http://www.infolav.org/home/5079.htm
Randagio catturato e poi morto (L’Aquila)
31/08/2006-
Resi noti i risultati del rapporto di prova parziale, relativo all’esame
anatomo-patologico di Sebastiano, il cane randagio morto in circostanze
misteriose durante la cattura da parte di veterinari e tecnici del Servizio
Veterinario ASL di L’Aquila.
Le Associazioni animaliste, in attesa di sporgere formale denuncia,
pretendono da parte degli organi amministrativi competenti che sia fatta
chiarezza al più presto.
In seguito al drammatico episodio, avvenuto il 31 luglio 2006 nei pressi
dell’ufficio dell’INPS di L’Aquila, che ha portato alla terribile fine di
Sebastiano, incrocio di pastore abruzzese catturato dal personale del
Servizio Veterinario ASL solo per aver “infastidito” una cagnetta padronale
in calore, sono pervenuti i primi risultati dell’esame necroscopico eseguito
dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Teramo.
Dalla visione del referto si evince la presenza di ferite
contusive-compressive all’asse del collo, lesioni multiple di presumibile
natura traumatica e una grave emorragia interna, che palesano un ragionevole
dubbio sul trattamento al quale sia stato sottoposto il cane nelle varie
fasi della cattura, al punto da provocarne la morte.
Il dato ormai certo comunque è che il cane è transitato dal marciapiede
(dove dormiva inerme) al furgone della ASL Veterinaria per ritrovarsi,
infine, all’interno di un secchio della cella frigorifera della medesima
struttura, annegato in una pozza di sangue, scavalcando suo malgrado tutte
le tappe sancite dalla Legge.
Pertanto, le associazioni LAV, Animalisti Italiani, LEAL, Lega Nazionale per
la Difesa del Cane, chiedono al Sindaco della Città , al Prefetto, alla
Presidente della Provincia di L’Aquila, al Presidente della regione Abruzzo
e all’Ordine dei Medici Veterinari di L’Aquila:
- che sia avviata in tempi brevi un’inchiesta ufficiale che chiarisca la
dinamica dei fatti;
- che, una volta identificati i veterinari ed i tecnici del Servizio
Veterinario ASL responsabili dell’accaduto, siano presi immediatamente tutti
i provvedimenti previsti dalla legge ed eventualmente, anche il sollevamento
dall’incarico ricoperto;
- che siano chiarite eventuali responsabilità della dirigenza del Servizio
Veterinario di Sanità Animale della ASL n.4 dell’Aquila – Dipartimento di
Prevenzione, il cui operato è già oggetto di un procedimento penale in corso
per episodi analoghi;
- che sia predisposto un nuovo piano di controllo dell’emergenza randagismo
che preveda una rinnovata e proficua collaborazione fra Associazioni
Animaliste e Enti all’uopo preposti dalle normative vigenti, attraverso l’istituzione
di un tavolo di lavoro permanente sul randagismo, nonché l’assunzione di
nuovo personale in grado di svolgere le proprie funzioni istituzionali e
collaborare fattivamente con gli altri enti interessati.
E’ fondamentale che chi gestisce un servizio veterinario pubblico, allo
scopo di tutelare insieme valori fondamentali quali la salute dei cittadini
ed il benessere degli animali, agisca sempre rispettando i criteri della
massima legalità e trasparenza come sancisce l’art. 96 della Costituzione.
Si chiede, inoltre, che il Sindaco di L’Aquila vigili sulla popolazione
canina residente nel territorio comunale, affinché sia ristabilito al più
presto in città un più corretto e sereno rapporto fra uomo e animale e
perché simili azioni non abbiano a ripetersi in futuro.
Mamma mia, e se la cagnetta padronale restava incinta lo scioglievano nell’acido?