L’ottimismo è il profumo degli IM-BE-CIL-LI

“In Italia c’e’ un benessere diffuso. Molte regioni sono all’avanguardia. L’81% delle famiglie italiane possiede un’abitazione, siamo il primo Paese come numero di telefonini, televisioni e automobili [...] c’e’ ancora qualche problema [...] l’Italia si presenta in modo ottimistico e guarda al futuro con fiducia [...] pesa a noi liberali [...] ancora, nella parte politica, ci sono partiti che hanno orgogliosamente l’espressione comunista nel nome e il simbolo dello stato totalitario: la falce e il martello [...] quanto la fine della II guerra mondiale. Se ci fossero ancora la ‘cortina di ferro’ e il giogo comunista – prosegue – non ci sarebbe stata per il mondo la possibilita’ di diventare una unita’ globale attraverso internet”

Non passa un giorno senza che il Presidente del Consiglio dica sciocchezze epocali. Stupidaggini così grandi che gli meriterebbero un bel calcio nelle natiche e via a nuove elezioni in ogni paese sano di mente al mondo, ma non in Italia.

Passiamo alla consueta confutazione degli argomenti clowneschi del premier:

Tesi: L’Italia sta bene, siamo pieni di telefonini.
Confutazione: Nessun istituto, ente, nazione, nessuna azienda, nessun bottegaio di periferia, nessuno al mondo ha mai considerato la diffusione dei telefonini quale indice di sviluppo economico o sociale. Negli Stati Uniti ad esempio i telefonini sono stati per lunghissimo tempo diffusi in una ristrettissima fetta della popolazione. Ragioni storiche, abitudini, mode, possono avere un peso troppo rilevante nella diffusione di un bene (vale anche per abitazioni ed automobili) per poterne fare un indicatore attendibile. E’ un fatto invece che il Fondo Monetario Internazionale fotografi puntualmente l’Italia come una delle economie più sofferenti dell’Europa occidentale.

Tesi: L’Italia guarda al futuro con ottimismo.
Confutazione: Secondo l’ultimo sondaggio Acri-Ipsos (condotto con criteri scientifici e non a caso come quelli di Forza Italia), la situazione reale degli italiani sarebbe rissunta in queste parole: – Mezza Italia tira la cinghia. Un italiano su due non riesce a risparmiare e ha difficoltà ad arrivare a fine mese. A grandi linee in crisi c´è il ceto medio, le famiglie numerose con i figli che studiano, i pensionati. E tra questi, nel 2005, il 22% è risultato proprio al verde, non riesce a tirare avanti ed è costretto a indebitarsi per sbarcare il lunario: solo cinque anni fa era il 13%.

Tesi: La falce e il martello sono il simbolo dello stato totalitario.
Confutazione: Lo stato totalitario, in quanto tale, non ha alcun simbolo. Sul manifesto di Forza Italia per la “lotta alla dittatura”, come abbiamo avuto modo di sottolineare su questo blog, nella teoria dei dittatori manca Mussolini. Il fascio littorio era ad esempio un simbolo di uno stato totalitario. Nella sua coalizione, oltre ad Alleanza Nazionale che ha in parte abiurato, si ritrovano partiti che si richiamano direttamente al pensiero di un dittatore. Per contro la falce e il martello simboleggiano fin dalla nascita la presa di coscienza sociale dei lavoratori. Già i partiti della seconda Internazionale fondata a Parigi nel 1889 ne fanno largo uso. Per la prima volta compaiono incrociati nel 1917 durante la Rivoluzione d’Ottobre. Simbolo di lotta popolare quindi, prima che vessillo del totalitarismo.
Senza contare che i partiti di sinistra italiani pur utilizzando questo simbolo sono sempre stati perfettamente inseriti in un sistema democratico e lo sono ancora oggi.

Tesi: Se ci fosse ancora l’Unione Sovietica il mondo non sarebbe unito da internet.
Confutazione: Il comunismo esiste ancora, in Cina, ed i cinesi fanno uso di internet, nonostante i tentativi operati dal governo per controllare e limitare il fenomeno. Il mondo poi non è affatto unito da internet, la stragrande maggioranza degli esseri umani non ha alcun accesso alla rete.

Non so voi ma personalmente sono stanco di avere un Presidente del Consiglio che dice quattro frottole ogni tre parole.