Il voto del redattore
- voto
- 4.5/5
- valutazione
- Liberta' batte repressione, cinema batte chiesa. Risultato gigantesco.
Il voto dei lettori
- voto medio
- 4.1/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 23 lettori
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
La mala educacion
di Pedro Almodovar
- Dati
- Titolo originale: La mala educacion
- Soggetto: Pedro Almodovar
- Sceneggiatura: Pedro Almodovar
- Genere: Drammatico - Noir
- Durata: 105'
- Nazionalità: Spagna
- Anno: 2004
- Produzione: El Deseo
- Distribuzione: Warner Bros
- Data di uscita: 08 10 2004
Efferate toghe nere lavorano nell'ombra (as usual)
di Sara Troilo
Ignacio ed Enrique frequentano lo stesso collegio gestito dai preti, li' si conoscono e si innamorano l'uno dell'altro e tutti e due del cinema. Si ritrovano, anche se indirettamente, dopo molti anni, Ignacio con la vita distrutta dal segno indelebile dell'abuso subito da parte del prete insegnante di lettere e Enrique regista cinematografico.
Se questo nuovo lavoro di Almodovar non fosse cosi' sfacciato nell'indossare la nouvelle vague full optional: dichiarazione d'amore per il cinema e rimandi continui ai grandi film del passato, costruzione sapiente del genere che sfocia nel metacinema e anelito alla liberta' forte e chiaro, sarebbe un meraviglioso esempio di neorealismo. Lo sarebbe stato se lo scopo del regista fosse stato quello di denunciare un malcostume ormai impossibile da celare e cioe' l'attitudine di (alcuni) preti a sfogare le proprie frustrazioni sessuali, dovute per lo piu' al celibato (tralasciando le inclinazioni personali), nell'abuso sessuale sui minori. A quel punto tutto sarebbe seguito: altri attori, altra ambientazione, altro film. Lascio qui La Palisse e vado oltre. Il fatto che molti ragazzini abbiano subito violenze sessuali da parte di preti e' un dato incontestabile. L'autore dice di essersi ispirato, per la storia che ha deciso di tradurre in immagini dopo dieci anni di ritocchi alla sceneggiatura, a fatti che gli sono stati riferiti da compagni di classe.
L'evento in se' e' ben lontano dall' essere il fulcro del racconto e una dichiarazione di Almodovar e' significativa circa il taglio che ha deciso di dare al proprio film: "la Chiesa non mi interessa, neanche come antagonista". L'attenzione e', tratto tipico della poetica del regista spagnolo, tutta rivolta ai personaggi e al genere che ha deciso di adottare per raccontarci questa storia, il noir. La femme fatale, per usare le sue stesse parole, e' l'enfant terribile Angel (Gael Garcia Bernal gia' visto in Y tu mama tambien) e il triangolo che si innesca tra i due ragazzini e Padre Manolo (Daniel Gimenez Cacho) ai tempi del collegio, ne partorira' altri in un gioco di rimandi dalla realta' al racconto scritto e poi girato. Gli eventi dell'infanzia dei due protagonisti vengono infatti rielaborati prima negli scritti di Ignacio (Francisco Boira) che per scrivere decide di passare attraverso le proprie viscere in un'operazione che mai lascia indenni gli artisti, poi vengono adattati da Enrique (Fele Martinez) per il film e durante il percorso descritti da persone diverse in una costruzione a puzzle della verita'.
La repressione ha un ruolo secondario ne La mala educacion, l'amore surclassa l'imposizione autoritaria e la liberta', gustata soltanto per brevi momenti dai ragazzini chiusi in collegio, e' talmente dirompente e lirica da prendersi rivincite in quanto a intensita' sulla durata temporale, tutta dalla parte dei prepotenti in abito nero. La descrizione del primo abuso sessuale subito da Ignacio tale non e', e' invece soltanto un accenno delicato e coperto dal bosco che fa tanto male e che ha come contrappunto il bagno al fiume dei ragazzini, esaltato dall'inquadratura che indugia sulla forza vitale dei bambini tenuta a freno da un'educazione quantomeno dubbia. No, da un'educazione mala, cattiva. L'acqua della piscina della casa di Enrique e' lo scenario del desiderio sessuale e della liberta' ormai raggiunta, con soggettive sui corpi il regista e' esplicito senza mai essere ne' volgare, ne' ridondante. Enrique vuole Angel e non sono le parole che dice a non lasciarci dubbi in merito, sono le sue occhiate, quelle cioe' di un uomo libero e consapevole, un uomo che agisce la propria sessualita' senza voti di alcuna natura. Da una parte quindi il bosco che nasconde le violenze di Padre Manolo, dall'altra l'acqua e la trasparenza che si porta appresso. Enrique incarna la coscienza di se' che si lascia catturare dall'enigma nero portato avanti da chi nella vita pensa che sia necessario nascondersi sempre: Angel e padre Manolo.
Gli omicidi perpetrati dai sacerdoti sono protetti da Dio, come recita la sceneggiatura nella sceneggiatura, quella scritta da Enrique. Questo Dio omertoso, pero', e a conoscenza dei fatti per sua stessa natura (Lui vede tutto, no?) non ottiene mai la fiducia dei due ragazzini che invece si rivolgono alle dee del cinema, Sara Montiel sopra tutti e poi Audrey Hepburn. Il cinema e' per i piccoli Enrique e Ignacio una via di fuga dall'opprimente realta', e poi un mezzo di espressione e di salvezza. Il cinema e' meglio del collegio a tutte le eta'.
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