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E’ dura là fuori

Ti giuro che non sono cattivo

Come sapete io sono un uomo.
Sono un uomo circondato da donne intelligenti.
Le donne intelligenti ovviamente notano, e non sopportano, molti comportamenti discutibili del maschio medio italico.
Tuttavia io NON sono un maschio medio italico.
A volte mi capita quindi di dover ricordare loro le differenze che esistono tra me ed un neanderthal.
Il caro Stefano Disegni pare aver vissuto le medesime situazioni.

Stefano scrive:
In coda alla Festa della Donna appena trascorsa, una piccola provocazione-riflessione e, ma sì, vendetta, di cui vi faccio omaggio, con affetto per le signore.
Se vi ho seccato, chiedo scusa.
Stefano Disegni

Con lo stesso affetto io vi giro le vignette (e vado a lavare i piatti):

Football war

Il mio caro amico Antonio mi invia questo breve testo:

Caro piccolo sciacallo che, sopra un muro di Livorno, hai inneggiato alla morte dello “sbirro” Filippo Raciti: ma come fai a non sapere che lo sbirro sei tu? Raciti era un lavoratore di 38 anni, che per uno stipendio da operaio andava a farsi sputare addosso da quelli come te. Soldatacci, sbirraglia da curva, branco armato che per provare il brivido di essere qualcuno trasforma la miserabile identità di “tifoso” in valor militare. Tu sei lo sbirro, tu il repressore, tu il persecutore delle vite altrui, tu e tutte le cosche mafiose che, in tutti gli stadi italiani, presidiano il territorio della domenica (rubandolo agli altri) per dimenticare di essere uno zero tutti gli altri giorni. Credi di essere “di sinistra”, magari “rivoluzionario”, ma hai la tipica testa del maschio reazionario, piena delle parole retoriche e sceme della sedicente “cultura ultrà”: onore, gloria, vittoria, cascami di un linguaggio di guerra che ormai fa ridere anche nelle caserme, dove i tuoi coetanei la pelle la rischiano davvero. Magari avrai vent’anni, ma sei un vecchio. Un vecchio violento e ipocrita, che per ammantare di qualche ideale la tua frustrazione, la tua prepotenza, te la passi da ribelle. Non sei un ribelle, sei un conformista. Un piccolo conformista dal cuore vuoto. Vuoto quanto basta per diventare sbirro.

Michele Serra

Serra, come al solito, ha la vista lunga. E’ vero, spesso chi mena le mani lo fa per esistere. Solo in una cosa Serra sbaglia, quasi sempre le curve non si sentono né di sinistra né rivoluzionarie, quasi sempre si sentono di destra, estrema. Ed è lì che i cascami di un linguaggio di guerra si sposano benissimo con rimandi storici e simbolici terrificanti.

Conosco ragazzi che fanno cose strane

Alessandro, per esempio, in questa Italia neo-clericale e neo-conservatrice insegna per l’appunto in un Liceo Classico gestito da preti. E fin qui non ci sarebbe nulla di strano se non portasse in giro i propri alunni a visitare un centro sociale:

Le alunne e gli alunni del liceo classico “Don Bosco” di Montalto Uffugo hanno visitato ieri mattina il Centro Sociale Autogestito Neo Ex “Villaggio del Fanciullo” in contrada Caricchio.
Accompagnati dai docenti Maria Rosaria Veltri e Alessandro Longobucco, nella palestra gestita dall’associazione Boxe Popolare di Cosenza, i ragazzi hanno assistito ad una lesson in action di pugilato, tenuta dal mister Gianfranco Tallarico, che ha illustrato i fondamenti di questa nobile arte, basata sui principi sportivi di correttezza e lealtà. Tallarico si è soffermato anche sulle finalità sociali della boxe, se praticata nei quartieri periferici e del disagio, dove può essere impiegata per diffondere una cultura relazionale improntata al rispetto delle regole.
Nella seconda parte dell’incontro, i ragazzi hanno visitato anche il resto della struttura autogestita, rivolgendo ai responsabili del C.S.A. quesiti sui laboratori di editoria e teatro, realizzati dalla casa editrice Coessenza e dall’associazione “Cattivo Teatro”. Al termine, sono stati proiettati alcuni video sulla storia del C.S.A.

Cosenza, 4 dicembre 2006

Sì ma sparisci sul serio però!

