A morte il tiranno

Stamattina guardavo Luca Giurato. Lo guardavo come si guarda un cane zoppo e rognoso che tenta con cipiglio di attraversare l’autostrada Firenze – Mare: con pietà.
Stamattina Luca Giurato parlava di pena di morte, nella fattispecie di quella per impiccagione comminata a Saddam Hussein, ex-dittatore che, chissà per quale motivo, anche adesso che si è prossimi a giustiziarlo tutti in occidente si ostinano a chiamare fraternamente per nome: Saddam.
Dunque Luca parlava di Saddam, ed in studio tutti con lui. Tutti a dire che via, che male c’è ad uccidere un uomo? Soprattutto poi se la legislazione irachena lo prevede. Che male c’è se, del resto, anche in paesi grandi e gloriosi come USA e Cina si pratica l’assassinio di Stato senza troppe remore?
Quel povero vecchio desideroso di stupire che è ormai diventato Sartori arriva a dire che, via, se la pena di morte esiste nella gran parte del mondo ci sarà un buon motivo, no? Rincara poi sostenendo che l’Europa è contraria, all’unisono, solo per fare una bella figura a buon mercato.

Beh, Sartori, Giurato, e compagnia cantante di aterosclerotici mattutini, sapete una cosa? non mi avete convinto per niente.

Sarò testardo ma resto convinto, intimamente convinto, che la pena di morte sia una barbarie inaccettabile.

E mi dispiace che la sua messa al bando, ciò che mi rende davvero fiero di essere europeo, venga ridicolizzata da una mediocre trasmissione mattutina per famiglie.

Uccidere è sbagliato, pur non credendo nel dio dei cattolici è sempre stato uno dei comandamenti ai miei occhi più sensato.