Antidoti/Antiemetici

Così, una playlist per questi giorni. Oplà. In ordine sparso.

- Adult: Gimmie Trouble
- Ladytron: Destroy Everything You Touch
- Jenny Goes Dirty: Amoureux Solitaires
- Human Body: Slave of the Machines (Gino & Snake Plissken remix)
- X Lover: So Blue
- Annie: Happy Without You (Riton Vocal mix)
- The Juan Maclean: Give Me Every Little Thing (Muzik X Press Vocal mix)
- The Magicake: I Was Dancing With Boy George (Adriano Canzian mix)
- Depeche Mode: Precious (Misc Full Vocal mix)
- Soulwax: NY Lipps (Kawasaki Dub)
- Kate Wax: Killing Your Ghost
- Audion: Just Fucking (Roman Fluegel’s 23 Positions in a One Night Stand Remix)

Enjoy.

Occhi senza prosciutto

Siccome Repubblica ormai è un tabloid scandalistico e il manifesto è completamente sotto choc, per sapere cosa succede in Italia bisogna leggere il Guardian, che ha dedicato addirittura un dossier al belpaesucolo. C’è veramente di che andare in Municipio a restituire la carta d’identità facendo harakiri e chiedendo scusa all’universo.
A parte questo, le pagine culturali del quotidiano britannico sono innumerevoli e molto ben fatte.

http://www.guardian.co.uk/italy

Molto interessante è anche Italieni che è una rassegna di ciò che la stampa estera scrive a proposito dello stivale.

Nonni

Ore 22.15. Non ce la faccio più a seguire Ballarò. Se l’amico dell’amico Mantovano è irritante il picciotto La Loggia è a dir poco repellente. E’ untuoso, materialmente untuoso, afflitto da pallore cadaverico, arrogante, con una smorfia che gli si disegna intorno ad a feritoia purulenta che si atteggia a sorrisetto sarcastico ed un fare pretesco, da prete picciotto. E’ il tipico esemplare di essere che usciva fatto con lo stampo molti decenni fa: non stupirebbe vederlo ritratto in una foto in bianconero in compagnia di grassi signori con le mani piene di anelli ed un cappello a falde larghe. O mantelline purpuree.
Sono sempre gli stessi e hanno le stesse facce, cambiano nome magari, provano a cambiare aspetto ma sono sempre gli stessi. E ora probabilmente riusciranno ad avere il loro golpe-giocattolo, proposito che hanno perseguito in modo infantilmente irresponsabile e delinquenziale.
Non riesco più ad essere dissacrante ed ironico. Sappiano, questi signori, che più di sessant’anni fa i nostri nonni sono saliti in montagna e furono chiamati banditi, ma nessuno di loro combatteva se non per la libertà del proprio paese. Si arriva ad un punto in cui certe cose non solo sono legittime, ma doverose: se un paio di spostati considerano legittima una guerra contro un popolo inerme, essi non avranno difficoltà a capire che in fondo, una cosa simile doveva pur succedere. E dovranno stare al gioco: non potranno dire che si tratta di terroristi, non potranno invocare una cosa così ridicola come il pericolo rosso.
Me ne assumo le piene responsabilità penali: l’ultimo modo per cambiare questo paese del cazzo è guardare ai nostri nonni.

Conati continui

Berlusconi inciampa. Che Dio esista? Forse è un segnale.

“Mi hanno spinto”

Sarà inciampato nel suo ego. Ah, no, quello è troppo grosso, si vede per forza.
Lo scandalo era partito molto prima, quando si parlava di emendamenti. Un governo delegettimato che fa una legge a proprio vantaggio e l’opposizione pensa di EMENDARE. Che cazzo c’è da emendare? Non dovevano far saltare tutte le sedute non presentandosi in aula? Evidentemente no.
Sperano nei franchi tiratori nel governo. Già, speriamo anche che ritirino la legge e si dimettano tutti, allora.

Calderoli: “Voto segreto, che poi tanto segreto non è…”

Ah, ah, Calderoli, l’uomo che si vantava di avere i lupi in giardino. La sua imbecillità naif svela quello che tutti si sbrigano a negare, ovvero hanno già preso provvedimenti anche contro questa eventualità.
Ma c’è il baluardo della democrazia, l’opposizione:

“17:37 Respinti primi emendamenti centrosinistra

I deputati del centrosinistra hanno votato con la Cdl contro i loro emendamenti a voto segreto, bocciati con oltre 525 no e 54 sì e due astenuti.”

