A cosa serve la cultura? A niente, è chiaro.
Illusi sognatori passano ore a guardare immagini in movimento, alcune che non aumentano nemmeno il PIL. O quei dannati perditempo che “studiano” in facoltà come DAMS o analoghi, che hanno come unico scopo il comprendere e conoscere la storia della cultura attraverso le manifestazioni artistiche dell’umanità . Che spreco di tempo.
L’imprenditore milanese lo sa. Sa benissimo cosa conta nella vita. Ha interrotto subito gli studi dell’obbligo, parla a malapena l’italiano ma i suoi dipendenti lo comprendono benissimo, tanto “licenziamento” lo sa pronunciare bene. Lui non va mai al cinema, al teatro, non ha mai tempo, deve gestire i suoi affari ed è maledettamente bravo. A soli 45 anni possiede 3 ville e ha un’azienda dal fatturato invidiabile. Vive nel lusso e nell’agio. E’ un accanito sostenitore di questo governo che difende il suo legittimo diritto al profitto. E’ molto contento quando viene a sapere che la finanziaria di Tremonti non toccherà i suoi interessi, ma prevede un taglio del 40% al fondo per la cultura e lo spettacolo.
Anche noi siamo contenti. E’ bello sapere che c’è una coerenza nel disegno di questo governo, Berlusconi plasma da anni la società a sua immagine e somiglianza e ultimamente ha ancor più diminuito nelle sue televisioni ogni cosa che si avvicini al concetto di cultura. Perchè? Perchè la cultura è conoscienza, sapere, è sviluppo dell’individuo e non dell’economia. Non serve. Aumenta lo spirito critico, la razionalità , una visione globale del mondo: tutti parametri potenzialmente nocivi. Povero, povero imprenditore! Dobbiamo assolutamente impedirgli di rendersi conto che il suo stile di vita è insostenibile, che l’inquinamento della Val Padana nuoce alla sua salute e potrebbe ucciderlo, che la tutela del profitto a cui lui è tanto affezionato ogni giorno miete vittime e ha ormai totalizzato cifre da fare impallidire le due ultime guerre mondiali. E’ giusto tutelare la serenità del cittadino – Casa della Libertà come Pangloss, qui va tutto bene, non c’e’ da preoccuparsi.
Per questo è giusto ridurre all’osso ogni stimolo per la società a produrre cultura. Bisogna produrre denaro, non cultura. E poi di cosa vi lamentate? Quel 60% rimasto basterà a finanziare i Vanzina e quanto c’è di buono nella cultura italiana.
Dobbiamo difendere quello stile di vita che ci è imposto. Lo sapeva anche il figlio dell’imprenditore di Torino che qualche giorno fa ha pensato bene di difendere la sua proprietà con un fucile ed è morto. Figlio caro, preferisci il papà vivo o il cellulare nuovo?
Speriamo davvero che il percorso intrapreso da questo governo continui e tutte le nuove generazioni rispondano all’unisono: IL CELLULARE NUOVO!
La Donazione di Costantino
Sto per commettere un atto memorabile, inconsulto, andrò in galera, mi bruceranno sul rogo, mi tortureranno ma io lo dico: vomito. Ogni giorno leggo i giornali online e vomito.
Il conato più violento, profondo e sordido nasce dalla notizia che il senato ha approvato quatto quatto una norma retroattiva che esenta la chiesa cattolica (niente maiuscole, non è un refuso) dal pagamento dell’Ici causando una perdita per gli enti locali di circa 200 milioni di euro. Tutto ciò mentre la finanziaria creativa griffata tvemonti sottrae ulteriori trasferimenti dal bilancio dei comuni.
Non capisco più che sta succedendo, aiutatemi: sono smarrito. In che secolo siamo?
b16 cambierà il suo nick in pio nove, non riconoscerà più la legittimità dello stato italiano invasore e farà dichiarare autentico il documento noto come Donazione di Costantino (in odore di falso fin dal trecento e smascherato da Lorenzo Valla nel quindicesimo secolo).
Mai come ora sto sperando nell’esistenza di Dio: questi delinquenti pedofili e criptogay, quindi omofobi sfuggiranno certamente alla giustizia terrena, ma non a quella celeste. Suona savonaroliano, vero?