Chi segue questo blog sa che ho preso particolarmente a cuore la parabola di uno degli individui più inutili e falliti che la politica italiani ricordi: Maurizio Scelli.

C’è anche l’ex commissario della Croce Rossa Italiana Maurizio Scelli a partecipare alla seconda giornata dei lavori del convegno ‘d-Destra’ organizzato da Francesco Storace in un convento su una collina di Napoli.

Ne ho già parlato qui e qui, anticipandone le mosse, sgamandone i propositi, tallonandolo come una moglie marchigiana sospettosa.

Dunque, ricapitoliamo, Scelli in pochi anni è riuscito a:
- Farsi trombare alle elezioni quando Forza Italia riusciva a portare in parlamento cani e porci
- Rovinare la Croce Rossa e trasformarla in un covo di ragazzotti ebeti cattofascisti screditandola in Italia e all’estero
- Fallire la creazione di un nuovo movimento con tanto di terrorista nero invitato alla prima uscita ufficiale
- Presentare una lista alle politiche soltanto in una circoscrizione, con risultati assolutamente deludenti, dopo aver a stento creato una sorta di partitino con quattro o cinque dei ragazzotti ebeti cattofascisti suddetti
- Presentare una lista alle amministrative di Milano e prendere meno voti del barboncino della Moratti

Bene, finalmente, Scelli, ha deciso, pare, di levarsi di culo (in realtà accasandosi però nella nuova AN che Storace sta cercando di creare alle spalle di Fini):

Napoli, 16 lug. (Apcom) – “Io ho il terrore delle sindromi di appagamento e di chi per tanti anni fa la stessa cosa. La sconfitta è la sconfitta. Chi perde deve lasciare spazio agli altri, alle retrovie in cui c’è gente con tanta competenza e capacità”. E’ una vera e propria dichiarazione di fedeltà quella che l’ex commissario della Croce Rossa Maurizio Scelli fa a Francesco Storace e ai dirigenti riuniti a convegno a Napoli per ragionare sul futuro di Alleanza nazionale.

L’uscita di Scelli è stata anche l’occasione per l’ex dirigente della Cri di togliersi qualche sassolino dalla scarpa e rispondere a chi, come egli stesso ricorda, lo definì ‘un mistificatore’ e uno che si inventava le cose. Scelli si definisce ancora “stupefatto dall’atteggiamento – ricorda – di Ignazio La Russa che giustamente rivendicò una medaglia d’oro per Fabrizio Quattrocchi dimenticando di ringraziare chi consentì la restituzione delle spoglie alla famiglia. Posso dire che rischiammo molto più la vita per recuperare queste spoglie che per liberare le due Simone”.

Ma bravo, Scelli, mi fa un sacco piacere sapere che ti sei impegnato più per recuperare la salma di un fascista che non per salvare la vita di due ragazze.

Infine l’ultima promessa: “In politica sono stato un fallimento totale. Ci ho provato e non lo farò più”.

Scelli, detto fra noi, anche alla Croce Rossa hai fatto cagare vermi, eh.

Prenderla malissimo

I cugini d’oltralpe hanno preso malissimo l’espulsione dell’ariete Zidane. Come biasimarli? Come quando un bambino si fa male perche’ ha urtato un tavolo e si dice “cattivo tavolo”, cosi’ loro dicono “cattivo Materazzi, chissa’ cos’ha detto a Zidane”. Le ricostruzioni sono fantastiche, c’e’ chi la butta sulla moglie zoccola (o la sorella) e chi si spinge al terrorista o addirittura “filio di Harkis” che sarebbe un collaborazionista dei francesi ai tempi della guerra d’Algeria. Davvero da ridere e rotolarsi per terra! Poi c’e’ questo Gallas (chi cazzo e’? un difensore francese, pare) che dice (fonte la solita: www.repubblica.it) :

“Gallas: “Vorrei picchiarlo”. William Gallas, difensore francese, è furioso con Materazzi. “Vorrei solo picchiarlo”. “Sappiamo tutti come sono fatti gli italiani, fanno sempre cosi’. Quando sentono che stanno subendo, provocano – spiega Gallas nelle parole riportate dai media inglesi – quando ho visto Zidane andarsene così, avrei voluto spaccare la faccia a Materazzi. A volte un giocatore fa il furbo, dicendo cose per le quali vorresti ucciderlo. Gli italiani barano, ma non possiamo farci nulla”. Lanciatissimo nella sua arringa, Gallas arriva a chiedere l’intervento della Fifa. Ma forse andrebbe squalificato lui.”

