Dittatori Disperati (Desperate GardenDwarfs)

Le tende pesanti lasciano filtrare pochissima luce nella stanza ricolma di ninnoli e simboli di una levatura tanto affannosamente braccata quanto mai raggiunta.
Il Presidente del Consiglio è piccolo e rannicchiatto, quasi in bilico sull’orlo dell’enorme poltrona in pelle. Sono arrivati i sondaggi di Pagnoncelli. Silvio mette i suoi occhiali, quasi a volerci vedere meglio, quasi non credendo a quanto letto un istante prima. Odia, quegli occhiali, lo fanno sembrare anziano.
In piedi, vicino alla finestra, Pierferdinando scosta le stoffe e guarda fuori, lontano. Cerca forse l’amico, quello che ha detto basta, quello che ha ritrovato la dignità, quello che non c’è stato più. Lo cerca nelle finestre di fronte, lo cerca per strada, niente.
Un raggio di freddo sole autunnale raggiunge le pupille irritate di Silvio.
- Chiudi.
Pierferdinando si gira di scatto tenendo ancora con la mano una tenda discosta dall’altra, ha le sopracciglia aggrottate e il grugno infantile teso nella buffa espressione che gli vien fuori quando vuole esprimere disappunto.
- Per favore, – aggiunge Silvio, stancamente.
- Che dicono?
Qualche secondo di grave silenzio contrappuntato soltanto dai rumori del distante traffico cittadino.
- Quattro e mezzo, forse cinque sotto.
Pierferdinando torna a guardare fuori.
- Ma questo Pagnoncelli è dei loro, vero? E’ comunista, no?
- Silvio, i sondaggisti li paghiamo tutti noi. Siamo i proprietari o i migliori clienti di ogni singolo istituto. Tutti i sondaggi sono pure aggiustati, va anche peggio di quel che ti dicono.
- Ma mi avevate assicurato che tornando indietro al proporzionale avremmo recuperato.
- Infatti, prima eravamo spacciati, adesso almeno perdiamo con una parvenza di dignità.
Silvio stringe il foglio nel pugno e lo accartoccia di scatto, poi comincia a strapparlo a due mani. Pierferdinando continua a guardare fuori.
- Silvio, smettila.
- IO NON VOGLIO PERDERE!
- Piantala.
- Deve esserci un modo, DEVE ESSERCI UN MODO!
- Non c’è, gli italiani ti odiano. Le primarie sono state un successone, Prodi ha fatto il record di ascolto a Porta a Porta, Celentano ha fatto il 50% di share inneggiando alla libertà, per strada tutti parlano male di te.
- Non ci credo, NON VI CREDO. Quando parlo ai congressi io vedo solo gente che mi vuole bene e che applaude ad ogni mia parola.
- Silvio, li paghiamo.
- Co… cosa?
- Dai, Silvio, lo sai benissimo.
Il piccolo uomo si alza di scatto e cammina veloce, ha il fuoco negli occhi. Arriva alla finestra e prende l’altro per un braccio, negli strattoni gli rimane in mano soltanto la stoffa della giacca ma lui non molla e la stringe forte tra le dita:
- DOVETE SMETTERLA! Voi non siete niente, non siete niente. VOI DOVETE PENSARE QUELLO CHE PENSO IO! Ed io non voglio perdere. Non posso perdere. Non posso. Avete voluto il proporzionale, ve l’ho dato anche se tutta Italia era per il maggioritario, quelli della Lega hanno voluto la devolution e gliel’ho data anche se tutt’Italia è per l’Italia unita, Previti mi ricatta e mi dice che devo tirarlo fuori di galera, ed io lo tirerò fuori dalla galera anche se tutt’Italia vuole i delinquenti in carcere. TI CHIEDO SOLTANTO DI FARMI FARE TUTTI GLI SPOT CHE VOGLIO E TU MI DICI NO? TU DICI NO A ME? MA IO VI DISTRUGGO, A TE ED A TUTTA L’UDC, IO VI ANNETTO, VI ASSORBO, IO VI COMPRO!
- Silvio…
- IO VI COMPROOOOO
- Silvio dai…
- VI COOOOOMPROOOOOOOOOO!!!