Da vaffanculo ai cartoni animati
Qualche giorno fa accendo la tv premendo, come al solito, un tasto a caso sul telecomando. Mi lascio le immagini alle spalle e mi metto al pc, in sottofondo una canzone:
Si accenderà nel cielo come una promessa vedrai
la stella del destino, stella degli eroi,
con il tuo cuore puro e l’aiuto di Anna e di Yomei
oltre te stesso riuscirai a diventare…
Eppure questa voce la conosco.
Shaman King, Shaman King, il nuovo re degli sciamani,
Shaman King, il grande sogno che hai dentro di te,
Ma cos’è questa roba? Dev’essere uno di quei nuovi orribili cartoni senza storia, uno di quelli fatti soltanto per vendere pupazzetti ai bambini.
sarà l’amore a dirti quando sbaglierai,
con il potere del tuo spirito a difenderti cosi,
Shaman King, oh oh…
Ai miei tempi il merchandising seguiva l’opera d’ingegno, e lo faceva soltanto in caso di enorme successo. Oggi l’opera, perlopiù di pochissimo ingegno, è una specia di lungo spot del merchandising e serve solo a questo.
Tutta colpa dei Pokemon, e delle leggi di mercato, certo.
Ma in questa lotta dura guarda quanti amici che hai,
e tu sei rosa pura non scordarlo mai,
e se la vita è un’orchidea, e può scaldarti il cuore,
lascia che sia tua, per diventare…
Eppure io questa voce l’ho già sentita. E se la vita è un’orchidea… sembra un testo sanremese.
Shaman King, Shaman King, il grande Re degli sciamani Shaman King, è questo il sogno che hai dentro di te,
sarà l’istinto e la follia di un Samurai,
o l’innocenza che hai nell’Anima
a difenderti cosi…
Shaman King…uh uh..
Uh uh… questa è tutta classe.
…è un’occasione da non perdere,
non c’è più tempo devi crescere,
dimostrare anche a Lei, il vero coraggio che hai!!
Fermi tutti! Io lo conosco questo. Ma sì, quello che dice sempre agli altri di fare le cose, vestiti, esci, vai con lui, stai con me, perché lo fai, brutta stronza…
per non tradire a metÃ
la vostra felicità !!
Il tuo destino….!
Oh, almeno non è morto nessuno nella canzone, dai.
Sarà la forza che hanno i deboli vedrai,
a risvegliarti a farti vincere,
basta crederci cosi!
Shaman King
Shaman King
Masini! Marco, sei tornato alla grande! HAI SOFFIATO IL POSTO A CRISTINA D’AVENA!
Guzzano e I Duellanti
A volte i dibattiti fra la critica specialistico-cartacea e quella on-line riservano qualche sorpresa e possono portare a dei veri e propri confronti anche aspri. Alessio Guzzano, critico cinematografico rappresentante della free-press di City e titolare di un sito personale, si è trovato a dover rispondere al ritratto tracciato da Simone Ciaruffoli, in visita nel suo sito-blog per una rubrica dedicata ai blog cinematografici comparsa sul numero di Settembre de “I Duellanti”. I risultati sono quantomeno esilaranti, tanto da far venir voglia di pubblicare per intero il dibattito su queste pagine. Chissà che un giorno “I Duellanti” non visitino anche il nostro blog.
Alessio Guzzano è un fenomeno. E va studiato.