Si’, certo, difendetelo pure il vostro Zidane. Sara’ stata tutta colpa di Materazzi. Probabilmente anche le altre due volte in cui e’ stato beccato a dare testate alla gente in campo.

verguenza!

E vergogna. Cazzo.

Er medici al senato

Da La Repubblica online:
Poco dopo la sospensione della seduta il presidente dei senatori forzisti Renato Schifani è stato colto da malore. L’ esponente azzurro, che ha accusato un dolore al petto, è stato subito trasferito in una clinica privata per ulteriori accertamenti.

Dopo che Malan, senatore di Forza Italia, ha scagliato contro Marini un regolamento, Schifani si e’ sentito male.
IO non dico niente.

La Bibbia non è femminile nonostante l’articolo

A volte la Liturgia della Parola è utile anche agli atei o ai diversamente credenti.
Esiste questo libro del Siracide, una maneggevole raccolta di frasette apodittiche che spaziano dalla sapienza al timore di Dio, dall’umiltà all’orgoglio, dalle donne al matrimonio.

Leggendolo vi si trovano alcune perle di maschilismo che nemmeno nella peggiore vineria di Pisa frequentata dai peggiori paracadutisti della peggiore compagnia della folgore, tutti vergini e senza mamma ma che sognano da grandi di fare gli stupratori.
Facciamo qualche esempio:

(Sir 25,15)

Preferirei abitare con un leone e con un drago
piuttosto che abitare con una donna malvagia.

Giagiagià, le donne, queste terribili fiere, una volta una donna mi ha strappato un braccio con i suoi artigli e poi lo ha buttato in pasto ai suoi barboncini. Non contenta, dopo avermi strappato la camicia, con i raggi laser che le uscivano dagli occhi mi ha scritto sul petto : “Suca, stronzetto!”
Ecco.

(Sir 25,16)

La malvagità di una donna ne àltera l’aspetto,
ne rende il volto tetro come quello di un orso.

Umh, può darsi, magari qui la Bibbia ha le sue ragioni, da piccolo nel mio paese c’erano un sacco di suore sicuramente malvagie e sicuramente ursidi.

(Sir 25,18)

Ogni malizia è nulla, di fronte alla malizia di una donna,
possa piombarle addosso la sorte del peccatore!

Ma è vero, eh, le donne sono subdole e viscide. E’ tutto vero. A volte, quando le picchi, quelle viperelle schivano gli sganassoni e magari ti fanno colpire con l’inganno una parete o un tavolino. Meritano l’inferno, meritano!

Comunque la Bibbia non insegna solo a diffidare delle donne, eh. Insegna anche a, nell’ordine…

NON AMARLE

(Sir 25,20)

Non soccombere al fascino di una donna,
per una donna non ardere di passione.

ADDOSSARE LORO OGNI COLPA

(Sir 25,24)

Dalla donna ha avuto inizio il peccato,
per causa sua tutti moriamo.

TRATTARLE COME SCHIAVE

(Sir 25,26)

Se non cammina al cenno della tua mano,
toglila dalla tua presenza.

Ma veniamo ora alla parte del libro del Siracide che preferisco, ovvero quella dedicata al matrimonio.
E’ giusto sapere esattamente cos’è il matrimonio per i cattolici, così, a scanso di equivoci.

(Sir 26,1-18)

Beato il marito di una donna virtuosa; il numero dei suoi giorni sarà doppio. Una brava moglie è la gioia del marito, questi trascorrerà gli anni in pace. Una donna virtuosa è una buona sorte, viene assegnata a chi teme il Signore. Ricco o povero il cuore di lui ne gioisce, in ogni tempo il suo volto appare sereno. Tre cose teme il mio cuore, per la quarta sono spaventato: una calunnia diffusa in città, un tumulto di popolo e una falsa accusa: tutto questo è peggiore della morte; ma crepacuore e lutto è una donna gelosa di un’altra e il flagello della sua lingua si lega con tutti. Giogo di buoi sconnesso è una donna malvagia, colui che la domina è come chi acchiappa uno scorpione. Gran motivo di sdegno una donna ubriaca, non riuscirà a nascondere la vergogna. La scostumatezza di una donna è nell’eccitazione degli sguardi, si riconosce dalle sue occhiate. Fà buona guardia a una figlia libertina,
perché non ne approfitti, se trova indulgenza. Guàrdati dal seguire un occhio impudente, non meravigliarti se ti spinge verso il male. Come un viandante assetato apre la bocca e beve qualsiasi acqua a lui vicina, così essa siede davanti a ogni palo e apre a qualsiasi freccia la faretra. La grazia di una donna allieta il marito, la sua scienza gli rinvigorisce le ossa. E’ un dono del Signore una donna silenziosa, non c’è compenso per una donna educata. Grazia su grazia è una donna pudica, non si può valutare il peso di un’anima modesta. Il sole risplende sulle montagne del Signore, la bellezza di una donna virtuosa adorna la sua casa. Lampada che arde sul candelabro santo, così la bellezza del volto su giusta statura. Colonne d’oro su base d’argento, tali sono gambe graziose su solidi piedi.