Va beh, andiamocene.
A cosa serve ancora restare in un paese in cui un governo odiato, che ha subito una sconfitta elettorale senza precedenti non solo è legittimato a restare al potere, ma anche aiutato dall’opposizione a mantenerlo per un’altra legislatura?
Passerà anche questa, grave violenza a questa Italia addormentata, grazie a un manipolo di italiani senza scrupolo, che dopo essere riusciti a far passare quest’affronto, si sentiranno legittimati a compiere ogni altro tipo di scempio.
Il prossimo voto lo scrivo su un muro, con lo spray. Sarà altrettanto utile…

Casta presunta

Il TG1 non può evitare di dare la notizia, lo farebbe volentieri ma non può, ormai si sa, ormai lo hanno detto tutti. Occorre dunque darla sfoderando tutta la riverenza che si può: Lapo, il povero Lapo, vittima incolpevole di un cocktail di droghe, è finito in ospedale per una “presunta” overdose.
Presunta.
Ci sono cartelle mediche, ci sono referti, ci sono dichiarazioni di primari, ci sono analisi delle urine eppure… presunta.
Dunque il presunto giornalista del presunto primo telegiornale nazionale, non si pone minimamente il problema di quanto si stia distorcendo la notizia ed anzi calca con l’intonazione quel “presunta”, quasi a voler dire ai telespettatori: – Così hanno detto le malelingue ma noi in redazione non ne siamo tanto sicuri, noi qui lo sappiamo che Lapo è un bravo ragazzo, tanto sfortunato, e gli Agnelli sono dei luminosi sovrani illuminati dalle chiappe sempre linde.

L’Italia è l’unico paese al mondo dove prostrarsi ai potenti è un automatismo sociale.

Scommetto che gli Agnelli e la FIAT non hanno dovuto alzare nemmeno un dito per guadagnarsi tanta condiscendenza, figuriamoci, con un giovane in ospedale per droga hanno avuto probabilmente ben altro a cui pensare. No, nessuna pressione, ci giurerei, la deferenza verso il “signore” è un atteggiamento proprio di questi finti giornalisti che ammorbano le nostre tv ed i nostri giornali.

Non hanno mostrato lo stesso tatto e la stessa cautela con il povero Calissano, non ci hanno pensato per niente. Anzi, si sono comportati da avvoltoi com’è prassi quando hanno a che fare con soggetti che non possono minimamente influire sulla loro carriera, hanno frugato nella vita privata dell’attore, si sono affrettati a dipingerlo come uno spacciatore, lo hanno mostrato in manette, trascinato fuori dalla propria casa, ne hanno fatto un esempio da non seguire, un mostro, un bello e dannato sopraffatto dall’edonismo e dalle facili emozioni.

Ma Lapo no, Lapo è un simpaticone, sono tutti pronti a giurarlo.

Di fronte a tanto strabismo provo un disgusto finanche difficile da rendere a parole. Devo anche subirmi Vespa di sera che organizza la sua arringa difensiva sul rampollo FIAT senza sapere nemmeno cosa sia un cocktail di droghe.
Giuro, Vespa, ieri a Porta a Porta, il grande Vespa, il presunto giornalista di punta della RAI, pensava che Lapo avesse preso un bicchiere e ci avesse messo dentro un po’ di champagne, un po’ di cocaina, un po’ di eroina ed avesse mandato giù tutto. Vespa non sapeva di che cavolo si stesse parlando.

Vespa è, ahimé, un ignorante.

Ogni giorno, ogni maledetto giorno, muoiono chissà quanti ragazzi per droga, spesso da soli, spesso senza nemmeno la possibilità di venire curati in un ospedale. Ogni giorno i presunti giornalisti di questo sciagurato paese fanno finta di niente. Ogni giorno questi ragazzi, innocenti, adorabili e tremendi e sfortunati come chiunque altro, vengono pianti soltanto da chi li ha amati, avvolti dal dolore discreto di famiglie senza più forze.

Famiglie nobili quanto gli Agnelli.

Prenderla bene

“Sinistra troglodita”

“E’ stato un flop”

“Una vera cerimonia funebre”

Queste le misurate reazioni del centrodestra alla manifestazione prodiana di ieri. Raggiunto dai microfoni di TelePadania durante la consueta battuta di caccia al cinghiale mattutina, l’onorevole Calderoli, ministro delle rune, scheggiando una selce onde ricavarne una punta per la sua lancia, ha dichiarato: – Mfpzzz sgroar -, chiosando poi con un sonoro rutto.

