Oui, Oui, les Français vont sucer!
Son beau poil d’or, et ses sourcils encore
De leurs beautés font vergogner l’Aurore,
Quand au matin elle embellit le jour.
Siamo tutti Rocky Balboa.
Facendo sfoggio della mia sterminata cultura futile spesso mi capita di sorprendermi per come alcune cose, di per sé anche scontate e banali, riescano invece a stupire gli interlocutori. Pochissimi ad esempio sembrano essere a conoscenza del fatto che la sceneggiatura di Rocky sia stata scritta da Sylvester Stallone in persona. Qualcuno dei miei amici in verità si sorprende anche del fatto che Stallone, nel 1979, sapesse scrivere.
Ora, possiamo ironizzare quanto vogliamo sulle capacità scrittorie del nostro, tuttavia i più accorti non possono ignorare un dato di fatto: Stallone, probabilmente per puro caso, in più di una sceneggiatura pugilistica ha carpito il punto della questione italianità .
Cosa differenzia davvero gli italiani?
Cosa li rende popolo? Cos’hanno di davvero proprio, connaturato con i propri natali, intrinseco, intimo?
Cosa non cambia nemmeno se emigrano, se vanno a fare i minatori in Belgio, i muratori a Monaco di Baviera o i pizzaioli a New York?
Cosa?
Ebbene, Stallone lo sa: la risposta è il senso della rivalsa.
E’ un po’ come il senso della storia, ma non di un tipo qualunque di storia. Gli italiani non sono retorici, nazionalisti, orgogliosi, tronfi o altro, no.
No, no, non è il senso della grande storia, quella delle nazioni, delle guerre, degli imperi, dei condottieri, no, figuriamoci, gli italiani non ricordano nemmeno l’anno dell’unità d’Italia, no. Quello che gli italiani sentono è la storia personale, il riscatto, la rivalsa, la rivincita, la scalata alle stelle, il partire dalla polvere per arrivare a baciare in bocca la Madonna.
E’ Rocky che insegue le galline per allenarsi e puzza di fame più di un cane randagio zoppo, è Rocky che suda ed arriva a vincere, contro tutto, contro tutti.
E’ per questo che, sull’uno a uno, appena poggio il culo sul divano, so che la finale andrà ai rigori.
Ed è per questo che, seppur corroso dentro come se avessi trangugiato un bicchiere di bile di drago, so che vinceremo.
Perché il senso della storia, il senso della rivalsa, non può che condurci per mano lì.
Siamo partiti con la coda tra le gambe. I nostri campioni riconosciuti avevano le ginocchia svitate. Le nostre squadre più titolate e prestigiose sull’orlo di finire giustamente scaraventate nel burrone dei campionati inferiori.
Abbiamo cominciato facendo cose indecorose, sudando con il Ghana, pareggiando con gli Stati Uniti.
Ma siamo andati avanti, passo dopo passo, con sempre più gente dietro a sostenerci, sempre più gente dietro a crederci.
Perché noi lo sappiamo che i francesi son più bravi.
Sono un popolo più serio, fanno meglio di noi quasi tutto, i francesi fanno sempre sul serio e se la prendono per ogni minchiata.
Come fai a vincere contro gente così? Ci vuole l’impresa, ed è quello che l’Italia sa fare, proprio quello.
Perché noi lo sappiamo che i francesi son più bravi.
In fondo erano più bravi anche i tedeschi.
Non è importante però, qui si tratta di essere favolosi, non bravi.
E allora rigori.
Tutti dentro, tranne uno. Traversa, fuori.
Voilà .
[Continua]
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