Non parliamo di Padre Fedele, quella storia è stata trasformata, forse volutamente, in una farsa grottesca e pecoreccia degna di uno speciale di Studio Aperto.
No, parliamo di quanto non viene mai detto, mai mostrato, parliamo della sporcizia celata dai paladini della morale.
Il 18 febbraio 1995, il Cardinale Martinez Somalo, prefetto della Congregazione vaticana per la vita consacrata, posa per la prima volta gli occhi su un rapporto agghiacciante. Quelle pagine sono piene di accuse precise e circostanziate, tutta firmate con nome e cognome e già presentate, alcune più di una volta, ad altre autorità ecclesiastiche. Nel rapporto vengono portati alla luce numerosissimi casi di violenza sessuale perpetrata da preti e missionari su delle suore. In altre denunce addirittura si parla di religiosi che hanno forzato delle suore ad abortire per porre fine alle gravidanze frutto delle violenze subite.
Il rapporto era stato redatto e compilato da suor Maria O’ Donohue, all’epoca impegnata attivamente nella lotta alla diffusione dell’AIDS. Gli abusi e le violenze nel rapporto venivano descritti come “diffusi”.
Molti casi erano segnalati in Africa, per ragioni culturali correttamente individuate dalla suora. Suor Maria aveva infatti ben chiaro come in talune culture fosse “impossibile per una donna o un’adolescente dire no ad un uomo, specie ad un anziano e particolarmente ad un sacerdote”.
Ancora più raccapriccianti nel rapporto sono le motivazioni che spingono preti e missionari a cercare le suore per sfogare la propria libidine e la propria indole violenta, maschilista e prevaricatrice: nei paesi dove è particolarmente facile contrarre malattie veneree le suore sono viste dai religiosi come un insieme sicuro.
Possono quindi violentarle senza correre i rischi di infezione che correrebbero normalmente andando con delle prostitute.
Inoltre è anche gratis, e si sa quanto i preti amino essere parchi.
In uno dei casi denunciati addirittura si sono ritrovate incinte 29 suore contemporaneamente. Il loro gruppo era stato evidentemente trasformato in un vero e proprio bordello per preti. La Superiora chiese l’intervento del Vescovo, guadagnandosi così la rimozione dall’incarico con conseguente sostituzione. Forse il Vescovo era cliente affezionato, chissà .
Suor Maria non resta però un caso isolato: nel 1998 suor Marie Mc Donald presenta un secondo rapporto in cui denuncia “molestie sessuali e stupri perpetrati da preti e vescovi”.
Questi rapporti raggiungono poi l’opinione pubblica grazie alla pubblicazione dapprima sul National Catholic Reporter negli Stati Uniti e poi su alcuni quotidiani italiani.
La rottura della congiura del silenzio ad opera di queste coraggiose suore ed il successivo interesse della stampa impongono al Vaticano un pronunciamento ufficiale sul problema. Purtroppo il Vaticano minimizza.
Il 20 marzo 2001 Joaquin Navarro Valls, allora portavoce della Santa Sede, dichiara:
“Alcune situazioni negative non possono far dimenticare la fedeltà spesso eroica della stragrande maggioranza di religiosi, religiose e sacerdoti. [...] Il problema è conosciuto ed è ristretto ad un’area geografica delimitata. La Santa Sede sta trattando la questione in collaborazione con i vescovi, con l’Unione Superiori Generali e con l’Unione Internazionale Superiore Generali. Si lavora sul doppio versante della formazione delle persone e della soluzione dei casi singoli”.