È lo spettatore che ce l’ha fatta. E se ne compiace. Il suo sito di fatto è un blog, diario di un ego sconfinato che distribuisce perle di saggezza al popolo. Edmund Husserl, se avesse potuto, avrebbe tranquillamente inserito nella sua nuova scienza anche il fenomeno Alessio Guzzano, colui che senza timore scrive di Hitchcock come di un pallone gonfiato da Truffaut. Lapide alla Zelig (non il film), tipologia di frase che ogni individuo che voglia passare alla storia deve prima o poi formulare. Simbolica, essenziale, difficile da dimenticare, evocativa, straziante per come profana un amore (quello truffautiano) in nome di un odio. Alessio Guzzano (www.alessioguzzano.com) è un affabulatore, è come Maria De Filippi, solo che quest’ultima usa un linguaggio moderno. In entrambi gli intenti sono però i medesimi: arrivare al lettore nel primo caso, allo spettatore nel secondo. In televisione è con una calcolata prossemica che la presentatrice fidelizza i suoi appassionati, tre le pagine di “City” (il free press del Gruppo RCS distribuito in nove città italiane), o quelle del suo sito-blog, è con l’umorismo e una prosa arcaica che il mitico “Guzz” attecchisce come le radici fiorite del video “Enjoy the silence”. Quello tra Guzz e il suo lettore è un amore che non teme confronti. E’ il suddito che diventa Re e ai sudditi non fa paura. E’ uno di loro. Guzz infatti non vorrebbe mai ambire alla nomea di miglior critico (nemmeno ci si sente, critico), ma di miglior spettatore sì. E’ lo spettatore che ce l’ha fatta, è il soggettivismo che matura di uno scatto. E’ il soggetto che diventa fenomeno e soggiace all’adulazione di chi spera di raggiungerlo, prima o poi. Questo è www.alessioguzzano.com. Non importa che la meni ancora da purista della sceneggiatura, o che sgonfiando Hitchcock sgonfi la metà del cinema tutto. E nemmeno che non abbia un-barlume-uno dei processi filmici e della complessità del Cinema (della quale, guarda caso, Hitchcock è un archetipo), l’importante è parlare la lingua del popolo e al contempo manomettere, da abile sensale, il lavoro della critica specialistica. Il suo soggettivismo sbandierato (ovvero soggettiva che si fa metodo, ovvero oggettivismo) con tutti i suoi componenti e aliti democratici è la cifra del suo atteggiamento nei confronti del lettore, e poi del cinema. L’ironia con la quale demolisce i film, ha lo stesso valore sensazionalistico e autoreferenziale delle opere di Cattelan. Solo che per l’artista padovano la critica e l’oggetto della stessa coincidono, per Guzz la sua critica coincide solo con se stesso e con la concupiscenza offerta al lettore: guarda come ti ci faccio ridere sopra a ‘sto filmetto!
E’ un fenomeno il Guzz, e va studiato come qualsiasi sintomo sociale. Anche se poi il meccanismo ha le gambe corte. La sua abile ironia va infatti accolta non come prassi stilistica, altrimenti Guzz la dovrebbe adottare anche per i film di suo gusto, ma come furbo distacco moralistico dalle opere detestate. C’è del marcio, direbbe qualcuno. Ma non importa, perché questo è il pegno da saldare per chi, scrivendo, istituisce un rapporto intimo con chi lo legge; come il romanziere. A Guzz non interessa tanto il film, o meglio il suo regista, gli interessa la sua platea e il canale privilegiato attraverso il quale spedire frantumi del proprio ego, o di soggettività , per usare un eufemismo. In un certo senso sta agli antipodi di un Serge Daney, che con i suoi pezzi scriveva una “lettera aperta†al regista del film, e il fatto che questa venisse intercettata e letta anche dai potenziali spettatori di quel film, era una cosa secondaria. Un’umiltà quella di Daney, un amore per il cinema quello di Daney, che è per sua natura il maggiore rispetto esercitabile nei confronti del lettore: dimenticare di avere di fronte una platea e di esserne il protagonista. Proprio quello che non fa Alessio Guzzano, il suo sito infatti è impostato come un blog, più di un blog (per questo ce ne occupiamo qui), teso a venerare se stesso come fosse cellulosa tra la cellulosa. E pensare che è proprio Guzzano uno di quelli che ce l’ha a morte con le riviste specializzate, con chi, a sua detta, ma non solo sua (si pensi al Mereghetti), non fa altro che perdersi in sterili onanismi e autoreferenzialità . www.alessioguzzano.com è comunque il sito del Guzz, di chi non si perde in sterili onanismi e autoreferenzialità , di chi ha in mente solo i film e il cinema quello vero e fico, quello con la lettera “G” maiuscola. Stay tuned…
SIMONE CIARUFFOLI
Raccolgo l’invito dell’amico/collega Ezio Alberione (scelga lui ciò che meno l’offende, lo immagino gongolante per interposta penna) e replico alla recensione del mio sito (in realtà : della mia persona e dunque chiedo venia se parlerò di me) a firma di Simone Ciaruffoli. Lo faccio volentieri, a prezzo di nuove accuse al mio ego-presunto-sconfinato. Che non ambisce a
Con fiducia
ALESSIO GUZZANO
Fonte: www.alessioguzzano.com
Il ruggito del chierichetto
“Come sempre tutte le volte che la segreteria dell’Udc si trova in difficoltà e i quotidiani ne danno conto si pensa che vi sia un complotto mediatico. Come abbiamo già ribadito, Il Giornale si occupa di cronaca politica. A fare pasticci basta e avanza la segreteria dell’Udc”.