Insomma, caro uomo cattolico, cagati dell’ira di Dio e non ti preoccupare, lui ti regalerà una scema muta in moglie. Potrai addirittura andarci a letto, purché lei non si diverta però. Ovviamente se ti scocci vai tranquillo a puttane, quella scema di tua moglie è una brava credente, non sarà gelosa… e poi è muta, quindi sopporterà e starà zitta. Attento però, le donne sono tutte puttane in definitiva, anche tua moglie e tua figlia, quindi mi raccomando, occhi aperti e sempre pronto a menar sganassoni, che sennò quelle se ne approfittano.

Fantastico.

E’ incredibile quanti buoni cattolici che seguono le Sacre Scritture alla lettera ci siano ancora oggi in giro.

La fibra aiuta la deiezione, giusto?

Ammirate questo lampante imbecille. Ora, io ho purtroppo il fondato sospetto che questo simpaticone stià lì lì per diventarmi famoso e, francamente, ritengo sia mio dovere cominciare a sbeffeggiarlo fin da subito, così, giusto per fare da pesce pilota una volta di più.

Il disco di questo tizio, spintissimo in tv e sulle radio, senza alcun motivo di carattere artistico essendo di rara quanto stupefacente banalità, chiamasi: Tradimento.

Andiamo a fare l’analisi di un pezzo di testo. Una canzone intera non ce l’ho fatta, mi sembrava di leggere una sfilza infinita di quegli sms che mandano i ragazzini ai programmi tv per vederli scorrere in video.

Titolo: Applausi per Fibra

Ecco, già uno che al primo disco noto mette il suo nome nel titolo di una canzone ha bisogno di una bella ridimensionata all’ego, altrimenti fra vent’anni mi diventa un profeta dell’ombelico come Jovanotti.

Oh io non capisco perche’,
ma ogni periodo c’e’qualcuno che se viene fuori dicendo che io sono morto ha ha ha ha,
raga applausi!

Eh? Ma che cacchio ha detto?

Applausi per Fibra Fibra Fibra Fibra Fibra,
applausi applausi applausi per Fibra…

Ma applausi per cosa? Perché scrivi come uno che non ha finito le elementari?

Io mangiavo lucertole aperte da ragazzino
tornavo a casa e vomitavo in mezzo al giardino
non ho mai smesso un giorno di fantasticare,
non ho mai fatto grandi successi in generale,
guardando gli altri mi sembravano cosi’ lontani,
chiedendomi se a casa loro volassero i divani!
L’ultima volta che mio padre e’ andato a letto con mia madre
prese a calci una parete e in testa gli cadde una trave,
e mio fratello che mi chiese quanto fosse grave,
fatto sta che litigando si divisero le strade,
anche se restano le urla e rimangono le grida,
per casa, per strada raga…

Ok, non hai mai combinato un cazzo nella vita e tuo padre invece di cercare di raddrizzarti la schiena picchiava nei muri ma, assodato questo, perché all’improvviso qualcuno ha deciso di far diventare famoso un cippo sbreccato come te?

