Il voto del redattore
- voto
- 4/5
- valutazione
- Imperdibile per chi ama l'architettura, e per chi non la conosce una bella scoperta
Il voto dei lettori
- voto medio
- 4.7/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 5 lettori
- di Fenton Bailey e Randy Barbato
- uscito nel 2005
- genere Drammatico
- tipo Documentario
- Francesca Caraceni
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
My Architect
di Nathaniel Kahn
- Dati
- Titolo originale: My Architect: A son's journey
- Soggetto: Nathaniel Kahn
- Sceneggiatura: Nathaniel Kahn
- Genere: Drammatico - Documentario
- Durata: 116 min.
- Visto in: DVD
- Regione: 2 - [Europa, Egitto, Giappone, Medio Oriente, Sud Africa]
- Formato video: 4:3
- Nazionalità: U.S.A.
- Anno: 2003
- Produzione: Louis Kahn Project Inc.
- Distribuzione: Cecchi Gori (DVD 2005)
- Anno di uscita in homevideo: 2005
- Sottotitoli: Italiano
- Contenuti speciali: Intervista a Mario Botta, architetto, allievo di Louis Kahn (10 min.)
- Standard: PAL
Luci e ombre di un grande dell'architettura
di Roberta Folatti
Nathaniel di fronte alle monumentali costruzioni realizzate dal padre è come un bambino in preda allo stupore. Ma non si accontenta della prima impressione, quella sensoriale, le opere di suo padre le vuole capire, penetrare, rintracciandone significati che vanno oltre i meri aspetti tecnici e professionali.
Non gli basta nemmeno questo, e al di là delle gigantesche combinazioni di luce, mattoni, cemento e acqua, che hanno influenzato generazioni di architetti, lui cerca risposte nelle persone che con suo padre hanno vissuto, lavorato e che l'hanno amato.
Così nasce My architect, documetario candidato all'Oscar nel 2004, frutto dell'urgenza di un figlio di decifrare la figura del padre, scomparso in modo traumatico quando lui aveva solo 11 anni.
L'uomo misterioso e carismatico ritratto nel film si chiama Louis Kahn ed è il creatore di edifici come il Salk Institute, la Yale Art Gallery, il Kimbell Art Museum negli Usa e soprattutto del palazzo del Parlamento in Bangladesh. Le sue opere contengono elementi di maestosità e al tempo stesso di semplicità, sono costruite con materiali "umili" ma trovano ispirazione nel fascino inestinguibile delle rovine dell'antica Roma. Per Kahn l'architettuta è un ponte verso l'eternità, ha un fulcro spirituale dentro rivestimenti solidi, di grande imponenza.
Nel suo lavoro quest'uomo è stato coerente, disposto a perdere importanti commissioni pur di non alterare i suoi valori, sprezzante dei guadagni facili, deciso a fare solo ciò che sentiva profondamente.
Ma l'altra faccia della medaglia rivela, nel privato, una personalità scostante, incapace di scelte definitive, con una vita costellata di promesse non mantenute.
Come quella rinnovata continuamente al figlio nato fuori dal matrimonio, che si sentiva sempre ripetere che presto avrebbe lasciato la moglie per formare con lui e sua madre una vera famiglia. La cosa non si realizzò mai, anche perchè Kahn morì improvvisamente nel marzo del 1974 e Nathaniel è cresciuto ponendosi delle domande su questo padre mitizzato dagli architetti di tutto il mondo, ma sfuggente e contraddittorio nei confronti dei suoi cari.
Il celebre progettista, oltre alla moglie e a una figlia ufficiali, ebbe altri due figli e mantenne relazioni con tutte e tre le "famiglie". Ma si trattava di relazioni discontinue, fatte di momenti fugaci rubati alla divorante passione per l'architettura. In My architect le compagne di Kahn (la moglie è morta da tempo) raccontano di quest'uomo singolare, che in qualche modo le usava come sostegni, si aggrappava a loro nei momenti di solitudine e incertezza. Seppur contornate da una buona dose di amarezza, le parole di queste donne sono piene di ammirazione e rimpianto nei confronti di Kahn, come se averlo conosciuto ed amato fosse un privilegio che giustifica qualunque sacrificio.
I colleghi, le persone che lo avevano conosciuto negli anni delinenano il quadro di una personalità complessa: un uomo che lavorava preservando sopra ogni cosa la sua libertà, senza lasciarsi inquadrare nè dal punto di vista teorico nè tantomeno da quello pratico-finanziario. Costruì poco ma ogni sua creazione è stratificata e aperta a molteplici interpretazioni. L'architetto I.M.Pei dice
Restano le sue opere, gli affetti trascurati ma forti e il mistero della sua fine, nei bagni pubblici di una stazione newyorkese, con l'indirizzo di casa cancellato dal passaporto, fatto che ritardò di alcuni giorni il riconoscimento.
Oltre al documentario, scritto e diretto dal figlio Nathaniel Kahn, nel Dvd trovate il libro "Buoni edifici, meravigliose rovine" di Nicola Braghieri (interessante ma desolatamente senza illustrazioni!) e un'intervista filmata a Mario Botta, che considera Kahn il suo maestro.
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