P.s.

Non riesco a capire una cosa: se è andata così male perché nel centrodestra sono tanto incazzati? Non dovrebbero saltellare e gongolare gioiosamente. Qualcosa non torna.

P.s. 2

Grandissimo Guzzanti/Tremonti ieri dalla Dandini, quando Corrado a fine puntata si è alzato ed è corso via dallo studio istintivamente sono balzato sul divano ed ho controllato se avevo ancora il portafoglio in tasca.

L’inutilità della cultura

A cosa serve la cultura? A niente, è chiaro.
Illusi sognatori passano ore a guardare immagini in movimento, alcune che non aumentano nemmeno il PIL. O quei dannati perditempo che “studiano” in facoltà come DAMS o analoghi, che hanno come unico scopo il comprendere e conoscere la storia della cultura attraverso le manifestazioni artistiche dell’umanità. Che spreco di tempo.
L’imprenditore milanese lo sa. Sa benissimo cosa conta nella vita. Ha interrotto subito gli studi dell’obbligo, parla a malapena l’italiano ma i suoi dipendenti lo comprendono benissimo, tanto “licenziamento” lo sa pronunciare bene. Lui non va mai al cinema, al teatro, non ha mai tempo, deve gestire i suoi affari ed è maledettamente bravo. A soli 45 anni possiede 3 ville e ha un’azienda dal fatturato invidiabile. Vive nel lusso e nell’agio. E’ un accanito sostenitore di questo governo che difende il suo legittimo diritto al profitto. E’ molto contento quando viene a sapere che la finanziaria di Tremonti non toccherà i suoi interessi, ma prevede un taglio del 40% al fondo per la cultura e lo spettacolo.
Anche noi siamo contenti. E’ bello sapere che c’è una coerenza nel disegno di questo governo, Berlusconi plasma da anni la società a sua immagine e somiglianza e ultimamente ha ancor più diminuito nelle sue televisioni ogni cosa che si avvicini al concetto di cultura. Perchè? Perchè la cultura è conoscienza, sapere, è sviluppo dell’individuo e non dell’economia. Non serve. Aumenta lo spirito critico, la razionalità, una visione globale del mondo: tutti parametri potenzialmente nocivi. Povero, povero imprenditore! Dobbiamo assolutamente impedirgli di rendersi conto che il suo stile di vita è insostenibile, che l’inquinamento della Val Padana nuoce alla sua salute e potrebbe ucciderlo, che la tutela del profitto a cui lui è tanto affezionato ogni giorno miete vittime e ha ormai totalizzato cifre da fare impallidire le due ultime guerre mondiali. E’ giusto tutelare la serenità del cittadino – Casa della Libertà come Pangloss, qui va tutto bene, non c’e’ da preoccuparsi.
Per questo è giusto ridurre all’osso ogni stimolo per la società a produrre cultura. Bisogna produrre denaro, non cultura. E poi di cosa vi lamentate? Quel 60% rimasto basterà a finanziare i Vanzina e quanto c’è di buono nella cultura italiana.
Dobbiamo difendere quello stile di vita che ci è imposto. Lo sapeva anche il figlio dell’imprenditore di Torino che qualche giorno fa ha pensato bene di difendere la sua proprietà con un fucile ed è morto. Figlio caro, preferisci il papà vivo o il cellulare nuovo?
Speriamo davvero che il percorso intrapreso da questo governo continui e tutte le nuove generazioni rispondano all’unisono: IL CELLULARE NUOVO!

La Donazione di Costantino

Sto per commettere un atto memorabile, inconsulto, andrò in galera, mi bruceranno sul rogo, mi tortureranno ma io lo dico: vomito. Ogni giorno leggo i giornali online e vomito.
Il conato più violento, profondo e sordido nasce dalla notizia che il senato ha approvato quatto quatto una norma retroattiva che esenta la chiesa cattolica (niente maiuscole, non è un refuso) dal pagamento dell’Ici causando una perdita per gli enti locali di circa 200 milioni di euro. Tutto ciò mentre la finanziaria creativa griffata tvemonti sottrae ulteriori trasferimenti dal bilancio dei comuni.
Non capisco più che sta succedendo, aiutatemi: sono smarrito. In che secolo siamo?
b16 cambierà il suo nick in pio nove, non riconoscerà più la legittimità dello stato italiano invasore e farà dichiarare autentico il documento noto come Donazione di Costantino (in odore di falso fin dal trecento e smascherato da Lorenzo Valla nel quindicesimo secolo).
Mai come ora sto sperando nell’esistenza di Dio: questi delinquenti pedofili e criptogay, quindi omofobi sfuggiranno certamente alla giustizia terrena, ma non a quella celeste. Suona savonaroliano, vero?

