madre, quando lei era ancora piccola. Attraversare e frequentare le stanze di quel palazzo provoca un viaggio nel ricordo e nei sentimenti che porta lentamente l'arida Irene a confrontarsi con la sua vera identità. Grazie anche all'incontro con Benny e con Padre Carras, una bambina imprevedibile e un caritatevole prete che avvicinano la facoltosa manager allo sconosciuto e sconvolgente mondo dei poveri e degli emarginati che popolano la città.
Cuore Sacro si muove come nei precedenti film di Ozpetek con i tempi lenti ma inesorabili del melodramma, in cui la protagonista si fa tormentato elemento di contatto tra ambienti e classi sociali sempre più distanti e alieni fra di loro, quali sono il proletariato e piccola borghesia urbana nei confronti della classe dirigente e dell'alta borghesia. La novità sta nella chiave spiritualista in cui il melodramma viene intonato. Durante tutta la prima parte del film lo spettatore viene tenuto in tensione, in suspence, in un'attesa sapientemente controllata che succeda qualcosa di molto importante, di una rivelazione filmica. L'attesa risulta purtroppo vana. In immagini non succederà purtroppo nulla di sorprendente. Ci si ritrova infatti nella rilettura di Europa 51 di tal Roberto Rossellini. E di questo film purtroppo Ozpetek eredita purtroppo soprattutto i limiti: il didascalismo e una certa propensione alla semplificazione infatti non sono quanto meno controbilanciati (se non completamente sovvertiti come nei film del Maestro) da quegli improvvisi, illuminanti e sconvolgenti squarci di/nella realtà che il cinema di Rossellini era in grado di offrire a piene mani. Alcuni passaggi interessanti a livello di linguaggio cinematografico (l'ellisse con la protagonista che passando da un piano all'altro del palazzo di famiglia passa anche in una nuova fase temporale della sua vita), scenografico (le pareti della stanza ricoperte di folli e incomprensibili graffiti della madre), fotografico (il riuscito contrasto tra i freddi ambienti di lavoro e il caldo rosso sempre della stanza materna) e musicale (le armonie di un sempre ispirato Andrea Guerra), non sono sufficienti a compensare le aspettative ingenerate dal regista stesso. L'interpretazione della pur volenterosa Barbora Bobulova è purtroppo monocorde, il suo volto e il suo corpo non si fanno carico della trasformazione spirituale in atto nel personaggio. Ne abbiamo l'esempio nella scena madre, quando Irene si denuda in mezzo ai passanti, che non comunica né provoca nello spettatore un sincero e liberatorio struggimento. Un novello San Francesco che ricorda più quello di Zeffirelli che quello di Rossellini e si fa portatore di messaggio umanista, non reso però efficacemente in forma filmica. L'atmosfera e l'immagine risultano troppo raffreddati e stilizzati, per risultare compatibili al messaggio che dovrebbero veicolare.
Un coraggioso tentativo, quello di Ozpetek, di innalzare il proprio cinema ad un livello più "autoriale" che è parzialmente fallito, ma che va comunque lodato. Se si tratti del classico lavoro di passaggio verso un nuovo percorso artistico o meno, lo sapremo dalle sue prossime pellicole.

 
 
 
 
 
 
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