I guastafeste

Noi e l

Resto sempre affascinato dal disprezzo palese che i rappresentanti di Forza Italia dimostrano per tutto ciò che abbia anche soltanto un vago afrore di legalità. Storcono il naso, lo arricciano ed eccoli che tosto, disgustati, vomitano.
Ordunque si dà il caso che la Corte di Cassazione abbia proclamato ufficialmente i vincitori delle elezioni politiche. Si dà il caso che i vincitori siano, ovviamente, i partiti componenti la coalizione di centrosinistra guidata da Romano Prodi.
Ribadisco, questo pronunciamento è ufficiale, ovvero, checché ne dicano luminari del calibro di Tremonti o Schifani, nessun ricorso è possibile. Solo il nuovo Parlamento, espressione diretta com’è noto della sovranità popolare, potrà giudicare se stesso, a questo punto.
Ma cos’è questa Cassazione? Di cosa si impiccia? Perché mette il naso negli affari della Casa delle Libertà permettendosi addirittura di ufficializzarne la sconfitta? Perché si permette di ignorare gli interventi a gamba tesa che da più e più giorni giungono dalla ormai ex maggioranza di governo? Interventi in cui (colmo dei colmi) una coalizione guidata da un tizio inquisito più e più volte per svariati reati, condannato, amnistiato, fuori dalla galera per il rotto della cuffia e non senza l’aiuto di qualche piccola legge fatta a proprio uso e consumo, una coalizione siffatta, dicevamo, si prende il lusso (superando ogni ridicolo) di “ricordare” alla Cassazione di svolgere tutti i controlli con il massimo rigore, con la massima attenzione e nel pieno rispetto della legge, come se la Cassazione potesse fare qualcosa di minimamente diverso.
Bene, diciamolo agli ignoranti che affollano il nostro ripugnante centrodestra: la Suprema Corte di Cassazione è il massimo organismo giurisdizionale della Repubblica.
Non riconoscere la proclamazione fatta dalla Cassazione, come l’ex presidente del Consiglio sembra voler fare, vuol dire di fatto porsi al di fuori dell’ordinamento giuridico dello Stato Italiano, ovvero vuol dire porsi in quella zona morta al di fuori delle istituzioni tanto cara ai dittatori intenzionati a travolgere tutto e tutti e prendere (o in questo caso mantenere) il potere ad ogni costo.
Ma dunque quel piccolo uomo preoccupato soltanto dei propri guadagni è davvero e definitivamente impazzito? Vuole davvero trascinare il paese in una guerra civile?
Ma no, lui vuole solo conservare il potere, restare quantomeno vicino al governo, sentirne ancora l’odore di cucinato, l’unto, poter qualche volta allungare una mano, mentre gli altri son distratti, e fottere una coscia di cappone. Obiettivo piccolo e meschino, si capisce, nemmeno preoccupante, se solo l’abissale mancanza di senso delle istituzioni del nostro furfante no lo conducesse dritto dritto a negare il responso delle urne pur di restare in gioco, ad irridere la volontà popolare, a dipingere, all’interno e (fatto ancor più grave) all’estero, l’Italia come una surreale repubblica delle banane, due volte più banana del normale perché qui, contrariamente a quanto accade in tutto il mondo poco avvezzo ai riti della democrazia, i brogli non sarebbero organizzati da un governo piratesco preoccupato di mantenere il suo tornaconto bensì da una diabolica opposizione dotata, per logica deduzione, di irresistibili poteri magici.
Non si capisce altrimenti, se non facendo ricorso al soprannaturale, come elezioni organizzate e controllate dal Ministero dell’Interno, e quindi dal governo, possano essere stravolte da un’opposizione che non ha alcuna leva in mano.
L’ex presidente del Consiglio, quindi, ancora una volta, mente. Ed il guaio è che, come l’esito elettorale ha chiaramente dimostrato, troppi in Italia non hanno i mezzi per distinguere le menzogne dalla verità.

Io, non per vantarmi, sapevo che sarebbe andata così. Lo sapevo dal lunedì delle elezioni, e adesso vi racconto perché.