Da vaffanculo ai cartoni animati

Qualche giorno fa accendo la tv premendo, come al solito, un tasto a caso sul telecomando. Mi lascio le immagini alle spalle e mi metto al pc, in sottofondo una canzone:

Si accenderà nel cielo come una promessa vedrai
la stella del destino, stella degli eroi,
con il tuo cuore puro e l’aiuto di Anna e di Yomei
oltre te stesso riuscirai a diventare…

Eppure questa voce la conosco.

Shaman King, Shaman King, il nuovo re degli sciamani,
Shaman King, il grande sogno che hai dentro di te,

Ma cos’è questa roba? Dev’essere uno di quei nuovi orribili cartoni senza storia, uno di quelli fatti soltanto per vendere pupazzetti ai bambini.

sarà l’amore a dirti quando sbaglierai,
con il potere del tuo spirito a difenderti cosi,
Shaman King, oh oh…

Ai miei tempi il merchandising seguiva l’opera d’ingegno, e lo faceva soltanto in caso di enorme successo. Oggi l’opera, perlopiù di pochissimo ingegno, è una specia di lungo spot del merchandising e serve solo a questo.
Tutta colpa dei Pokemon, e delle leggi di mercato, certo.

Ma in questa lotta dura guarda quanti amici che hai,
e tu sei rosa pura non scordarlo mai,
e se la vita è un’orchidea, e può scaldarti il cuore,
lascia che sia tua, per diventare…

Eppure io questa voce l’ho già sentita. E se la vita è un’orchidea… sembra un testo sanremese.

Shaman King, Shaman King, il grande Re degli sciamani Shaman King, è questo il sogno che hai dentro di te,
sarà l’istinto e la follia di un Samurai,
o l’innocenza che hai nell’Anima
a difenderti cosi…

Shaman King…uh uh..

Uh uh… questa è tutta classe.

…è un’occasione da non perdere,
non c’è più tempo devi crescere,
dimostrare anche a Lei, il vero coraggio che hai!!

Fermi tutti! Io lo conosco questo. Ma sì, quello che dice sempre agli altri di fare le cose, vestiti, esci, vai con lui, stai con me, perché lo fai, brutta stronza…

per non tradire a metà
la vostra felicità!!

Il tuo destino….!

Oh, almeno non è morto nessuno nella canzone, dai.

Sarà la forza che hanno i deboli vedrai,
a risvegliarti a farti vincere,
basta crederci cosi!
Shaman King
Shaman King

Masini! Marco, sei tornato alla grande! HAI SOFFIATO IL POSTO A CRISTINA D’AVENA!

Guzzano e I Duellanti

A volte i dibattiti fra la critica specialistico-cartacea e quella on-line riservano qualche sorpresa e possono portare a dei veri e propri confronti anche aspri. Alessio Guzzano, critico cinematografico rappresentante della free-press di City e titolare di un sito personale, si è trovato a dover rispondere al ritratto tracciato da Simone Ciaruffoli, in visita nel suo sito-blog per una rubrica dedicata ai blog cinematografici comparsa sul numero di Settembre de “I Duellanti”. I risultati sono quantomeno esilaranti, tanto da far venir voglia di pubblicare per intero il dibattito su queste pagine. Chissà che un giorno “I Duellanti” non visitino anche il nostro blog.

