Ascensore per il paradiso

Oui, Oui, les Français vont sucer!

C’est à mon gré le meilleur de son mieux
Que ce bel oeil, qui jusqu’au coeur me touche,
Dont le beau noeud d’un Scythe plus farouche
Rendrait le coeur courtois et gracieux.

Fantozzi era un documentario.
Abbandonata la macchina alla bell’e meglio mi ritrovo in un cortile in mezzo al vuoto universale più rarefatto. L’aria è satura di telecronaca, i nomi degli eroi risuonano a cantilena,

in

Grosso Cannavaro Grosso

ogni

Gattuso Camoranesi Cannavaro

possibile

Camoranesi Pirlo Totti

combinazione

Totti Totti Toni

come aminoacidi in una catena di dna: sono undici ma quante combinazioni può mettere in fila la lingua di un telecronista? Quante azioni si possono fare?
Infinite, penso, mentre sollevo lo sguardo al cielo ed i palazzi si fanno alti, più alti, sempre più alti, ripiegandosi verso il centro del cortile, immane pianta carnivora pronta ad inghiottire me, moscerino sudaticcio, attirato in quel ventre con l’esca di una finale mondiale.

Caracollando per gradini e colonne raggiungo un ascensore.
Premo il piano, si chiudono le porte.

GOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO…

Tutto trema, le voci di sessanta milioni di persone esplodono all’unisono.

Beh, o abbiamo pareggiato o è il terremoto.

In entrambi i casi essere in ascensore non è proprio una botta di culo.

[Continua]

Il comunismo ghermisce anche la Coppa del Mondo!

Oui, Oui, les Français vont sucer!

Mon Dieu, que j’aime à baiser les beaux yeux
De ma maîtresse, et à tordre en ma bouche
De ses cheveux l’or fin qui s’escarmouche
Si gaiement dessus deux petits cieux !

Domenica, sette e un quarto di sera, la partita si avvicina ed io mi trovo nel posto più pericoloso del pianeta: il Grande Raccordo Anulare.
Centinaia di persone capiscono che stanno per perdersi il calcio d’inizio e decidono, giustamente, che vale la pena mettere a repentaglio la propria vita pur di evitarlo. Furgoni delle consegne di fornai e ristoranti cominciano a zigzagare a centottanta all’ora tagliando la strada alla qualunque. Una Fiat Cinquecento truccatissima, con sotto un marmittone Abarth grosso come un termosifone, mi sibila sulla destra come un cacciabombardiere lanciato verso un danno collaterale.
Ho paura.
Intorno a me nulla si muove a velocità consona, tutti rombano, inchiodano, azzardano, strombazzano. Probabilmente è il mio tempo ad essersi rallentato, come in una sana puntata di Star Trek.
Invece no, cominciano i tamponamenti.
Gente disperata ai bordi della strada non piange per la Porsche ammaccata ma soltanto per il tempo che scorre, inesorabile.
Mi piacerebbe accostare e mettermi la testa fra le ginocchia, piagnucolando. Purtroppo non si può, ogni volta che mi giro di lato le macchine sfrecciano sempre più veloci. Adesso nulla va a meno di duecento all’ora, nemmeno gli scooter. Capisco che andare piano non serve e me ne faccio una ragione, del resto la macchina lenta in questo inferno è solo un inutile e troppo facile bersaglio mobile.
Ci imbottigliamo: se tutti corrono troppo non arriva nessuno, lezione di vita da annotare.
Abbiamo tutti i finestrini aperti, tutti la radio alta, tutti la stessa stazione, tutti la stessa faccia, tutti gli stessi occhi imploranti.

Oh, Dio, mio piccolo Dio, anche se non esisti prendici lo stesso, soffiaci tutti via da questo stradone, liberaci da queste macchine col tuo grosso apriscatole celeste e depositaci sui nostri divani, nelle nostre case, dai nostri amici, dalle nostre famiglie.
Dio, cazzo, falla una cosa utile ogni tanto, via.

Fratelli d’Italia
L’Italia s’è desta,
Dell’elmo di Scipio
S’è cinta la testa.
Dov’è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.

Cantiamo tutti, noi tifosi in scatola.
Primi minuti.

Rigore.

Rigore?

Come rigore?

In che senso?

