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Mangia la zuppa, amore

I nostri amici de “IL FOGLIO LETTERARIO EDIZIONI” ci inviano il seguente comunicato:

mangia la zuppa amorePRESENTATO AL PREMIO STREGA 2011

BORIS VIRANI

Mangia la zuppa, amore

Pag. 150 – Euro 12,00

ISBN 9788876063121

Non c’è più speranza di vedere qualcosa di nuovo che non possa essere ricondotto alla mia paletta e al mio secchiello, non riesco più a creare qualcosa di diverso da quel nano laggiù, quel cane, quella pietra, questi discorsi, la piazza, la birra alla spina, le spine della birra alla spina, i miei compagni, quella persiana, questi discorsi. Sempre la stessa roba, origami mentali unti e segnati dai solchi delle piegature, tutte cose previste e aspettate proprio lì, in quel punto e in quel momento, tutte cose che posso paragonare ad altre cose, tutte cose che posso incolonnare dietro altri volti, immagini, tazze da tè o esperienze già vissute, e mi sento solo e malato, un panico che cammina con un manico nel palato e con un magone che sale dal pancreas.

Sono un fuso orario che aspetta un altro fuso orario, in questa orologio, mentre fuori il tostapane albeggia. Sono un affamato che aspetta la zuppa, in questa cucina, mentre fuori piovono piccioni. Sono un amico dei cani che aspetta la campagna, in questo negozio di animali, mentre fuori le biciclette scampanellano. Sono un malato che aspetta un infermiere, in questo ospedale, mentre fuori la gente si taglia i capelli. Sono un venditore di aspirapolveri che aspetta l’indirizzo, in questa città, mentre fuori la prostata vede il mondo. Sono un elefante che aspetta un taxi, in questo deserto, mentre fuori il coinquilino guida una carovana. Sono un attore che aspetta di andare in scena, in questa vita, mentre fuori i manichini giocano a biliardo. Sono io e aspetto, in questo mio mondo, e intanto ammazzo il tempo: lascio cadere una monetina e la raccolgo.

Un mondo monodimensionale di cartone, costituito da un appartamento lunare e da una torre storta, è la scenografia di uno spettacolo improvvisato e volutamente banale. Sul palcoscenico si muovono un ragazzo, una ragazza, una bicicletta e un cane, circondati da una civiltà di piccioni e di manichini, fra i quali spiccano un coinquilino robot, un cacciatore metropolitano e un proprietario insetto. Uno spicchio di umanità inizialmente irriconoscibile nel profumo familiare di una strana zuppa che satura l’aria creando confusione, confusione che poi mano a mano si dirada lasciando spazio a un finale inaspettatamente lucido. Una semplicità caotica fine a se stessa, labirinti di parole, di contraddizioni e di nessi apparentemente incomprensibili, ecco il libro dell’esordiente Boris Virani, presentato al premio Strega 2011.

Boris Virani nasce una ventina d’anni fa a Pistoia. Questo è il suo primo libro. Piacerebbe a Raymond Queneau e a Guillermo Cabrera Infante.