Domenica – seggio

Tutto comincia la domenica mattina, mi alzo presto, mi faccio un caffé disgustoso come soltanto io so fare, mi aggiusto la barba, faccio una doccia, mi vesto, prendo la mia nuova tessera elettorale toscana, me la rigiro tra le dita, tiro un grosso sospiro e via, vado a votare.
Il mio seggio è bello, è una scuola vicino casa, arrivano coppie con bambini, son tutti sorridenti, ci sono un sacco di rametti di ulivo benedetti in giro, sembra buona anche la polizia. C’è un silenzio impossibile, sento i miei tacchi colpire l’asfalto ed ho la sensazione che facciano un frastuono infernale, mi vien voglia di avvicinarmi scalzo. Fuori ci sono alberi in fiore, non so che alberi siano, non ho mai imparato i nomi delle piante, la mia amica Filomena sa che questo è uno dei miei punti deboli. Un altro è l’allergia a qualunque forma di vita vegetale non sufficientemente discreta: appena ho il sospetto della presenza di pollini nell’aere comincio a piangere, starnutire e dire parolacce.
Questo non mi impedisce di entrare e piazzare due belle croci, due croci sentite, due croci meditate, due croci convinte. Ci guardiamo un po’ tutti negli occhi, là nel seggio, un po’ tutti in silenzio, un po’ tutti sorridendo. Ci riconosciamo, in molti abbiamo scritto sulla fronte di essere “coglioni”, nell’accezione voluta dal Cavaliere, quella cioé di elettori attenti, informati, preoccupati più della collettività che dei propri interessi.
Esco sereno, soddisfatto, scambio qualche messaggio con la capa della redazione del webmag di cinema più bello del mondo, anche lei riconosce coglioni. Fila tutto liscio, penso, mentre mando a cagare gli alberi una volta di più.

Domenica – viaggio

Si parte per Roma, quando capita qualcosa è sempre meglio esserci che non sentirsela raccontare da qualcuno. In macchina il caro Stefano mi fa il favore di farmi trovare sul sedile posteriore la “Vera storia italiana”. Che culo, senza il nostro caro ex presidente del Consiglio nessuno verrebbe a dirci qual è la “vera” storia e quale no. Leggo interessato. Ci sono alcune cose davvero notevoli. Ad esempio il pippone infinito sull’11 settembre. Sono passati cinque anni, ormai dell’11 settembre non parlano così tanto nemmeno negli Stati Uniti, nessun governo serio poi si sogna più da tempo di imputare alla tragedia le proprie sciagure. Non finisce qui. Leggo che la Ferrari ha vinto molto per merito di Berlusconi. Leggo che i nostri atleti alle Olimpiadi hanno vinto molto per merito di Berlusconi. Leggo che fra la trentina di “grandi riforme” fatte dal governo ce ne sono alcune davvero epocali, destinate a cambiare per sempre la vita di tutti noi, della nazione intera, autentiche rivoluzioni, ed in campi centrali del nostro vivere, una società finalmente completamente nuova: resto davvero impressionato, ad esempio, dalle “grandi riforme” che riguardano la pesca e la nautica da diporto. Fondamentali, adesso sì che è un’altra Italia.
Ci sono però nel libercolo pezzi di comicità davvero inarrivati ed inarrivabili.
Folgorante la pagina in cui si dice che, tra i tanti meriti del governo, vi è anche quello di aver saputo gestire momenti difficilissimi della vita della nazione, nella stessa pagina, a voler sottolineare quanto affermato, una foto con didascalia ricorda evidentemente uno di questi momenti di rara difficoltà: la morte di Alberto Sordi.
Mi sarebbe bastato questo per ridere dalla Toscana fino al Lazio ma gli autori del libello non si sono fermati qui, no, assolutamente, hanno proprio voluto strafare. Sotto all’Albertone defunto ecco la citazione: – Spaghetto, mi hai provocato ed io… -
Spaghetto?
Avete scritto spaghetto? Ma… ma… oh santa polenta, ma nemmeno una citazione siete in grado di imbroccare? Ma Forza Italia dove li cerca gli autori? Fra gli scarti del Bagaglino? Ma come spaghetto?
Maccarone… m’hai provocato e io te distruggo, maccarone! Io me te magno!
Maccarone, quale spaghetto?
Se soltanto gli italiani nella loro totalità avessero i mezzi culturali sufficienti per apprezzare il baratro di ignoranza che circonda questi cialtroni, il buonumore che ne deriverebbe potrebbe finanche giustificare la loro esistenza in un disegno superiore.