Alessio Guzzano è un fenomeno. E va studiato.
È lo spettatore che ce l’ha fatta. E se ne compiace. Il suo sito di fatto è un blog, diario di un ego sconfinato che distribuisce perle di saggezza al popolo. Edmund Husserl, se avesse potuto, avrebbe tranquillamente inserito nella sua nuova scienza anche il fenomeno Alessio Guzzano, colui che senza timore scrive di Hitchcock come di un pallone gonfiato da Truffaut. Lapide alla Zelig (non il film), tipologia di frase che ogni individuo che voglia passare alla storia deve prima o poi formulare. Simbolica, essenziale, difficile da dimenticare, evocativa, straziante per come profana un amore (quello truffautiano) in nome di un odio. Alessio Guzzano (www.alessioguzzano.com) è un affabulatore, è come Maria De Filippi, solo che quest’ultima usa un linguaggio moderno. In entrambi gli intenti sono però i medesimi: arrivare al lettore nel primo caso, allo spettatore nel secondo. In televisione è con una calcolata prossemica che la presentatrice fidelizza i suoi appassionati, tre le pagine di “City” (il free press del Gruppo RCS distribuito in nove città italiane), o quelle del suo sito-blog, è con l’umorismo e una prosa arcaica che il mitico “Guzz” attecchisce come le radici fiorite del video “Enjoy the silence”. Quello tra Guzz e il suo lettore è un amore che non teme confronti. E’ il suddito che diventa Re e ai sudditi non fa paura. E’ uno di loro. Guzz infatti non vorrebbe mai ambire alla nomea di miglior critico (nemmeno ci si sente, critico), ma di miglior spettatore sì. E’ lo spettatore che ce l’ha fatta, è il soggettivismo che matura di uno scatto. E’ il soggetto che diventa fenomeno e soggiace all’adulazione di chi spera di raggiungerlo, prima o poi. Questo è www.alessioguzzano.com. Non importa che la meni ancora da purista della sceneggiatura, o che sgonfiando Hitchcock sgonfi la metà del cinema tutto. E nemmeno che non abbia un-barlume-uno dei processi filmici e della complessità del Cinema (della quale, guarda caso, Hitchcock è un archetipo), l’importante è parlare la lingua del popolo e al contempo manomettere, da abile sensale, il lavoro della critica specialistica. Il suo soggettivismo sbandierato (ovvero soggettiva che si fa metodo, ovvero oggettivismo) con tutti i suoi componenti e aliti democratici è la cifra del suo atteggiamento nei confronti del lettore, e poi del cinema. L’ironia con la quale demolisce i film, ha lo stesso valore sensazionalistico e autoreferenziale delle opere di Cattelan. Solo che per l’artista padovano la critica e l’oggetto della stessa coincidono, per Guzz la sua critica coincide solo con se stesso e con la concupiscenza offerta al lettore: guarda come ti ci faccio ridere sopra a ‘sto filmetto!
E’ un fenomeno il Guzz, e va studiato come qualsiasi sintomo sociale. Anche se poi il meccanismo ha le gambe corte. La sua abile ironia va infatti accolta non come prassi stilistica, altrimenti Guzz la dovrebbe adottare anche per i film di suo gusto, ma come furbo distacco moralistico dalle opere detestate. C’è del marcio, direbbe qualcuno. Ma non importa, perché questo è il pegno da saldare per chi, scrivendo, istituisce un rapporto intimo con chi lo legge; come il romanziere. A Guzz non interessa tanto il film, o meglio il suo regista, gli interessa la sua platea e il canale privilegiato attraverso il quale spedire frantumi del proprio ego, o di soggettività, per usare un eufemismo. In un certo senso sta agli antipodi di un Serge Daney, che con i suoi pezzi scriveva una “lettera aperta” al regista del film, e il fatto che questa venisse intercettata e letta anche dai potenziali spettatori di quel film, era una cosa secondaria. Un’umiltà quella di Daney, un amore per il cinema quello di Daney, che è per sua natura il maggiore rispetto esercitabile nei confronti del lettore: dimenticare di avere di fronte una platea e di esserne il protagonista. Proprio quello che non fa Alessio Guzzano, il suo sito infatti è impostato come un blog, più di un blog (per questo ce ne occupiamo qui), teso a venerare se stesso come fosse cellulosa tra la cellulosa. E pensare che è proprio Guzzano uno di quelli che ce l’ha a morte con le riviste specializzate, con chi, a sua detta, ma non solo sua (si pensi al Mereghetti), non fa altro che perdersi in sterili onanismi e autoreferenzialità. www.alessioguzzano.com è comunque il sito del Guzz, di chi non si perde in sterili onanismi e autoreferenzialità, di chi ha in mente solo i film e il cinema quello vero e fico, quello con la lettera “G” maiuscola. Stay tuned…

