Il voto del redattore
- voto
- 3/5
- valutazione
- Grazioso, troppo grazioso
Il voto dei lettori
- voto medio
- 3.5/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 15 lettori
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02 11 2013
Il resto di niente
di Antonietta De Lillo
- Dati
- Titolo originale: Il resto di niente
- Soggetto: Tratto dal romanzo omonimo di Enzo Striano
- Sceneggiatura: Giuseppe Rocca, Laura Sabatino, Antonietta De Lillo
- Genere: Drammatico - Storico
- Durata: 103'
- Nazionalità: Italiana
- Anno: 2004
- Produzione: Factory, Film Corsari
- Distribuzione: Istituto Luce
- Data di uscita: 00 00 0000
- Link
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- il sito ufficiale del film
Recensione pubblicata il 09 04 2005
Questa recensione è stata letta 19014 volte
Il fantasma della Libertà
di Eduard Le Fou
Tratto dall'omonimo romanzo di Enzo Striano e presentato fuori concorso all'ultimo Festival di Venezia, Il Resto Di Niente è un film fantasmatico.
Beneficiando inizialmente del contributo finanziario del Ministero delle Attività Culturali per i film "d'interesse culturale", il film ha rischiato di non uscire nelle sale perché la casa produttrice si è vista successivamente negare dalla Banca Nazionale del Lavoro quell'indispensabile sostegno economico per colpa della nuova legge Urbani che ha cambiato i criteri di destinazione dei fondi pubblici, riservandoli a progetti di sicuro successo commerciale.
Il Resto di Niente può quindi rappresentare innanzitutto il fantasma che aleggia sul cinema d'autore indipendente italiano, l'ectoplasma di un modo di pensare e fare il cinema, lontano dalle ansie del risultato al botteghino, molto probabilmente destinato a sparire in Italia. Ma le movenze di un fantasma, che si muove negli spazi del ricordo per tentare di comprendere post-mortem la propria dimensione terrena, sono quelle che accompagnano lo spettatore nel racconto dell'esistenza di un personaggio realmente vissuto.
Eleonora Pimentel Fonseca, nobildonna portoghese di nascita - come la bravissima Maria de Medeiros che la interpreta - ma cresciuta nella decadente aristocrazia napoletana di fine '700, dopo un infelice matrimonio di convenienza, divenne, ispirata dalla rivoluzione francese e dagli scritti dello studioso napoletano Gaetano Filangeri, insieme ad altri nobili, professionisti e letterati, tra i più determinati oppositori del regno di Ferdinando IV e della sua consorte Maria Carolina d'Austria.
Venne così prima arrestata e poi liberata con l'arrivo dei francesi nella rivoluzione del 1799. Ma dopo aver tentato invano di coinvolgere il popolo nella nascita della Repubblica partenopea, venne di nuovo imprigionata e condannata a morte al ritorno del Re a Napoli con l'aiuto dell'esercito inglese.
Lontano dall'essere una particolareggiata e oggettiva ricostruzione storica a scopo didattico, Il Resto Di Niente è un'opera di ricerca del tempo perduto, filtrata dai ricordi e dalle sensazioni della protagonista, che, affiancata dalla metafisica presenza tutelare del defunto filosofo Gaetano Filangieri, ispiratore del movimento rivoluzionario napoletano, ripercorre i passaggi salienti, dalla giovinezza fino alla morte, della sua vita a Napoli. Tutto il film è nella mente della Fonseca, e questo è il fascino, e il limite al tempo stesso, di un lavoro che coinvolge senza appassionare, che suscita curiosità priva di commozione per questa figura femminile, coraggiosa e idealista, unica donna tra gli intellettuali di quella Napoli - cosa già di per sé rivoluzionaria per l'epoca - a credere con sincero entusiasmo (lo sguardo della Medeiros!) in un futuro di eguaglianza e libertà.
Il corpo di Eleonora è posseduto dal suo stesso fantasma, che rivive la stessa vita con distacco, con il freddo stupore di chi non si spiega più il perché di tanta vitalità, di tanto fervore per un'impresa destinata a fallire con il più tragico degli epiloghi.
Un personaggio che insomma incarna la disillusione rispetto a un ideale - quello della Libertà di un popolo - per il quale ella stessa ha lottato; una donna che attraverso la morte ha potuto raggiungere un solo obiettivo minimo, ma di immenso valore, quello della libertà individuale. Il film si fa quindi portatore e rivelatore della natura contraddittoria di una rivoluzione fatta dagli intellettuali ed aristocratici ma mai compiutamente vissuta a livello popolare.