Uno schianto e un tonfo.
Tutto quello che accade. Pierferdinando non si rende nemmeno conto. Non sa da dove è partito l’ordine che ha raggiunto il suo braccio, quell’ordine di strapparsi via dalle grinfie del piccolo uomo urlante. Non sa da dove è partito il comando alla sua mano, quell’imperativo volto a farla distendere ben aperta ed a farla saettare veloce nell’aria, dal bordo del busto alla faccia dell’altro.
Un sonoro schiaffone, tutto quello che accade.
E dopo Casini in piedi, appena spettinato ma in piedi, e Berlusconi rovinato al suolo, incredulo, con gli occhi colmi di lacrime di stizza e rabbia avvelenata.

Casini si rimette a posto, si passa una mano nei capelli, si volta e guarda fuori. Marco è giù in strada.
Marco alza la testa come guidato da un’antica telepatia, lo vede, alza la mano e lo saluta, sorridendo.
Pierferdinando ricambia, saluto e sorriso.

Prende il cellulare dalla tasca interna della giacca.
Compone un numero:
- Bruno?
- Sì…
- Chiama l’Ansa… digli che è caduto il governo.

L’ultima cosa che Tabacci sente prima che la chiamata si interrompa è qualcuno che urla: – NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!

[P.S. Ahimé, ogni riferimento a cose e persone realmente esistenti è puramente casuale. Casini non avrà mai le palle, purtroppo]

Solo con te vinciamo

Era la fine dell’estate 2002 quando con un amico si sfrecciava allegramente sull’Autosole di ritorno dal mare. Più o meno all’altezza di Modena vediamo sulla corsia di sorpasso una berlina blu preceduta da un altro paio di macchine nere, delle quali una aveva anche la sirena sul tetto. Incuriositi e già pronti al peggio, approfittiamo di un incolonnamento per affiancarci e sbirciare
l’identità del politico scortato: “cazzo ma quello è Prodi!”. Non so esattamente perché, ma vederlo seduto lì dietro, tutto indaffarato in maniche di camicia e al cellulare, ci fece un effetto di grande fascino, e provammo subito il desiderio infantile di salutarlo, di dirgli qualcosa. Ci affiancammo nuovamente e ci sbracciammo col massimo sforzo possibile per farci notare; Romano ci vide e dopo qualche istante, a metà fra lo stupore e la gioia contraccambiò i nostri saluti. Ci affiancammo una terza volta e in quest’occasione ci salutammo tutti e tre vigorosamente col pugno della mano sinistra chiuso, sorridendo, quasi esultando per non si sa bene che cosa. Fu allora che il mio amico prese un sacchetto del pane, me lo passò e mi disse “scrivi qualcosa, la prima cosa che ti viene in mente”. Il ricordo della sconfitta del 2001, arrivata in quel modo con Rutelli “o bell’ guaglione” era ancora vivido, l’amarezza aveva da poco iniziato a tramutarsi in rabbia per gli avvenimenti legati alla nuova classe dirigente. Scrissi “solo con te vinciamo”. Ruffiano, ultrà della curva sud, quello che volete, ma alla fine lo scrissi e schiacciai pure il sacchetto contro il finestrino, in attesa che Prodi lo leggesse. Quando vide il sacchetto, fece un sottile sforzo per vedere cosa c’era scritto e una volta letto scoppiò a ridere e ci fece un gesto come a voler significare “eh, magari!”. Forza Romano, facci gridare presto che forse non avevamo tutti i torti.

Antidoti/Antiemetici 2.0

Mi sento così magnanimo e così poco desideroso di abbandonarmi ai soliti conati che Vi scodello un’altra playlist. Questa roba mi tiene vivo. Da iniziare ad ascoltare da metà, o dal fondo, o dall’inizio.

* White Rose Movement: Love Is a Number
* Gwen Stefani: Cool (Photek Remix)
* Tiga: You Gonna Want Me (Isolée In-My-Bee Remix)
* Sono: A New Cage (Extended)
* Agoria: Les Beaux Jours
* Abe Duque: Ban
* Coburn pres. Dumb Blonde: We Have the Technology
* Death From Above 1979: Black History Month (Alan Brake and Fred Falke Remix)
* Vetosilver: When You’re With That Girl
* The Organ: Brother

Buone Cose