Il voto del redattore
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- 1/5
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Pathfinder- La leggenda del guerriero vichingo
- di Marcus Nispel
- dal 24 08 2007
- genere Azione
- tipo Epico
- Elena De Dominicis
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02 11 2013
Troy
di Wolfgang Petersen
- Dati
- Titolo originale: Troy
- Soggetto: ispirato all'Iliade di Omero
- Sceneggiatura: David Benioff
- Genere: Azione - Epico
- Durata: 165'
- Nazionalità: USA
- Anno: 2004
- Produzione: Radiant
- Distribuzione: Warner Bros. Picture Italia
- Data di uscita: 21 05 2004
Recensione pubblicata il 20 05 2004
Questa recensione è stata letta 16466 volte
La Nike di Samotracia non è un outlet di abbigliamento sportivo.
di Sara Troilo
Nei testi classici greci c'era un atteggiamento che veniva punito ferocemente: la tracotanza (ubris); ogni eccesso doveva avere un contraltare a bilanciarlo, altrimenti i peggiori castighi avrebbero ridimensionato senza alcuna pietà lo sventurato che si fosse macchiato di questa colpa. Perchè alcuni registi e sceneggiatori hollywoodiani, invece, pur non essendo dotati di senso del limite, vengono finanziati oltre misura? Wolfgang Petersen (regista con al suo attivo Air Force One e La tempesta perfetta) e David Banioff (sceneggiatore anche di La Venticinquesima ora) sono stati in grado di trasformare l'Iliade in un comodo manuale sullo stupro (metaforico e non), i personaggi omerici in stolidi culturisti, bestioni deformi, soprammobili privi di intelletto, la trama complessa in una dispensa de Le mie ricerche. Se avessi visto Troy senza sapere nulla sull'Iliade avrei pensato che fosse un romanzo pubblicato a puntate su Men's Health. Ci sono uomini muscolosi con spade e lance (lunghe) che tentano di violare l'inespugnabile Troia, il pretesto del conflitto è il possesso di una donna, gli eroi hanno bicipiti sempre lucidi e gonfi. Le donne? Elena sembra uscita da una soap opera, Andromaca ha le labrra siliconate e un fisico da californiana con villa più piscina e Briseide un broncio sempre stampato sul viso. Il testo classico è solo un pretesto per l'ennesima estetizzazione della guerra, il rimando visivo più forte e sempre presente è quello agli spot epici di Nike e Pepsi, stupisce infatti vedere che per il ruolo di Achille non sia stato scritturato David Beckham, assai appropriato. A fronte di un dispendio di mezzi eccezionale non c'è un adeguato investimento nei contenuti. Troy è stato girato in tre diverse location: Londra per gli interni, Malta per costruire Troia e il Messico per gli esterni delle mura troiane e la spiaggia. Il cavallo è stato realizzato in acciaio e fibra di vetro, ha un peso di 11 tonnellate e un'altezza di 11,5 metri. L'incendio della città è uno dei più grandi realizzati in esterni e il numero di comparse utilizzate supera le 1000 unità. Innovativi effetti visivi hanno reso le scene di battaglia realistiche, ciò è avvenuto attraverso l'impiego di un software chiamato "endorphin" che, una volta programmato, fa in modo che i personaggi virtuali reagiscano agli stimoli in modo credibile. I surrealisti erano soliti organizzare scorribande per le sale cinematografiche in modo da vedere qualche minuto soltanto di numerosi film. Se siete surrealisti (sareste agevolati in quest'epoca di multisala, tra l'altro) fate in modo di essere di fronte al grande schermo nel momento del duello tra Ettore e Achille perchè, signori, quello è cinema! I due attori pare abbiano girato tutta la scena del combattimento senza il supporto di stuntmen. Il risultato è una magistrale coreografia di colpi perfettamente dosati e alternati, un botta (letterale) e risposta preciso che ha la potenza visiva di un ballo e la medesima capacità di coinvolgimento di un dialogo di quelli che ti conducono alla devozione. Brad Pitt e Eric Bana sembra che non abbiano fatto altro nella vita che destraggiarsi in magniloquenti lotte, gli stacchi sui troiani che assistono al duello non riescono a rompere il ritmo assoluto di quel corpo a corpo. In quel momento non esiste niente altro. Il contesto è superfluo e tale rimane nell'economia delle due ore e quarantacinque del film intero, eppure il presunto autore del soggetto non era proprio un idiota. A completare il quadro di desolazione, accompagna il film un commento sonoro grottesco che, lungi dall'essere tragico al punto giusto, induce a risolini nervosi.
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