Un comunicato sereno e pacato, non c’è che dire, soprattutto nel finale.
Nei giorni scorsi, anche se si è notato poco, c’è stato in Italia uno sciopero dei giornalisti. La cosa ovviamente non ha toccato minimamente la redazione de Il Giornale che, essendo composta quasi esclusivamente da fornai, ha ritenuto opportuno non aderirvi.
Rimasto fra i pochi quotidiani nelle edicole, e ci scusino gli altri giornali per l’accostamento infelice, quale occasione migliore per obbedire agli ordini del padrone e lanciare una bella campagna contro l’odiato alleato post-democristiano? Detto fatto, ecco che il segretario viene dato per spacciato, vinto, caduto, sfatto e già quasi putrefatto. Si fanno addirittura i nomi del successore.
Stranamente la cosa viene gradita poco dall’Udc, qualche botta e risposta e poi la sconsolata conclusione:
“La risposta del Giornale alle dichiarazioni di alcuni esponenti dell’Udc conferma la scelta del quotidiano milanese di voler rappresentare una protesi politica del proprio azionista di riferimento [...] Peraltro non è un mistero che sia stato Berlusconi a minacciare il leader dell’Udc Marco Follini di scatenargli i propri mezzi di informazione contro”.
Colma la misura, quindi, Marcolino Follini si infervora tutto, arrossisce, indica il cielo con un ditino paffutto e, tremolante per l’emozione, maledice il fato e le orde di soldatini cattivi del suo ex compagno di giochi.
Caro Marcolino, quando si fabbrica un mostro c’è poco da lamentarsi una volta che ci si rivolta contro.
In bocca al lupo.
Pesci medi
“Io non sono uomo di Berlusconi. Semmai di Marcello Dell’Utri”
Finalmente hanno arrestato Luigi Crespi, ovvero l’inventore del “contratto con gli italiani” e dei manifesti con “meno tasse per tutti”, promessa rimasta come sappiamo sui manifesti soltanto. Personalmente non ho alcun problema a manifestare soddisfazione quando un delinquente pronto a tutto pur di arricchirsi viene giustamente ammanettato. Non ho alcun problema a dire che se mai la giustizia dovesse farcela a superare la tenacia nel delinquere, e nel voler restare impunito, del nostro Presidente del Consiglio io, di certo, mi dimosterei immensamente soddisfatto.
Guarda caso Crespi e Berlusconi hanno, pensa un po’, fortissimi legami.
Ma andiamo per gradi, in Italia non esiste più informazione quindi bisogna essere chiari, chiarissimi, sostituirci ogni volta che possiamo ai media istituzionali ormai ridotti a megafono del Premier e cercare di mantenere lucidità ed amore per la verità . In questo istante ad esempio il TG1 sta dicendo che Luigi Crespi, a lungo dirigente dell’HDC, e’ stato acciuffato dalla Guardia di Finanza con l’accusa di bancarotta fraudolenta. Fin qui tutto bene, la notizia è corretta, peccato che si liquidi così, in pochi istanti, senza spiegare chi diavolo sia davvero questo Crespi e cosa lo leghi a Silvio Gambadilegno.
Strano, molto strano, soprattutto considerando che Crespi, comunista dichiarato fino al 1989, comincia a fare soldi e a perdere dignità proprio come consulente per la comunicazione di Berlusconi, continua poi con Datamedia a fare i sondaggi per il Cavaliere, grazie agli ovvi interventi di quest’ultimo diventa poi con Nexus sondaggista ufficiale di Rai e Presidenza del Consiglio. Sempre forte di così grande appoggio il caro Luigi dimentica di essere un truffatore da quattro soldi e si convince di essere un grande imprenditore, quindi compra Cirm, Directa, World Ricerche, Punto.com, Light planet, Datacontact, Alto Verbano, Dataplanning, Il Nuovo.it, Poster Up, Show Up, Metafora e Mediacomm, cercando di trasformare HDC in una sorta di Mediaset dei sondaggi e della comunicazione, ovvero un monopolista senza praticamente concorrenti completamente asservito a Silvio e di fatto strumento nelle sue mani, utilissimo per falsare le ricerche e manipolare ancora di più l’opinione pubblica.