SIMONE CIARUFFOLI

Raccolgo l’invito dell’amico/collega Ezio Alberione (scelga lui ciò che meno l’offende, lo immagino gongolante per interposta penna) e replico alla recensione del mio sito (in realtà: della mia persona e dunque chiedo venia se parlerò di me) a firma di Simone Ciaruffoli. Lo faccio volentieri, a prezzo di nuove accuse al mio ego-presunto-sconfinato. Che non ambisce a , in quanto nato a mollo in un outsider per vocazione e scelta (controllare che non sia retorica), uno che guarda e scrive refrattario ad ogni maniglia festivaliera, consorzio universitario, cricca giornalistica e che – valga come promessa a lorsignori in allarme – tra un paio d’anni farà un altro lavoro guardando qualcos’altro (gradito lo sport). Scrivo, rigorosamente a pagamento (il che consente all’uomo e al sito di essere liberi da sponsor), su convocazione di coloro che apprezzano il mio stile, ammesso io ne abbia uno. Scrivo fiducioso che i miei giudizi non vengano liquidati come odio/boutade da chi confessa di vivere di archetipi. Da chi coltiva dubbi da terrazza (come stroncare la Wertmüller, ché poi me la ritrovo a cena?), da chi si ritiene commissario di un presunto popolo sempre sull’orlo della punizione siberiana (figuri-ni che incappano nelle geometrie esistenziali di “Closer” e gli rimproverano ), da chi se gli tocchi il vecchio satiro Hitch – sbrigativamente, lo riconosco; gli spazi di “City” sono ristretti –, se spalanchi la finestra del cortile degli intoccabili, subito strepita di processi filmici e prossemica (!!), perché nel regista che saprebbe troppo il cinema si esaurirebbe. Vissuti invano: Lang, Chaplin, Welles, Marcel (eresia!) Carné, pallone sgonfiato da Truffaut e poi riabilitato con la consueta grinta assolutista (rimando ai i dubbi di Claudio Carabba sui limiti ‘generazionali’ del francese che noi tutti generazionalmente amiamo). Ma Ciaruffoli ha ragione nel merito. Che per me è tale e per lui/voi demerito. Ha frugato con proficua dedizione il sito e la psicologia del sottoscritto. E dunque sorvolo sul paragone con la De Filippi (offese così si regolano in qualche orto, di buon mattino, a scudisciate) e sull’ammiccante “Guzz” che egli berluschinamente mi appioppa nell’immaginario collettivo. Egli stigmatizza ciò che io rivendico. Ritiene marchio d’infamia critica le modalità d’indagine e comunicazione che a me paiono necessarie. Strabilia di fronte a chi si dichiara soltanto un sagomato filtro verso il lettore ed espone fuori dalla torre d’avorio i suoi percorsi e strumenti, ovvero se stesso (la mia formazione è psicologico/letteraria, non ho problemi ad ammettere di essermi dovuto studiare il controcampo). Che fa il tifo pro o contro proponendo realtà increspate dal tifo medesimo. E’ quello che il vostro recente nemico Mereghetti chiama , ancora convinto che la critica esista. Invece esistono soltanto i critici, vittime/artefici di allenate, motivabili pulsioni. E’ una realtà inevitabile. Onesta. Il contrario della pregiata quanto inutile autoreferenzialità in cui molti duellanti si crogiolano (mica ha sempre torto, il Mereghetti). Cosa intende dire il critico teatrale del “Corriere” Franco Cordelli quando scrive degli allestimenti di Strehler: < …perché non mi piacevano e oggi mi piacciono fino alle lacrime? Credo che nel 1986 avrei rifiutato "Temporale" per le sue qualità poetiche e, in apparenza, al di sopra della mischia: cioè per la concentrazione e intimità che oggi mi appaiono sempre più urgenti>. Forse che il critico non è soltanto un mezzo ma anche parte del fine? Ha ragione infine Ciaruffoli quando trasecola al suono di quella desueta parola: lettore. Io manometterei il lavoro della critica specialistica? Troppo onore. Sabotatore da medaglia. Guastatore. Sarei la benedetta orgia che insidia la reciproca solinga masturbazione. L’amplesso degli aggettivi comprensibili che affligge l’eloquio segaiolo (ops, onanista). Come forse direbbe l’iconoclasta Cattelan, al quale il “Ciaru” indegnamente mi appaia.

Con fiducia

ALESSIO GUZZANO

Fonte: www.alessioguzzano.com