Lunedì – giorno

La sera precedente erano arrivate le prime indiscrezioni dalle sezioni e dalle sedi dei partiti, cose rutilanti o spaventose, comunque incredibili, da far invidia al secondo tragico Fantozzi: – Nel buio della sala correvano voci incontrollate pazzesche. Si diceva che l’Italia stava vincendo per 20 a 0 e che aveva segnato anche Zoff di testa, su calcio d’angolo… -
Mentre sono a piazza Santi Apostoli, a pochi passi dal palco, circondato da gente strana, da quelli che con me hanno cercato in ogni modo di fare la loro parte per mandare a casa il peggior presidente del Consiglio della storia repubblicana, ripenso a tutto quello che è successo nella campagna elettorale. Ripenso alle decine di mail scambiate con Carla Falchieri, ai contatti con Santagata, a tutte le proposte ed a tutto il lavoro. Ripenso alle campagne lanciate dal sito, al “meglio maiali che fascisti”, al “vota come un coglione”. Ripenso a tutto quello che ho scritto e che ho detto… e porca vacca se ci meritiamo di vincere. Ce lo strameritiamo!
Un partigiano di trecento anni, come un palo magro e come un palo in piedi di fianco a me, è esattamente della stessa opinione. Nella piazza, di fronte a me i fotografi ed i cameramen delle tv di mezzo mondo, alle mie spalle varia umanità. Si fanno notare: la troupe de “Le Iene” di Italia Uno, capeggiata da quello con i capelli rossi, Federico Fazzuoli (chiedo in giro se lo abbiamo candidato oppure se Linea Verde fa parte dell’Unione) e, per colmare la misura, Paolini.
Non Marco, purtroppo, ma Gabriele. Per mia sfortuna conosco Paolini, ho già avuto modo di averci a che fare quando, sul forum di Cineboom, si era messo d’impegno nel diffamare un suo conoscente, rivelandone abitudini sessuali ed altri dettagli privati. Il diffamato, per pura coincidenza anch’egli responsabile di un webmag di cinema seppur meno noto del sito rosa, mi scrisse chiedendomi di rimuovere dal forum le oscenità e di fornirgli i dati dell’autore, cosa che ovviamente feci.
Me lo ritrovo qui, Paolini il provocatore, con una cartata di mortadella in mano, tutto intento a straparlare ad ogni microfono disponibile ed a farsi fotografare mentre manda giù l’affettato. Dice di essere iscritto a Rifondazione da anni, non gli crede nessuno. Lo sopporto per un po’, almeno finché non snerva chi gli sta vicino e non rischia di far scoppiare una rissa. Non essendo geneticamente in grado di farmi mai gli affari miei intervengo e, col tono stentoreo e definitivo di chi ha pochissima voglia di continuare a sorbirsi pagliacciate, faccio presente al Paolini che non può far fare a tutti noi, “popolo della sinistra”, una figura di merda in mondovisione. Paolini viene quindi giustamente ingurgitato dalla folla, di lui non sentiremo più parlare nella giornata. Un cameraman solidarizza con me e mi dice cose sicuramente belle ma che non capisco, mi batte un po’ troppo il cuore. Mi succede sempre quando faccio la voce tonante.
Intanto sui maxischermi partono le dirette, scorrono gli exit poll, abbiamo vinto, pare.

Lunedì – sera

Angela rilascia un’intervista ad una tv forse austriaca, Gianluca fa spudoratamente pubblicità alla nostra cricca di sondaggiari, Lucia registra delle risposte per dei forse danesi, forse svedesi, chi lo sa?
Io sto buono buono con la bandiera come mantello, è fin troppo bello così, sta filando tutto troppo liscio, non può essere così facile. Prodi uscirà alle sei e mezza, aspettiamo le prime proiezioni.
Le prime proiezioni non arriveranno mai, problemi tecnici, dicono, saltate. Quando arrivano, su appena il 15% delle sezioni campione, sono terribili. Ancora peggiori sono quelle successive, e avanti così, proiezione negativa dopo proiezione negativa. Prodi uscirà alle sette e mezza. Ancora proiezioni negative. Prodi non uscirà.
La piazza si raffredda, la paura comincia a serpeggiare, un fotografo di Repubblica mi acciuffa mentre, con una mano in faccia, guardo i dati tra le dita, cacofonicamente. La foto finirà nel diario online dell’Unione, nello speciale sulle elezioni del quotidiano. Mio padre nel frattempo mi sta guardando al Tg2, così il mio amico Sergio. Mi scrive un messaggio anche Filomena, vuol sapere come va, è preoccupata. Le dico che vinciamo lo stesso, le dico che dovremmo farcela.
Comincia a farsi sera, arriva un’altra proiezione, siamo sotto sia al Senato che alla Camera. Faccio in tempo a girarmi con una smorfia di dolore sulla faccia per ritrovarmi subito il microfono di una biondina sotto il mento. Non ricordo molto, se non di averle proprinato delle risposte davvero strappalacrime. L’ultima risposta però me la ricordo, sguardo sognante e disperato, tramonto alle spalle:
- Resterai qui?
- Fino all’ultima scheda.

