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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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  • 3/5
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  • 1+1+1 fa soltanto 3
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 2.9/5
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  • Questo film è stato votato da 12 lettori
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Info

Eros

di Michelangelo Antonioni, Steven Sodebergh, Wong Kar-Wai

 
    Dati
  • Titolo originale: Eros
  • Soggetto: Guerra, Kar-Wai, Soderbergh
  • Sceneggiatura: Guerra, Kar-Wai, Soderbergh
  • Genere: Drammatico - Sentimentale
  • Durata: 104'
     
  • Nazionalità: Francia-Italia-Lussemburgo
  • Anno: 2004
  • Produzione: Solaris, Roissy, Citè, Fandango, Delux
  • Distribuzione: Fandango
  • Data di uscita: 03 12 2004
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Insoddisfatto desiderio

di Eduard Le Fou

Nata come tributo a Michelangelo Antonioni e ispirata al tema dell'erotismo, questa antologia composta di tre capitoli firmati da Wong Kar-Wai, Steven Soderbergh e appunto dal maestro italiano, si rivela nel suo insieme più un omaggio all'enigmaticità e al fascino della figura femminile nell'immaginario maschile che un vero e proprio saggio sul desiderio e sulla sensualità. Presentato fuori concorso all'ultimo Festival di Venezia, atteso con grande curiosità visto il calibro degli autori dei tre cortometraggi, Eros è un opera di sicuro interesse, il cui valore artistico complessivo non è però superiore a quello della somma di ciascuna delle sue parti (cioè 1+1+1 qui fa soltanto 3), come richiederebbe invece un progetto di questo spessore.

Più che sui singoli episodi della pellicola, restano infatti dei dubbi sul senso generale dell'operazione, forse proprio perché nata da un'idea iniziale di Antonioni, cui si sono poi aggiunti altri registi, scelti forse in maniera un po' avventata. Pare infatti che Soderbergh sia addirittura una terza scelta, cui si è arrivati dopo le defezioni di Almodovar prima e di Leconte poi. E in effetti l'episodio diretto dal regista americano, Equilibrium, risulta quello più debole dei tre. Si tratta di un piacevole racconto sull'ossessione di un pubblicitario statunitense degli anni '50 nei confronti di un suo sogno ricorrente di cui, al risveglio, non riesce a ricordare la misteriosa e affascinante donna protagonista. Elegantemente filmato sia in bianco e nero che a colori per rendere riconoscibili le diverse dimensioni di sogno e di realtà, molto ben interpretato da Robert Downey Jr. e Alan Arkin, il film con l'erotismo però ha davvero poco a che fare; piuttosto si tratta una simpatica ricerca onirico-psicanalitica dell'oscuro oggetto del desiderio maschile, che molto spesso si nasconde nella quotidianità senza essere riconosciuto.

Più interessante è invece La Mano, l'episodio scritto e diretto da Wong Kar-Wai. Ispirato dalla difficoltà di avere contatti fisici tra le persone durante l'epidemia della SARS nel 2003, il regista si avvicina al tema dell'erotismo partendo da uno dei sensi, il tatto. La mano oggetto del titolo è quella della prostituta d'alto bordo interpretata dall'affascinante Gong Li, che inizia al piacere della sessualità un giovane ed abile sarto, che cuce per lei, con le proprie mani, degli splendidi abiti, simbolo dei sentimenti d'amore inespressi che il giovane prova per la donna. Ambientato nella Shangai dei inizi anni '60, come parte di In The Mood For Love e di 2046, questo cortometraggio risente pesantemente delle atmosfere di questi due ultimi film. Se l'impianto formale è pressoché perfetto (la recitazione, le scenografie, la musica sono di altissimo livello), meno riuscito risulta lo sviluppo del tema dell'eros. La Mano infatti si appiattisce sugli ormai ricorrenti soggetti di Wong Kar-Wai, quelli dell'amore non corrisposto, dell'impossibilità e della paura di esprimere compiutamente i propri sentimenti. L'impressione che lascia La Mano è che stavolta il regista sia incappato in un episodio manierista della sua filmografia, un lavoro che in fin dei conti emoziona poco e appassiona meno. Un campanello d'allarme che potrebbe prefigurare le difficoltà in termini di freschezza creativa che il regista di Hong Kong si troverà ad affrontare in futuro, difficoltà per adesso mirabilmente superate con 2046.

E veniamo all'episodio - secondo chi scrive - più interessante e controverso di Eros, Il Filo Pericoloso Delle Cose diretto da Michelangelo Antonioni. Le aspettative che accompagnano ogni nuovo lavoro del maestro ferrarese sono sempre altissime, in virtù dell'inestimabile valore delle sue opere realizzate tra gli anni '60 e i '70 i cui picchi sono difficilmente raggiungibili da chiunque. Anche da Antonioni stesso che negli ultimi anni è tornato dietro la macchina da presa forse più per opera della riverente esortazione di alcuni giovani cineasti, che per una reale e sincera urgenza creativa. Anche questo suo breve film lascia alquanto interdetti. Dei tre episodi di Eros è però quello che meglio cerca di sondare il mistero che avvolge il desiderio e le regole dell'attrazione. Non si racconta una storia vera e propria: nella Toscana di oggi incappiamo in una coppia di quarantenni in crisi. Lui tradisce lei per un'altra incontrata quasi per caso durante una gita al mare; anche lei, probabilmente, chiuderà il triangolo imbattendosi in seguito in quest'altra. Da un lato il film è visivamente di grande impatto evocativo: la forte presenza del paesaggio come elemento che condiziona, secondo logiche imperscrutabili, le azioni dei protagonisti, è uno degli elementi distintivi del cinema di Antonioni, che ritroviamo anche qui( tanto per scansare i dubbi di chi pensa che non sia più Antonioni a dirigere i suoi ultimi film). L'affascinante ricerca filmica delle geometrie caotiche che regolano il mondo e i rapporti tra uomini e donne rischia però di essere seriamente vanificata da un'imbarazzate trio di attori cui vengono affidati dialoghi ancor più imbarazzanti, scritti da un sempre più irriconoscibile Tonino Guerra. Un gioiello di rara bellezza affidato a persone inadeguate, Il Filo Pericoloso Delle Cose lascia l'amaro in bocca di una bella occasione sprecata.

Ad incorniciare i tre episodi di Eros, le pregevoli animazioni di Lorenzo Mattotti e la graziosa canzone "Michelangelo Antonioni" di Caetano Veloso. Tutti grandi nomi, quelli coinvolti in Eros, film da cui era però lecito aspettarsi qualcosa di più.

 
 
 
 
 
 
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