Il padre di famiglia due Audi più in là mi guarda interrogativo. Io gli rispondo allargando lo sguardo nel massimo della sorpresa che riesco ad esprimere. Qualche Panda più avanti una bambina dorme.
Tutto l’ingorgo la invidia.

Per tre nanosecondi il raccordo diventa una sorta di irreale ciambellone bruciato coperto da variopinte pietre preziose.

Poi Zidane segna.

Ripartiamo, adesso tutti vanno piano.

[Continua]

Santo subito

grazie

da La Repubblica online:
L’entusiasmo di Chirac. Il presidente francese Jacques Chirac forse non ha visto la testata. All’Eliseo accoglie il “reprobo” di ritorno da Berlino, con parole a dir poco entusiastiche: “Lei è un virtuoso, un genio del calcio mondiale. Lei è anche anche un uomo di animo nobile, di spirito combattivo. Per questo la Francia la ammira e la ama”.

La tristezza di Zizou. Forse, tanto amore e ammirazione, cancelleranno la tristezza dell’attaccante che, a quanto dice il suo allenatore Domenech, sarebbe quasi sull’orlo di una crisi depressiva: “Zidane è triste, molto triste: non voleva certo finire la sua carriera così”. E poi racconta: “Io non giustifico quello che ha fatto, ma lo capisco, chissà cosa gli ha detto Materazzi. Che poi, grande grosso com’è, si è buttato a terra e ha fatto un sacco di moine. Il vero uomo del match è lui”.

Chirac non e’ proprio il primo della classe, eh?

Ma allora non è solo una che sa lucidarsi le chiappe

Forse abbiamo giudicato Mara Carfagna troppo in fretta, forse non è solo una protovelina ficcata di forza nei primi posti delle liste di Forza Italia perché amica molto raccomandata di qualche potente del partito, no, forse lei è di più.

Roma, 3 lug. (Apcom) – Il decreto sulle liberalizzazioni “colpisce blocchi sociali di riferimento del centrodestra”. Lo dichiara Mara Carfagna, deputata di Forza Italia, segretario della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei deputati.

Segretario della Commissione Affari Costituzionali, wow!
Deve aver imparato un sacco sulla Costituzione quando faceva la comparsa da tavolino nella Piazza Grande di Magalli.

“Il decreto del Governo sulla concorrenza potrebbe rappresentare un’interessante tessera di un mosaico che al momento non esiste. Le vere liberalizzazioni – aggiunge Carfagna – si avviano a partire dai settori dove il monopolio è maggiore. Prodi e Bersani, pertanto, dovevano prima aprire i mercati di energia, poste, trasporti e servizi pubblici locali e poi passare ad altre categorie”.

Già, i settori dove il monopolio è maggiore, ma non parliamo della raccolta pubblicitaria e dell’emittenza radiotelevisiva o dell’editoria, tutti settori dove il partito che le ha regalato il posto in parlamento potrebbe rivelarsi particolarmente sensibile. Del resto, da valletta de La domenica del villaggio, di Mengacci, di certo avrà imparato tutto sulle liberalizzazioni.

“Così com’è – sottolinea la deputata di FI – questo decreto somiglia ad una vendetta elettorale che colpisce blocchi sociali di riferimento del centrodestra e lascia intatti i privilegi delle grandi lobbies e dei sindacati vicini al centrosinistra”.

“In questo contesto – conclude Carfagna – sono incomprensibili le aperture di esponenti della Cdl, che o non hanno compreso la portata punitiva e politica di questo decreto o si preparano a diventare quinte colonne del centrosinistra”.

Ma certo, Mara, del resto chi ha vinto le fasce di Miss Sorrisi e Canzoni e di Miss Cinema ha tutte le ragioni di questo mondo nel redarguire Tommaso Padoa Schioppa, uno dei più grandi esperti di economia del pianeta. Tommasino ha solo voluto fare un dispetto agli elettori di centrodestra, è chiaro, mica sta tentando di mordenizzare il paese favorendo concorrenza e consumatori, no.

Senti Mara, forse io continuo a giudicarti nel modo sbagliato, però, quando un ghost writer di Forza Italia ti passa una dichiarazione da leggere per motivare la tua esistenza in Parlamento… non prenderti così sul serio, ok?