Cyberazione: salva le foreste primarie con un clic!

Ci diamo sempre da fare per WWF, Lipu, canili e simili, potevamo rifiutare spazio a Greenpeace?

Le foreste primarie di tutto il mondo sono gravemente minacciate!

Gli alti tassi di deforestazione stanno portando l’ecosistema al collasso. Le emissioni di CO2 aumentano a causa della deforestazione. La forte richiesta di legname a basso costo sta alimentando il taglio illegale e distruttivo di alberi in tutto il mondo – dalla Papua Nuova Guinea al Canada, dall’Amazzonia alla Russia.

Serve al più presto una legge europea che vieti l’importazione di legname tagliato illegalmente. Servono sanzioni penali effettive per chi commette crimini forestali. Le aziende europee devono avere essere obbligate a dimostrare la provenienza del legname che utilizzano. E devono scegliere solo materie prime estratte legalmente e provenienti da una gestione sostenibile delle risorse ambientali.

La buona volontà delle singole imprese non basta più.
Serve la politica. E tu puoi smuovere la politica!

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PARTECIPA ADESSO ALLA NOSTRA CYBERAZIONE!
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Scrivi ai Membri della Commissione Stavros Dimas e Louis Michel, e chiedi loro di impegnarsi a presentare, nelle sedi opportune, una legge a tutela delle foreste primarie e contro il taglio illegale e distruttivo del legno.

A presto

Marcello Colacino
Webmaster Greenpeace Italia

Peti e casse di risonanza

18:10 Berlusconi: “Prodi ha l’obbligo di dimettersi”

Dopo il vertice a Palazzo Grazioli, parla Silvio Berlusconi: “Dopo questo disastro Prodi ha l’obbligo di dimettersi”, dichiara l’ex premier. Insomma, “per ragioni di coerenza politica, di coerenza costituzionale, di coerenza etica, deve rassegnare immediatamente le proprie dimissioni nelle mani del presidente della Repubblica”.

E a noi, essattamente, del parere del nano pelato, che ce ne fotte?
Ma soprattutto: coerenza etica? Ma per favore! Un minimo di contegno!

Football war

Il mio caro amico Antonio mi invia questo breve testo:

Caro piccolo sciacallo che, sopra un muro di Livorno, hai inneggiato alla morte dello “sbirro” Filippo Raciti: ma come fai a non sapere che lo sbirro sei tu? Raciti era un lavoratore di 38 anni, che per uno stipendio da operaio andava a farsi sputare addosso da quelli come te. Soldatacci, sbirraglia da curva, branco armato che per provare il brivido di essere qualcuno trasforma la miserabile identità di “tifoso” in valor militare. Tu sei lo sbirro, tu il repressore, tu il persecutore delle vite altrui, tu e tutte le cosche mafiose che, in tutti gli stadi italiani, presidiano il territorio della domenica (rubandolo agli altri) per dimenticare di essere uno zero tutti gli altri giorni. Credi di essere “di sinistra”, magari “rivoluzionario”, ma hai la tipica testa del maschio reazionario, piena delle parole retoriche e sceme della sedicente “cultura ultrà”: onore, gloria, vittoria, cascami di un linguaggio di guerra che ormai fa ridere anche nelle caserme, dove i tuoi coetanei la pelle la rischiano davvero. Magari avrai vent’anni, ma sei un vecchio. Un vecchio violento e ipocrita, che per ammantare di qualche ideale la tua frustrazione, la tua prepotenza, te la passi da ribelle. Non sei un ribelle, sei un conformista. Un piccolo conformista dal cuore vuoto. Vuoto quanto basta per diventare sbirro.

Michele Serra

Serra, come al solito, ha la vista lunga. E’ vero, spesso chi mena le mani lo fa per esistere. Solo in una cosa Serra sbaglia, quasi sempre le curve non si sentono né di sinistra né rivoluzionarie, quasi sempre si sentono di destra, estrema. Ed è lì che i cascami di un linguaggio di guerra si sposano benissimo con rimandi storici e simbolici terrificanti.

Evviva Pippo Baudo

Se un uomo che vive di consensi come Pippo Baudo, si e’ sentito di poter dire a quel maschione di Ratzinger di smetterla di fare le menate alla gente per scelte che riguardano solo il singolo e la coppia e che non danneggiano la societa’ in alcun modo e di pensare piuttosto al declino di questa societa’ che negli stadi ha campo libero per far fuori la gente e che si lobotomizza via cavo, be’, chi siamo noi per non farlo?
Ratzinger, ascolta, lasciaci in pace. Rassegnati al fatto che in Italia i cattolici sono meno di quanto dichira la chiesa. Parla un po’ di cose serie per una volta e lascia quella parte di te cosi’ frivola (e cosi’ preponderante) alla scelta degli abbinamenti stola-scarpe-cappellino.

Quando politica, marketing e pettegolezzi si uniscono

Quando si uniscono marketing, pettegolezzi e politica si uniscono, il prodotto è un fenomeno riprovevole che riempie giornali, telegiornali e chiacchiere da bar di tutta Italia.
Ecco quale solo i valori della “nuova politica”, che tanto si vantava di aver superato le ideologie.