Queste parole sono sembrate probabilmente troppo blande all’Unione Europea la quale, con solerzia ragguardevole, il 5 aprile 2001 fa pubblicare sulla propria Gazzetta Ufficiale il seguente testo:
19. Diritti umani: Atti di violenza contro religiose cattoliche
Risoluzione del Parlamento europeo sulle violenze sessuali ai danni delle donne e in particolare di
religiose cattoliche
Il Parlamento europeo,
visti la Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo e la Convenzione europea sui Diritti dell’Uomo,
vista la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea,
vista la sua risoluzione del 16 settembre 1997 sulla necessità di organizzare una campagna a livello dell’Unione europea per la totale intransigenza nei confronti della violenza contro le donne,
vista la sua risoluzione del 10 marzo 1999 sulla violenza contro le donne e il programma Daphne,
vista la Convenzione delle Nazioni unite sull’eliminazione di qualsiasi forma di discriminazione contro le donne,
A. ribadendo la ferma condanna sua e delle altre istituzioni comunitarie di qualsiasi forma di violenza ai danni delle donne e in particolare degli abusi sessuali,
B. vivamente preoccupato per il contenuto di un rapporto comparso nella rivista americana «National Catholic Reporter», in cui si segnalano numerosi casi di stupro, in almeno 23 paesi, commessi da preti nei confronti di religiose cattoliche,
C. considerando che la Santa Sede ha confermato di essere a conoscenza di casi di stupro e di abusi sessuali ai danni di donne, e anche di suore, da parte di preti cattolici, stante il fatto che dopo il 1994 sono stati trasmessi al Vaticano almeno cinque rapporti su questo tema,
D. considerando che malgrado i responsabili ufficiali fossero stati correttamente informati circa queste violazioni dei diritti umani, gli stessi non hanno reagito come avrebbero dovuto,
E. sottolineando che, secondo questi rapporti, numerose religiose stuprate sono state anche costrette ad abortire, a dimettersi e, in taluni casi, sono state infettate dall’HIV/AIDS,
F. prendendo atto delle dichiarazioni del portavoce del Vaticano, Joaquin Navarro Valls, il quale ha affermato che «il problema è noto ma è geograficamente limitato», ma sottolineando che, al contrario, questo fenomeno si estende ben al di là dell’Africa,
G. rammentando che l’abuso sessuale costituisce un reato contro la persona umana e che gli autori di questi reati devono essere consegnati alla giustizia,
1. condanna ogni violazione dei diritti della donna nonché gli atti di violenza sessuale, in particolare nei confronti di religiose cattoliche ed esprime la sua solidarietà alle vittime;
2. chiede che gli autori di questi reati vengano arrestati e giudicati in tribunale; chiede alle autorità giudiziarie dei 23 paesi citati nei rapporti di garantire che sia fatta piena luce in termini giudiziari su questi casi di violenza nei confronti delle donne;
3. chiede alla Santa Sede di considerare seriamente tutte le accuse di abusi sessuali commessi all’interno delle proprie organizzazioni, di cooperare con le autorità giudiziarie e di rimuovere i responsabili daqualsiasi incarico ufficiale;
4. chiede alla Santa Sede di reintegrare le religiose che sono state destituite dai loro incarichi per aver richiamato l’attenzione delle loro autorità su questi abusi e di fornire alle vittime la necessaria protezione e compensazione per le discriminazioni di cui potrebbero essere successivamente oggetto;
5. chiede che sia reso pubblico il contenuto integrale dei cinque rapporti citati dal «National Catholic Reporter»;
6. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, alle autorità della Santa Sede, al Consiglio d’Europa, alla Commissione per i diritti dell’uomo delle Nazioni Unite, ai governi del Botswana, del Burundi, del Brasile, della Colombia, del Ghana, dell’India, dell’Irlanda, dell’Italia, del Kenya, del Lesotho, del Malawi, della Nigeria, della Papua Nuova Guinea, delle Filippine, del Sudafrica, della Sierra Leone, dell’Uganda, della Tanzania, di Tonga, degli Stati Uniti d’America, dello Zambia, della Repubblica democratica del Congo e dello Zimbabwe.
Noi di Cineboom probabilmente non siamo autorevoli come il Parlamento Europeo tuttavia un appello ci sentiamo in dovere di farlo al nuovo Papa:
- Ehi, Ratzinger, per favore, non è che ti andrebbe di smetterla di coprire pedofili, aguzzini e stupratori?
Grazie.
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