L’inutilità della cultura

A cosa serve la cultura? A niente, è chiaro.
Illusi sognatori passano ore a guardare immagini in movimento, alcune che non aumentano nemmeno il PIL. O quei dannati perditempo che “studiano” in facoltà come DAMS o analoghi, che hanno come unico scopo il comprendere e conoscere la storia della cultura attraverso le manifestazioni artistiche dell’umanità. Che spreco di tempo.
L’imprenditore milanese lo sa. Sa benissimo cosa conta nella vita. Ha interrotto subito gli studi dell’obbligo, parla a malapena l’italiano ma i suoi dipendenti lo comprendono benissimo, tanto “licenziamento” lo sa pronunciare bene. Lui non va mai al cinema, al teatro, non ha mai tempo, deve gestire i suoi affari ed è maledettamente bravo. A soli 45 anni possiede 3 ville e ha un’azienda dal fatturato invidiabile. Vive nel lusso e nell’agio. E’ un accanito sostenitore di questo governo che difende il suo legittimo diritto al profitto. E’ molto contento quando viene a sapere che la finanziaria di Tremonti non toccherà i suoi interessi, ma prevede un taglio del 40% al fondo per la cultura e lo spettacolo.
Anche noi siamo contenti. E’ bello sapere che c’è una coerenza nel disegno di questo governo, Berlusconi plasma da anni la società a sua immagine e somiglianza e ultimamente ha ancor più diminuito nelle sue televisioni ogni cosa che si avvicini al concetto di cultura. Perchè? Perchè la cultura è conoscienza, sapere, è sviluppo dell’individuo e non dell’economia. Non serve. Aumenta lo spirito critico, la razionalità, una visione globale del mondo: tutti parametri potenzialmente nocivi. Povero, povero imprenditore! Dobbiamo assolutamente impedirgli di rendersi conto che il suo stile di vita è insostenibile, che l’inquinamento della Val Padana nuoce alla sua salute e potrebbe ucciderlo, che la tutela del profitto a cui lui è tanto affezionato ogni giorno miete vittime e ha ormai totalizzato cifre da fare impallidire le due ultime guerre mondiali. E’ giusto tutelare la serenità del cittadino – Casa della Libertà come Pangloss, qui va tutto bene, non c’e’ da preoccuparsi.
Per questo è giusto ridurre all’osso ogni stimolo per la società a produrre cultura. Bisogna produrre denaro, non cultura. E poi di cosa vi lamentate? Quel 60% rimasto basterà a finanziare i Vanzina e quanto c’è di buono nella cultura italiana.
Dobbiamo difendere quello stile di vita che ci è imposto. Lo sapeva anche il figlio dell’imprenditore di Torino che qualche giorno fa ha pensato bene di difendere la sua proprietà con un fucile ed è morto. Figlio caro, preferisci il papà vivo o il cellulare nuovo?
Speriamo davvero che il percorso intrapreso da questo governo continui e tutte le nuove generazioni rispondano all’unisono: IL CELLULARE NUOVO!