La contraddizione di un film che vuole farsi portatore di un messaggio di libertà e rivoluzione con uno stile aristocratico e garbato e con un linguaggio cinematografico controllato, riverente e sommesso, che si riscatta dalla mediocrità soprattutto grazie alla grande prova di recitazione del cast di attori.
Beneficiando inizialmente del contributo finanziario del Ministero delle Attività Culturali per i film "d'interesse culturale", il film ha rischiato di non uscire nelle sale perché la casa produttrice si è vista successivamente negare dalla Banca Nazionale del Lavoro quell'indispensabile sostegno economico per colpa della nuova legge Urbani che ha cambiato i criteri di destinazione dei fondi pubblici, riservandoli a progetti di sicuro successo commerciale.
Il Resto di Niente può quindi rappresentare innanzitutto il fantasma che aleggia sul cinema d'autore indipendente italiano, l'ectoplasma di un modo di pensare e fare il cinema, lontano dalle ansie del risultato al botteghino, molto probabilmente destinato a sparire in Italia. Ma le movenze di un fantasma, che si muove negli spazi del ricordo per tentare di comprendere post-mortem la propria dimensione terrena, sono quelle che accompagnano lo spettatore nel racconto dell'esistenza di un personaggio realmente vissuto.
Eleonora Pimentel Fonseca, nobildonna portoghese di nascita - come la bravissima Maria de Medeiros che la interpreta - ma cresciuta nella decadente aristocrazia napoletana di fine '700, dopo un infelice matrimonio di convenienza, divenne, ispirata dalla rivoluzione francese e dagli scritti dello studioso napoletano Gaetano Filangeri, insieme ad altri nobili, professionisti e letterati, tra i più determinati oppositori del regno di Ferdinando IV e della sua consorte Maria Carolina d'Austria.
Venne così prima arrestata e poi liberata con l'arrivo dei francesi nella rivoluzione del 1799. Ma dopo aver tentato invano di coinvolgere il popolo nella nascita della Repubblica partenopea, venne di nuovo imprigionata e condannata a morte al ritorno del Re a Napoli con l'aiuto dell'esercito inglese.
Lontano dall'essere una particolareggiata e oggettiva ricostruzione storica a scopo didattico, Il Resto Di Niente è un'opera di ricerca del tempo perduto, filtrata dai ricordi e dalle sensazioni della protagonista, che, affiancata dalla metafisica presenza tutelare del defunto filosofo Gaetano Filangieri, ispiratore del movimento rivoluzionario napoletano, ripercorre i passaggi salienti, dalla giovinezza fino alla morte, della sua vita a Napoli. Tutto il film è nella mente della Fonseca, e questo è il fascino, e il limite al tempo stesso, di un lavoro che coinvolge senza appassionare, che suscita curiosità priva di commozione per questa figura femminile, coraggiosa e idealista, unica donna tra gli intellettuali di quella Napoli - cosa già di per sé rivoluzionaria per l'epoca - a credere con sincero entusiasmo (lo sguardo della Medeiros!) in un futuro di eguaglianza e libertà.
Il corpo di Eleonora è posseduto dal suo stesso fantasma, che rivive la stessa vita con distacco, con il freddo stupore di chi non si spiega più il perché di tanta vitalità, di tanto fervore per un'impresa destinata a fallire con il più tragico degli epiloghi.
Un personaggio che insomma incarna la disillusione rispetto a un ideale - quello della Libertà di un popolo - per il quale ella stessa ha lottato; una donna che attraverso la morte ha potuto raggiungere un solo obiettivo minimo, ma di immenso valore, quello della libertà individuale. Il film si fa quindi portatore e rivelatore della natura contraddittoria di una rivoluzione fatta dagli intellettuali ed aristocratici ma mai compiutamente vissuta a livello popolare.
La contraddizione di un film che vuole farsi portatore di un messaggio di libertà e rivoluzione con uno stile aristocratico e garbato e con un linguaggio cinematografico controllato, riverente e sommesso, che si riscatta dalla mediocrità soprattutto grazie alla grande prova di recitazione del cast di attori.
I lettori hanno scritto 9 commenti
- commento bellissimo
- commento Straordinaria la Maria de Medeiros, davvero.
- indirizzo IP 194.242.230.1
- data e ora Martedì 11 Ottobre 2005 [19:20]
- commento perchè un film così intenso solo pochi lo hanno potuto vedere?
- indirizzo IP 151.52.7.28
- data e ora Martedì 11 Ottobre 2005 [19:49]
- commento Perché i distributori italiani preferiscono dar "fiducia" a progetti osceni come Troppo belli e Passo a due di Costanzo. In definitiva scontiamo una profonda ignoranza cinematografica di sistema.
- indirizzo IP 151.26.88.4
- data e ora Sabato 04 Marzo 2006 [13:58]
- commento fantastico
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