Il voto del redattore
- voto
- 4/5
- valutazione
Il voto dei lettori
- voto medio
- 3.1/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 11 lettori
Vallanzasca - Gli angeli del male
- di Michele Placido
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- genere Drammatico
- tipo Poliziesco
- Salvatore Padula
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02 11 2013
Era mio padre
di Sam Mendes
- Dati
- Titolo originale: Road to perdition
- Soggetto: Max Allan Collins, Richard Piers Rayner
- Sceneggiatura: David Self
- Genere: Drammatico - Poliziesco
- Durata: 117 min.
- Nazionalità: U.S.A.
- Anno: 2002
- Produzione: 20Th Century Fox, Dream Works SKG, etc.
- Distribuzione: 20Th Century Fox
- Data di uscita: 00 00 0000
Recensione pubblicata il 27 04 2004
Questa recensione è stata letta 17477 volte
Era mio padre
di Sara Troilo
Era mio padre o l'apologia della vendetta confezionata in grande stile dal tocco di un sempre strafinanziato Sam Mendes. La storia, tratta da un fumetto, è molto semplice, impossibile sbagliarsi, perdersi un passaggio, avere anche un minimo dubbio sullo svolgimento; prevedibile, didascalica, dettagliatissima, la vicenda scorre senza sbalzi né sbavature, perfetta, oliata e meravigliosamente funzionante anche perché ha provveduto a eliminare ogni ostacolo. Nell'incipit un bambino ci dà le spalle, ha davanti a sé il mare e ci annuncia che ci parlerà di Micheal Sullivan (Tom Hanks) ovvero il proprio padre e Sam Mendes apre per noi un flashback che dura quanto tutto il film e parla della volontà di vendetta, di comportamenti che si ritagliano un'etica laddove pare impossibile possa sussistere e di formazione, di attraversamento della linea d'ombra. Il narratore Mike (Tyler Hoeclin) comincia a sospettare che il padre svolga un lavoro inusuale e decide di seguirlo per scoprire la verità ottenendo la certezza a suon di cervelli spappolati dentro un magazzino che il suo è un lavoro di quelli di cui nei temi in classe è meglio non parlare. Il bambino taciturno e incapace in matematica diventerà un testimone scomodo e suo padre il vendicatore del resto della famiglia (la moglie Jennifer Jason Leigh e il figlio minore) sterminata per l'occasione, nemico per la prima volta dell'uomo che l' ha cresciuto e per cui lavorava (Paul Newman). Il resto è un susseguirsi di eventi che ne innescano altri in una sequenza che più lineare non potrebbe essere, almeno fino all'apparizione del killer-reporter Maguire (Jude Law devastato ad arte) foriero di visionarietà e messe in scena mortifere, debilitato e debilitante, gran sacerdote dell'estetismo della morte violenta e portatore del messaggio mendesiano già visto in America Beauty delle inquadrature a matrioska. Il messaggio è quantomai familistico-religioso, ma la narrazione filmica è talmente seducente da rendere l'effetto generale niente di meno che grandioso; come un sortilegio il tocco di Sam Mendes ti incatena nonostante la volontà si opponga strenuamente e la mente si ribelli a tutto questo dover essere tipicamente hollywoodiano, non è possibile chiudere gli occhi perché hanno davanti scene che li appagano totalmente e che a tratti toccano il sublime, la sparatoria sotto la pioggia, unico commento quello delle musiche di Thomas Newman, ti dice di essere entrato nel cinema giusto e perché, lo stesso fanno le mise en scene mortuarie del macabro Maguire. Tutto ciò che si rimprovera ai film main stream qui passa di certo non inosservato, ma in secondo piano; già in American Beauty Sam Mendes aveva dato prova di scarsissimo coraggio narrativo e ciò nonostante già allora quel suo modo di mostrarci il già visto era terribilmente seducente, qui lo fa di nuovo: un noir tutto sommato piatto diventa motivo di fascinatio senza scampo. Contribuiscono al sortilegio Tom Hanks che dà una definizione precisa della propria interpretazione, un gangster che è più "un impiegato modello", e proprio quest'aria dimessa, ma coriacea lo contraddistingue e nessuna caduta nella forzatura, un personaggio mantenuto sempre a fuoco senza eccedere e giocando sulle sottrazioni e Jude Law del cui talento ormai è difficile dubitare. Un altro padre come nel precedente lavoro di Mendes, ma questo imbocca la via della perdizione per salvare il proprio figlio e vederlo differente da se stesso, un lavoro duro per far conquistare al giovane Mike il Paradiso e qui non si gioca sui termini sacri (ma nessuno si aspetta i lupini e la Provvidenza da Hollywood). Non so se questo sia abdicare alla complessità della storia in nome della visione: "è tutto così fottutamente ridicolo" direbbero i gangster del film, noi ci limitiamo a lasciarci sedurre.
I lettori hanno scritto 6 commenti
- commento Che palle..mi sono rotto di questi film...sempre falsamente moralisti.'Sti americani hanno rotto..pero' il film m'è piaciuto lo stesso..aiuto, ho una crisi..sono molto confuso..aaaah!!!
- commento Io dico che e' il tocco di Sam Mendes, trasforma la banalita' e la rende guardabile. E' che ignoro il metodo.
- commento E chi è sam mendez?
- commento Il regista (anche)di American Beauty.
- commento film straordinario...uno dei più belli che abbia mai visto...ovviamente ancora meglio se si guarda in lingua inglese...l'unica cosa che non ho capito è da dove ha preso la pistola Michael alla fine...
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