Bene, facciamo ora la domanda che in Italia nessuno fa mai: dove ha preso Crespi i soldi per mettere insieme tutto questo?
Se qualcuno se lo fosse chiesto per Berlusconi questo oggi sarebbe ancora un paese occidentale, libero e democratico, ma non divaghiamo. Crespi ha preso i soldi dagli amici, come nella migliore tradizione affaristico/mafiosa tanto tipica della Casa delle Libertà . Nel 2001 e nel 2002 fu direttamente Forza Italia a coprire i debiti di Gigetto, in seguito entrò in gioco Gianpiero Fiorani e la sua Bipielle. Come, immagino, a questo punto avrete tutti capito, Fazio non si dimette da Governatore della Banca d’Italia perché non ha alcuna intenzione di passare come l’unico delinquente della comitiva, fatto del resto comprensibile visto il disegno generale. Quale disegno generale? Mio Dio, ma davvero non avete capito nulla? Allora, state attenti:
- Berlusconi vuole il Corriere della Sera
- La Lega vuole tutte le bache del nord nelle mani della Banca Popolare di Lodi di Fiorani, uomo del nord
- Ricucci vuole soldi
- Crespi vuole soldi
- Fazio deve permettere che tutto quanto sembri normale
- Fiorani paga i debiti di Crespi
- Ricucci aiuta Fiorani a comprare banche al Nord
- Ricucci si offre come prestanome di Berlusconi e come per magia tira fuori un sacco di soldi per comprare il Corriere della Sera
- Fazio favorisce Fiorani nelle acquisizioni delle banche
- Silvio è felice
Un piano perfetto, per tutti tranne che per Crespi, unico pesce medio in mezzo a troppi pesci di taglia decisamente superiore.
Silvio decide quindi di sacrificarlo e, sempre sotto l’attenta regia di Fazio, volta le spalle a Crespi e di fatto regala l’HDC alle banche creditrici, quindi a Fiorani.
A marzo l’HDC fallisce, Crespi ingrassa centinai di chili, diventa buddista, rilascia interviste in cui dichiara di avere paura fisica di Previti e, placido, se ne sta buono ad aspettare il destino, ovvero la Guardia di Finanza che bussa alla porta.
E Silvio esce ancora una volta pulito da tutto, alé.
Mio papà fa il cuoco alla Barilla
Sì, ok, ma davvero alla Barilla pensano che gli italiani siano così fresconi?
Nessuno può bersi la storia della Barilla legata alla tradizione, questa fabbrica/famiglia in cui bravi papà fanno i sughi, brave mamme inventano la pasta piccina e bravi figli fanno la sfoglia per le tagliatelle.
Ma via, la Barilla sarà una fabbricona qualunque, come tutte le altre, avrà ciminiere, macchinari, operai tristissimi col lavoro sempre più precario e con sempre meno diritti, inquinerà ed avrà un consiglio d’amministrazione fatto da squali senza scrupoli, come tutte le aziende che si rispettino.
Magari delocalizzerà anche, andando a produrre le castellane in Romania, le Emiliane in Bielorussia, i ditaloni rigati in Polonia e i garganelli in Cina.
Perché cercare di farci bere le storielline familiari melense, eh? Ma chi volete che ci creda?
P.S.
Ho controllato, la Barilla non è una fabbricona qualunque, la Barilla è 29 fabbricone qualunque. E’ il leader mondiale nella produzione di pasta, terzo gruppo europeo nei prodotti da forno, ha stabilimenti in 3 continenti che producono milioni di tonnellate di alimenti ogni anno, consumati in tutto il mondo.
E mio marito fa il cuoco alla Barilla, mio marito fa il sugo con la ricotta, sì, certo, una campagna che sa proprio di sincerità , già .
Del resto dai proprietari del Mulino Bianco, dai tizi che hanno inventato la famiglia perfetta composta da sorridenti statue di cera sterili ed asessuate, potevamo aspettarci qualcosa di diverso?
Il coraggio di non guardarsi in faccia (e di perderla).
