Il voto del redattore
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- 3.5/5
- valutazione
Il voto dei lettori
- voto medio
- 5/5
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- Questo film è stato votato da 1 lettore
- di Liev Schreiber
- dal 11 11 2005
- genere Commedia
- tipo Biografico
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- dal 06 04 2007
- genere Commedia
- tipo Biografico
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Ed Wood
di Tim Burton
- Dati
- Titolo originale: Ed Wood
- Soggetto: Tim Burton
- Sceneggiatura: Scott Alexander; Larry Karaszewski
- Genere: Commedia - Biografico
- Durata: 127'
- Visto in: VHS
- Regione:
- Formato video: 4:3
- Nazionalità: USA
- Anno: 1994
- Produzione: Di Novi
- Distribuzione: Buena Vista International Italia (1995) - Touchstone Home Video; Touchstone Dvd (2003);
- Anno di uscita in homevideo: 1994
- Sottotitoli:
- Contenuti speciali:
- Standard:
Il trash vive!
di Francesca Caraceni
L'uomo più scarmigliato del cinema ha deciso, nel 1994, di ridare vita e voce a colui che è poi diventato un'icona del puro trash, un regista senza il quale, probabilmente, Tim Burton non esisterebbe: Ed Wood, il peggior regista di Hollywood. Tutto girato in bianco e nero, come le pellicole firmate Wood, il film di Burton segue passo passo la strabiliante carriera di questo anomalo artista e dei suoi strambi collaboratori.
Edward Wood Jr nasce a New York nel 1924 e sin da piccolo inizia a coltivare la passione per il cinema. Dopo l'arruolamento in marina e l'esperienza della guerra si trasferisce ad Hollywood nel 1946 ed inizia a lavorare prima a teatro (The Casual Company), poi al cinema. Il suo primo lungometraggio Glen or Glenda (1952) trattava il tema del travestitismo in una forma, a detta di molti, orripilante. Al '52 risale l'incontro del regista con il divo Bela Lugosi, lo storico Dracula del '32, nome che gli permetterà di dare visibilità alle due pellicole seguenti: Plan 9 from outer space (sorta di horror fantascientifico) e Bride of the monster, entrambi girati utilizzando espedienti e trucchetti. Gli studios hollywoodiani non hanno mai finanziato Wood in alcun modo e il regista finirà per darsi al soft e all'hard core per sbarcare il lunario, morendo alcolizzato nel 1978.
Inquadrature hitchcockiane, giochi di luce ed ombra degni del Bacio della Pantera, interpretazioni caricate e quasi teatrali, reggiseni a punta e acconciature a banana, decappottabili anni cinquanta viene da chiedersi: ma dov'è che sta Tim Burton? Dov'è che sta il regista più amato dai dark borchiati di mezzo mondo, dove sono le mani di forbice, i marziani, l'estetica gotica e surreale, dov'è che sta il pesce felliniano? Gli amanti di Tim Burton grideranno all'alto tradimento dopo aver visto questo vhs spalmati sui loro divani di latex, eppure farebbero bene a tacere. Sì, perché Ed Wood conserva tutto il migliore Tim Burton! Il bizzarro regista, infatti, ci fa da subito capire che, per quanto il prologo alla Frankenstein Junior possa farci subodorare un effettivo gusto per la sdrammatizzazione delle vicende e per la facezia, quel che avremo davanti è un film horror, un thriller con la decomposizione sistematica di un uomo e dei propri sogni. La spietatezza dello star system, la droga, le storie grottesche e tristi di questi personaggi sono, certo, alleggerite dall'eccezionale interpretazione di Johnny Depp - Ed Wood, feticista col vizietto del travestitismo, dal magnifico cammeo di Bill Murray omosessuale, dal personaggio eccezionale che risulta essere Bela Lugosi E ci si spancia dalle risate, durante i 120' e passa, ma si ride un po' meno dopo, a pensare che questo Ed Wood ha poi patito una fine miseranda, a ripensare che Bela Lugosi, vecchio stendardo dell'estetica cinematografica "pura", è stato riempito di sberleffi, ormai vecchio ed eroinomane, durante uno show televisivo.
Eccolo, quindi, il miglior Tim Burton: un regista dall'estetica inconfondibile ed unica, un ometto spettinato che ama le storie surreali ed ama raccontarle in modo ultrapolemico, come fossero fiabe amare: siamo sicuri che ci sia una reale distanza tra Ed Wood e Ed Manidiforbice?
I lettori hanno scritto 6 commenti
- indirizzo IP 87.3.16.101
- data e ora Martedì 08 Novembre 2005 [13:29]
- commento e questo ci dimostra che alla fine il buon vecchio tim ci racconta sempre la (triste) favola dello stesso emarginato/disadattato...
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