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Creature nella prateria
di Luigi Faragalli
Credetemi, concittadini, le creature innominabili non mi uccideranno, non mi divoreranno, io sono un brutto film ma sono puro di cuore, piuttosto preghiamo insieme perché facciano a brandelli il mio regista, eccolo, è lui, l'indiano, io ve lo indico, è lui il colpevole.
Mi conoscete, io sono The Village, e non sono un horror né tanto meno un thriller, non posso definirmi né l'uno né l'altro, no.
Se, amici miei, da piccoli eravate terrorizzati da "La Casa nella Prateria" allora io sono il thriller che fa per voi, solo in quel caso però. Ma guardatemi: la fanciulla romantica, lo scemo del villaggio, la bellissima "diversamente abile" con i soliti poteri un po' soprannaturali, il saggio padre con l'amore celato, il ragazzo ribelle e taciturno di cui si innamora una delle piccole donne. Non manca niente, tranne l'originalità.
E' così canonico il mio impianto visivo, così comuni gli espedienti usati nella mia sceneggiatura, che quasi sembra di conoscermi, lo so, di avermi già visto, un anno fa o magari soltanto la settimana scorsa, per dire, comunque già visto. Il mio corpo è un tranquillo villaggio dell'America che fu, con gli uomini dotati di baffoni e bretelle e le fanciulle calate nelle gonne a ruota, e sì, forse è scontato come sfondo, ma non basta questo a fare di me il thriller meno credibile passato nei cinema da un sacco di tempo a questa parte, no, c'è di peggio in me.
Io, mi spiace, fratelli, sono spudoratamente noto in ogni mia singola trovata.
Scatole nere custodiscono inconfessabili segreti che nessuno dice ma tutti sanno, anche lo spettatore purtroppo, che già ha capito tutto alla seconda scena.
Perché?
Ma per tutte le divinità dell'Induismo, è chiaro il perché, solo quel testone del mio regista M. Night può essere tanto tonto da non arrivarci!
Allora, se tu regista in un colpo di fortuna azzecchi un film non puoi ripetere in ogni tuo lavoro successivo lo stesso stratagemma narrativo, non puoi, lo spettatore non è un cretino, ti conosce, conosce i tuoi film e capisce.
E non c'è niente di peggio per un sedicente thriller come me dell'essere prevedibile, maledizione!
Perché il meccanismo del capovolgimento finale della prospettiva del racconto è un giochino carino, ma non può diventare uno stile, altrimenti si capisce subito quello che vuoi fare, M. Night, e dai.
Io sono tutto spaventosamente chiaro, fin dall'inizio, appunto, ed è tutta colpa tua, perché tu mi hai scritto e diretto.
Di fronte a questa brava gente io ti maledico per il torto che hai fatto a me ed a tutti quelli che mi vedranno.
Sei stato davvero un incapace, mi hai fatto nudo, un nudo esile vermiciattolo, e se per sbaglio in qualche punto riesco per un momento a coprirmi un pezzettino di pelle ecco la didascalica voce fuori campo, pronta a suggerire le ovvietà più ovvie anche a chi in quel momento si sta ormai limando le unghie o tagliando le doppie punte (e come dargli torto?).
Dico, dopo un primo tempo completamente inutile, passato a cercare di dare corpo a personaggi tanto banali che farcirli di ovvi dettagli non può che risultare semplicemente noioso, dopo questo, mentre già la sala sbuffa, tu che fai? Colmi il secondo tempo di voci fuori campo che sottolineano ogni tre passi gli avvenimenti e ricordano allo spettatore quello che si è detto cinque minuti prima?
E speri che non saltino i nervi a nessuno?
E le inquadrature di secondi su scritte e segni per spiegare tutto ma proprio tutto?
Ma ti sembra questo il modo di scrivere? Signori miei, saggi anziani di questa comunità, a voi sembra il modo?
Può un autore pretendere di costruire una sceneggiatura attorno a quello che è ben meno di un soggetto? Può farlo soltanto intorno all'ennesima idea di ribaltamento narrativo che gli è venuta? Può per giustificare questa idea puntellare l'intero film di trovate risibili e sconclusionate?
Perché se c'è il capanno della paura, quello in cui nessuno può entrare, se esiste apposta, per un unico scopo, che diavolo ci fa la sorpresa sotto al pavimento della camera del silenzio, eh?
Cosa diavolo ci fa quella roba dentro quella che doveva essere la cella del villaggio?
Ok, M. Night, ti serviva per completare il tuo disegnino di trama ma, semplicemente, non regge. E' una forzatura.
Certo, a tratti il film raggiunge ulteriori vette inviolate, come le medicine contro le coltellate (ohibò) che la piccola cieca, novella Cappuccetto Rosso (o meglio giallo), dovrà andare a cercare da sola al di là del bosco popolato da cattivissimi istrici giganti (M. Night, detto fra noi, sarebbe stato meglio non far vedere mai le "creature innominabili", o quantomeno non alla prima occasione utile), oppure lo Scemo che raccoglie incolume le bacche del colore del male (indovinate quale).
L'altalenare fra verità e leggenda regge giusto i primi sei secondi netti, poi anche il bimbo più ingenuo scende dall'altalena e si fa un gelato. Lo spettatore arguto, invece, dopo un'oretta inutile, che vuole essere costruttiva anche se quel che costruisce si poteva liquidare in due scene, trascorre il resto del film a chiedersi quanti gelati si sarebbe potuto comprare con sette euro.
Questa gente aveva dato a te, M. Night ed a me, tuo ultimo film, una possibilità. La possibilità di dimostrare che Il sesto senso era la misura del tuo valore e Signs uno scivolone destinato a non ripetersi. Purtroppo io sono qui, io per primo, a dire che questa occasione è andata sprecata. Sono un thriller noioso e prevedibile, incapace di far battere il cuore.
Ora, M. Night, ritrova un po' di umiltà, chiedi scusa anche tu ed avviamoci nel bosco, questo non è un tuo film, qua non ci sarà nessun cambio di prospettiva, se vuoi possiamo anche provare a raccontare a questa brava gente che in realtà tu sei un buon autore ed io un capolavoro, dubito però che qualcuno possa crederci.
I lettori hanno scritto 30 commenti
- commento Ti ringrazio, sentirsi apprezzati fa piacere. :) Riguardo al tono dell'articolo hai ragione, ma è volutamente eccessivo, è una caratteristica che abbiamo scelto di dare allo spazio "cloaca".
- commento MostroDelVillaggio, grazie dell'incoraggiamento! Voglio dire, pero', il mio parere su Cineforum e cioe' che e' una rivista di critica molto curata e molto seria :)))
- commento molto meno seria di quel che vorrebbe, piena di tromboni deliranti. come quasi tutte
- commento MostroDelVillaggio, che riviste ti piacciono? Duellanti e Segnocinema sono belle, no?
- commento ancora+pretenziose e vuote... leggetvi S&S
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