Fazio cacciato da Washington. Il governatore della Banca d’Italia ha lasciato in anticipo il Development committee della Banca Mondiale, dopo che Tremonti gli aveva revocato la delega a rappresentare l’Italia. Al suo posto siederà al tavolo rotondo un funzionario del tesoro. Ma c’è di peggio. I due, prima del burrascoso colloquio che ha portato alla rottura, nella giornata di ieri hanno seduto allo stesso tavolo, hanno presieduto entrambi alla conferenza stampa del G7, senza guardarsi in faccia, lasciando che a dividerli ci fosse il direttore generale del tesoro, Vittorio Grilli. Roba da consiglio pastorale d’oratorio, da far tornare in auge una celebre frase di Gaber: “Lo stato peggio che da noi solo l’Ugandaâ€.
Il giorno prima Tremonti, appena ricevuta la rinomina a ministro, incalzato da giornalisti e televisioni, si era mosso come un attore consumato sul palcoscenico, ridendo, scherzando, improvvisando addirittura un’imitazione di Fazio. Roba da perderla, la faccia. Sarò poco originale, ma un comportamento del genere non mi pare esattamente il più indicato per il titolare di un ministero responsabile della gravissima crisi economica che sta attraversando il nostro paese o per un rappresentante di una maggioranza che ha cambiato più ministri degli allenatori dell’Inter nell’era Moratti. Tremonti il “genioâ€, Tremonti il grande economista, colui che a detta di Berlusconi non andava preso in giro dal Bagaglino perché “ci fa risparmiare un sacco di soldi†è tornato dopo aver già affamato il paese una prima volta, promuovendo riforme folli e finanziarie da pelle d’oca (chi vuol conoscere esattamente cifre e entità di questo sfacelo si legga l’ultimo editoriale di Scalfari su “L’espressoâ€). Forse, l’imitazione di Guzzanti che ritrae il “genio†intento a giocare a videopoker coi soldi degli italiani, ha una valenza drammaticamente metaforica. Invece, la “patella attaccata allo scoglioâ€, come scrive il Financial Times, è rientrata in Italia sul Falcon privato, oramai sfiduciato anche dal pilota. Il passo che ci separa da una crisi economica stile Argentina non è poi così lungo, ma in fin dei conti è meglio occupare l’opinione pubblica con altre questioni, tipo un’altra legge truffa o, ancora meglio, Kate Moss che sniffa la cocaina.
Mentre scrivo invece, si sta consumando a 150 metri da casa mia la monumentale “Festa Tricoloreâ€, chissà che qualcuno dei partecipanti non ci regali qualche chicca tipo l’esibizione di Borghezio di qualche giorno fa durante il raduno della Lega a Venezia (“Ci scusiamo coi giornalisti perché l’Imam di Torino non è potuto venire, ma era impegnato a ricevere il calcio in culo che gli ha rifilato la Lega, è tornato a rompere i coglioni in Maroccoâ€); forse solo Gianni Prosperini (uno che sui suoi manifesti elettorali utilizzava lo slogan “Cinesi? No glazieâ€) potrebbe fare un numero da baraccone di tale genere, staremo a vedere, sempre con fiducia ovviamente.
Illuminazioni
“Sono molto preoccupato da quello che si vede adesso in televisione: non sta svolgendo un ruolo imparziale”.
Prodi a volte ha delle intuizioni davvero geniali.
SVEGLIA, PIRLA!!!
Ma come diavolo possono essere imparziali le televisioni se appartengono tutte al tuo avversario?
E’ come giocare contro il Milan con Iva Zanicchi come arbitro, porca pupazza!
SVEGLIA, PIRLA!!!
E si stupisce pure, se ne accorge ora, dopo che nella scorsa legislatura a Berlusconi fu promesso che il centrosinistra non avrebbe intaccato il suo monopolio, dopo che gli venne permesso di candidarsi pur essendo la sua candidatura illegale in quanto titolare di concessioni pubbliche, dopo che per cinque anni nel centrosinistra nessuno si è preoccupato di fare una legge antitrust seria o di risolvere il conflitto di interessi, dopo che il senatore diessino presidente in questa legislatura della commissione di vigilanza RAI ha permesso le più vergonose censure e epurazioni, dopo essere stati fermi e non aver mosso un dito mentre questo paese diventava una dittatura mediatica in cui non esistono più giornalisti televisivi ma è pieno zeppo di esperti di vini e piatti tipici, dopo tutto questo Prodi si stupisce, poverino.