Lunedì – notte

Lasciamo la piazza per andare a mangiare una pizza. Siamo una mezza dozzina di coglioni, quasi tutti disperati. Le notizie che arrivano via cellulare continuano ad essere pessime. Il Lazio non riusciamo a tenerlo, anche la Campania sta andando, Il Piemonte sembrava andasse bene ma adesso invece non c’è verso di riprenderlo, la Puglia è andata inesorabilmente. Brucio il credito su due schede, cercando di capirci qualcosa. Ad un certo punto, mentre affoghiamo i nostri dolori nel limoncello, la prima buona notizia dopo troppe ore: la Campania forse tiene. Decisione presa in un lampo, il limoncello porta culo, è ovvio. Finiremo con lo scolarcene qualche bottiglia, seguendo sezione per sezione lo spoglio della Campania.
Ci chiamano intanto dalla sezione Roma centro dei DS. Decidiamo di farci un salto.
Arrivati là però la brutta sorpresa: i DS stanno gettando la spugna. Il Lazio è perso, per una manciata di voti, non hanno grandi speranze nemmeno sulla tenuta della Campania, ormai siamo sotto al Senato e sembra che anche alla Camera finiranno per batterci. I diessini vanno via e chiudono la sezione.
Ommerda! E che si fa adesso? Cavolo, qua rivince Berlusconi. Se quello rivince è una tragedia di proporzioni inimmaginabili. Tanto vale buttare direttamente una bomba atomica su ogni capoluogo di regione, gli effetti deleteri sarebbero minori di sicuro.
Ed è qui che intuisco. Intuisco che siamo fatti per patire. Intuisco che noi sopravvalutiamo le persone, intuisco che io per primo sopravvaluto le persone. Intuisco che gli italiani gli hanno creduto, alle tasse, all’Ici ed a tutte le sue fandonie. Intuisco che lui mente e quelli si bevono tutto, noi non mentiamo e quindi dobbiamo patire.
Ma intuisco anche che non sono un diessino, e quindi niente spugna a terra. Si torna in piazza, e si gioca la partita fino alla fine.

Lunedì – vittoria

E’ notte seria.
Ad un passo da Piazza Santi Apostoli, tra un bar e Valerio Mastandrea poggiato al muro, c’è una stradina che dà su un ingresso della sede dell’Ulivo. Arrivano delle macchine velocissime. Da una scende Prodi.
E’ arrivato Prodi? E Perché? Un ciccione alto come King Kong e probabilmente emanante il medesimo odore urla:
- A Mortadé, ci hai fatto perde l’elezzzioniiiiiiiii!
Lì per lì mi viene voglia di pestarlo, poi rinsavisco.
Valerio Mastandrea scuote la testa ed ha gli occhi tristi, mi viene voglia di abbracciarlo, poi rinsavisco.
La Campania ha tenuto, siamo sotto di un senatore ma ci sono quelli a vita, quelli all’estero comunque qualcuno dovremmo riuscire a prenderlo. Alla Camera mancano… quanto? Un migliaio di sezioni? E molte della Sicilia?
Ma porca merda!
Passano le ore, scorrono le sezioni, il vantaggio alla Camera si riduce, restiamo davanti, restiamo davanti ancora, per un soffio.
Ne mancano troppo poche, ormai non ci prendono più, non possono prenderci più.
Abbiamo vinto.

Incredibile

E’ questo che penso. Mentre quelli sul palco stappano spumante.
Penso: Incredibile. Penso anche: Che ci fa Rutelli con l’impermeabile?
Ma penso di più: Incredibile.

C’è la festa, ma abbiamo avuto troppa paura per festeggiare davvero. Quei guastafeste ci hanno fatto sudare troppo.
Ed è qui che intuisco di nuovo. Intuisco che non accetteranno mai la sconfitta, che non ci concederanno mai una vera festa.

Ma è tardi, ho sonno, abbiamo vinto e sapete cosa? Ma chi se ne fotte del riconoscimento di Berlusconi?

Passerò poi la notte a seguire sul sito del Ministero lo spoglio degli italiani all’estero.
Attorno alle quattro di mattina maturerò una sufficiente certezza di avere una maggioranza anche al senato.

Più tardi, nel letto, ripenserò ai due giorni appena passati:
- Incredibile