Io mi sento continuamente preso per i fondelli e accerchiato, perché nessuno può fare a meno di parlarne. Io tento di non farlo, a costo di non far capire precisamente quello a cui sto riferendomi.
Chi ne parla per dirne bene, chi ne parla per dirne male. Anche io ne sto parlando proprio qui, anche se spero che non conti una pubblicità in cui il prodotto non viene né mostrato né nominato.
Giornalisti: voi siete i peggiori colpevoli. Prima di mettere una notizia in prima pagina dovreste chiedevi se state veramente informando, ovvero il vostro lavoro, o siete un po’ come dei cartelloni pubblicitari vuoti, sui quali chi passa può affiggere quello che più gli fa comodo.
Chiunque parli o abbia parlato, ieri, oggi, sempre, non solo di quest’ultima riprovevole trovata, ma di tutti le trovate di marketing politico e commerciale si interroghi, prima di parlare: voglio essere un cartellone pubblicitario anch’io, oppure voglio vivere la mia vita con dignità e libero arbitrio?

Le cassiere comuniste dell’Ipercooppe

Io, quando vado al supermercato, mi annoio.
L’umore mi resta decente per i primi venti minuti poi, inesorabilmente, di fronte ai muraglioni di variopinti vasetti di yogurt ed ai dubbi irrisolvibili che questi instillano solitamente negli astanti, mi deprimo.
Comincio a sognare di urlare.

- PRENDI UN CAZZO DI YOGURT A CASO!

Da solo, al centro del reparto latte e derivati.

- PRENDI UN CAZZO DI YOGURT A CASO!

Sogno anche di ficcare qualche bambino in un qualunque banco frigo, meglio se quello del pesce.
Sogno di strappare il contenitore delle caramelle a palline e riversarne il contenuto nella vaschetta del fiordilatte della gelateria. Sogno di alzare le gonne a tutte le giovani mamme.
Sogno di comprare i nuovi robottoni trasformabili… che belli che sono.
Sogno di essere l’inventore delle cassette verdi ripiegabili, e contemplo la loro perfezione, orgoglioso della mia idea geniale.
Sogno di dar fuoco al negozio di telefonini, tra le urla disperate dei commessi.
Sogno di rubare un intero espositore di cartucce per la mia stampante.
Sogno di tirare manichini contro i televisori giganti… di testa.
Sogno di mangiare un polletto arrosto ballando di fronte al riso integrale.
Sogno, sogno e intanto giro, dando risposte e pareri a casaccio, quasi sdraiato sul carrello, chiedendomi sempre perché si fanno le liste della spesa se poi non si rispettano mai.
Ci vogliono sempre ore prima di arrivare alla cassa, ed io faccio sempre il giro di tutti i miei sogni da supermercato, almeno un paio di volte.
Alla fine, poi, si arriva.

Le cassiere dell’Ipercooppe di Navacchio sono delle dee moderne.
Si parlano, da una cassa all’altra. I consumatori, giustamente, non esistono. Loro parlano attraverso, vedono attraverso.

- Oh bella, ti devo chiedere una ‘osina
- Oh me la devi proprio chiedere?
- Essì, eh.
- Dimmi, dai.
- Ma te dimmi, l’hai mi’a visto quel Perlana là, quello con l’estratto di cachemire?
- Deh, ccerto.
- Ecco, scusami, eh, ma il cachemire un l’è mi’a una lana?
- Eh.
- Eh che cazzata è? Spremono la pecora nel fla’one?
- Ma tu pensa a quelli che lo compran.
- E ci stanno, ci stanno.

Saggezza cassiera.

Aspiranti terroristi, se vi serve qualche arma biologica, sapete dove andare

Grazie ancora a Fabrizio Gatti, giornalista dell’Espresso, anzi, Giornalista. E’ opportuno distinguiere tipograficamente chi si fregia semplicemente del titolo e chi esercita realmente la propria professione.
Questo articolo sulla ignobile condizione dell’ospedale Umberto I di Roma, è un archetipo della condizione di molte strutture in Italia: infestate dall’incompetenza di piccole persone menefreghiste che non si pongono il problema di fare il proprio lavoro neanche a costo di mettere a rischio la vita di altri.
Aspettiamo una tragedia clamorosa che faccia notizia, magari qualcuno, a partire da quegli incompetenti dottori e infermieri, si renderanno conto di non essere furbi, ma criminali.

Per iniziare bene l’anno, ci vuole un test


Which extremely eccentric David Lynch film character are you?


You are Sailor Ripley from ‘Wild At Heart’ (1990), as played by Nicolas Cage. Sailor Ripley is a recent parolee who takes his girlfriend Lula on a law-breaking cross-country joyride. Sailor sings Elvis songs to Lula and takes great pride in his snakeskin jacket, ‘a symbol of my individuality and my belief in personal freedom.’
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Perché ogni tanto le maschere ci buttano fuori dalle sale