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Come convivere con il pregiudizio.
di Sara Troilo
Semplice. Decidi di dare un occhio alla programmazione cinematografica della tua citta'. Poniamo anche il caso piu' favorevole, abiti in una citta' grande, ci sono molti cinema. I dintorni della citta' grande sono costellati di multisala. Sono a cavallo, pensi, tra tutto sto ben di dio ci sara' pure un filmettino per me, no?
Procediamo con ordine. Troppi titoli, l'impaginazione del sito che stai consultando per scoprire gli arcani delle programmazioni fa schifo e non ci capisci niente. Logica, metodo e/o uno strumento che ha sempre goduto di pessima fama: il pregiudizio. Scorri i titoli e vai di suggestioni (la logica e il metodo stanno nel procedere di sala in sala in ordine alfabetico). Una serie di titoloni americanoni di registi ignoti ti saltano all'occhio e un qualche collegamento sinaptico ti riporta al trailer visto al cinema. Naturalmente tu eri in sala a vedere un film serio e naturalmente hai commentato "ma questi ti raccontano tutto il film!" pensando che fosse un ottimo deterrente, ma non necessario per le persone dotate di intelletto. Fantastico: pregiudizio emesso giorni prima. Via i titoloni americanoni di registi ignoti.
Poi leggi The terminal, pensi nell'ordine a: Spielberg, Catherine Zeta Jones per terra in aeroporto e l'ennesimo Tom Hanks in tutte le salse e rimandi pensando che Steven ancora ti deve due ore di sonno per l'insopportabile A.I.. E' il momento di Stursky e Hutch e non c'e' niente di piu' immediato della voglia di prendere Ben Stiller e fargli capire che non sta proprio simpatico a tutti. Tutto questo non accadra' mai probabilmente e a te non resta che il voodoo, dicono che funzioni.
Arrivano i titoli caldi: Nel mio amore di Susanna Tamaro. Li' hai un cedimento, l'autrice di Va dove porta il cuore dice di padroneggiare il mezzo cinema e firma la regia di un film cattolico. La smania di trash ti conquista e decidi di approfondire, cerchi spasmodicamente la trama e ti sfila davanti agli occhi una serie di sfighe davvero ingente. Alla protagonista (Licia Maglietta) muore il marito nella prima scena, con arguti flashback la regista ci mostra la vita passata della Maglietta. Si scopre che il marito odiava uno dei due figli che per difendersi si butta nella religione. Pensi a Chiquito e Paquito, ma anche alla recessione economica in atto nel nostro paese, con 7,20 euro compri sei scatolette di cibo ai tuoi gatti. Desisti e vorresti continuare a leggere, ma i titoli si sono esauriti, gli altri film in sala li hai gia' visti. La morale e' che il pregiudizio sa molte cose, ma la recessione ne sa una piu' importante.
I lettori hanno scritto 14 commenti
- commento Mi fai venir voglia di prendere un gatto.
- commento Piu' gatti e meno topo Gigio! (ma quanto ci somiglia la tamaro eh?)
- commento Se prova a dirmi "strapazzami di coccole" le sparo in mezzo agli occhi.
- commento il metodo zombie funziona eccome. La fai fuori e nemmeno puo' risvegliarsi. Fantastico.
- commento Volevo solo dire ai lettori che a causa di problemi tecnici avuti ieri sono andati persi alcuni loro commenti a nostri articoli. La redazione si scusa per l'incoveninete.
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