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Editoriale

 
 
 
 
 
 
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Editoriale

Manuale di autodifesa del cinefilo. Capitolo 1: Frasi di circostanza.

di Sara Troilo

Ovvero cosa dire quando un conoscente chiama per un invito al cinema e propone titoli impresentabili ai quali l'educazione impone di non rispondere come vorrebbe il cuore. Sì, perchè la profonda conoscenza di qualcuno a volte riserva sorprese pazzesche e capita che un'amica o un amico di lunga data incensi un film inutile, a maggior ragione una conoscenza nuova e magari superficiale che si lancia in inviti al cinema è da tenere a bada. Pagine e pagine di Jane Austen insegnano che mai bisogna arrivare inermi ad un invito e che prima di riceverlo occorre prepararsi alla palestra delle buone maniere che nel caso di un rifiuto diventano davvero parecchio contorte. E poi questa è vita vissuta, la mia collega e amica ha dovuto dire di no a P.S. I love you, ma sul serio!


Ma veniamo agli esempi che sono il modo migliore di aprire una strada a questa disciplina misconosciuta, ma utile. Poniamo il caso che un manipolo di amiche chiami e proponga la visione di Sex and the City perchè fa tanto uscita tra donne con contorno di chiacchiarata ampia ed estesa su abiti e scarpe e si gioca anche un po' alle emancipate. L'istinto vorrebbe controinvitare per la visione domestica del DVD di Vogliamo anche le rose in cui l'emancipazione femminile ha un senso reale, ma è un attimo venir etichettate come vetero femministe e allora bisogna giocare di strategia. Nella realtà dei fatti ti stanno proponendo di andare a vedere un film in cui quattro schiave dello shopping americane (e quindi vestite come baracconi ambulanti) che ai tempi della serie tv parlavano anche di sesso oltre che di scarpe, adesso sono quarantenni e parlano solo di scarpe perchè ormai si sono accasate (e continuano presumibilmente a vestirsi come baracconi ambulanti). La fuga è necessaria, ma come giustificarla? Se al momento dell'invito hai internet a disposizione ti informi in modo da argomentare: "uhm, non ne ho sentito parlare benissimo, poi sai, la serie TV è sempre un'altra cosa, quella sì che era avanti (ovviamente senza averla mai seguita) e poi hai visto la tizia (Kim Cattrall) che si è fatta il botulino liftante ed è rimasta ustionata, com'era ridotta, poveraccia? Piuttosto, visto che siamo tuttte donne, perchè non andiamo a vedere un film pieno di brasiliani?" e le inviti a vedere Tropa de Elite - Gli squadroni della morte. Brillante, informata e anche capace di interessare al film di nicchia.


Altro esempio, una coppia di amici manda una mail e chiede di vedersi al cinema per Go Go Tales che equivale a dire un altro film di Abel Ferrara con Asia Argento. "No, grazie!" verrebbe spontaneo rispondere al volo, ma come si media? Cioè dai, seriamente, The funeral (Fratelli in italiano) è un film magnifico, ma Ferrara non è che sia un regista da top five. Tra l'altro tra Mary con una Juliette Binoche con le crisi mistiche e Go go tales che "secerne spogliarelliste dal nasale" come direbbe il Lorenzo di Guzzanti, nell'eterna crisi maschile tra santa e puttana io scelgo la vita e piuttosto ripago il biglietto per Sorrentino. Ma per evitare stavolta l'etichetta di snobberia e per non essere tacciata di avere pregiudizi verso Abel e Asia cosa si può dire? La storia del salvataggio di un locale di go go dancer è davvero cheap e comportarsi sempre come se spogliarsi in pubblico avesse bisogno di un alibi moralmente accetabile (quante spogliarelliste al cinema avevano un figlio da mantenere? Ma milioni! Quanto siamo stanchi di sta storia? Ma tantissimo!) è ancora più cheap e il buon proposito estivo è evitare il cheap. Risposta aggressiva, non va bene. Si potrebbe prenderla alla larga e buttarsi sul regista, ma con contegno, per esempio si potrebbe dire che il precedente Mary vagliava ipotesi così distanti da questo lavoro attuale da rendere addirittura troppo difficoltoso l'approccio con questo Go go tales dal momento che non si è metabolizzato ancora bene Mary. Che equivarrebbe a dire che dell'ipotesi santa o puttana non vi interessate minimamente, ma con garbo e senza entrare nel merito. E magari poi si rilancia con La notte non aspetta tratto da Ellroy rischiando al massimo di vedere un noir standard.


Difendiamo il nostro diritto alla scelta consapevole, anche nel caso di immolazione volontaria sull'altare del film commerciale e programmaticamente brutto, fondamentale è che sia appunto volontaria e non che avvenga per compiacenza. Anche se l'esperienza di vita delle persone sensibili e intelligenti insegna che è più semplice perdonare agli altri che a se stessi e che l'indulgenza è molto più praticata dell'autoindulgenza, non dimentichiamo che sta per arrivare il caldo torrido, la cronaca nera spopola e non vorremmo mai leggere: "Uccide gli amici e spara sul pubblico prima di togliersi la vita al termine del film Un'estate al mare".  Anche perchè non è obbligatorio andare al cinema, si possono anche scegliere i campi di fragole. Per sempre.

 
 
 
 
 
 
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Commenti
 

I lettori hanno scritto 1 commento

 
 
Luigi Faragalli
Luigi Faragalli
  • indirizzo IP 151.65.225.21
  • data e ora Venerdì 20 Giugno 2008 [21:18]
  • commento Interessante l'operazione "Un'estate al mare". Perché gli italiani vanno al cinema a vedere monnezza solo a Natale? Facciamo almeno due volte l'anno, via.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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