SVEGLIA, PIRLA!!!
Professore, se per miracolo l’Unione dovesse vincere le prossime elezioni, mi raccomando, lasciamo l’assetto del sistema televisivo esattamente com’è ora, eh, facciamo sempre i diessini e poi stupiamoci.
P.S.
Quando fa così ‘sto pirla mi fa venir voglia di votare Bertinotti alle primarie.
Storace l’Inquisitore
Il Sig. Francesco Storace (continuerò imperterrito a rifiutarmi di usare il disgustoso appellativo di onorevole, per tutti) dopo aver provocato scempi durante la sua presidenza alla Regione Lazio, (quali disavanzo pauroso della sanità , aumento ingiustificato e folle dei dirigenti regionali, occhio di riguardo per le case di cura private) è stato giustamente trombato alle regionali dell’aprile scorso. Ma invece di essere relegato in un cantuccio a meditare ed eventualmente pentirsi, è stato nominato ministro della salute. Ora, compulsate pure Google ma non troverete che uno scarnissimo curriculum vitae del nostro sferico ministro. Non stiamo parlando del ministero per l’esportazione delle banane, la sanità è una cosa importante, a volte è una questione di vita o di morte, c’è di mezzo il diritto ad essere tutti curati nel migliore dei modi e c’è di mezzo la scienza. E il neo ministro inaugura il suo nuovo incarico cercando di riportare in auge la famigerata “cura Di Bella” grazie alla quale alcuni pazienti oncologici ci hanno rimesso le piume, mentre tutti i massimi oncologi italiani sconfessavano dati alla mano quei due farabutti di Di Bella & Son. Storace – scienza non suona bene. Anche Storace da solo non suona molto bene, non è così offensivo quanto dire Calderoli in pubblico, ma siamo in quell’ordine di contumelie.
La mia convinzione è che Storace sia nemico della scienza; vediamo perché. Da qualche tempo Silvio Viale, un ginecologo dell’Ospedale S.Anna di Torino, sta sperimentando su un ristretto numero di volontarie la somministrazione di mefiprestone (seguita dopo qualche giorno da una prostaglandina), noto anche come RU 486 oppure pillola abortiva. Le fiamme dell’inferno si agitano nella mente di alcuni di voi? Ok, me ne frego. La Ru 486 è disponibile in Francia dal 1988 ed ormai in quasi tutta Europa, tranne Irlanda ed Italia (chissà come mai). E’ commercializzata persino negli Stati Uniti.
La pillola a Storace non piace, invia gli ispettori dell’Agenzia del Farmaco a Torino e pretende di sospendere la sperimentazione d’autorità . Ovvio, no? Sostiene che i protocolli non sono corretti quando in realtà tutto è stato condotto con il massimo scrupolo e la massima attenzione per la salute delle donne coinvolte. In pratica pone un diktat, come questo governo è abituato a fare da quasi cinque anni, senza tenere conto che negli altri paesi circa il 50% degli aborti sono indotti farmacologicamente. Ma lui senz’altro è un profondo conoscitore delle donne, soprattutto quelle che remunera. Per fortuna Silvio Viale e Mercedes Bresso, presidente della Regione Piemonte, sono persone progressiste e combattive, non si incurvano come un Vespa qualsiasi e annunciano che la sperimentazione continuerà . Che a Storace piaccia o no.
Partiamo dal dato di fatto che la legge 194 è ancora legge, quindi è consentito abortire nei termini previsti; perché continuare ad infliggere una inquisitoria sofferenza ad una donna che ha deciso di abortire? Perché non rendere le cose più umane e civili, come nei paesi civili avviene? No. La donna che abortisce deve essere punita. Questa è l’idea che circola nella testa di Storace appena sotto il livello della coscienza. Intanto continueranno i viaggi carbonari in Svizzera e in Francia di donne che come spacciatrici di ecstasy cercano di procurarsi il Mifegyne (questo il nome commerciale dell’ RU 486 che comunque va usato sotto stretto controllo medico), e chi non può permettersi di viaggiare continua con il vecchio, traumatico metodo degno di un paese che ha in odio il progresso e la civiltà .