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E smettiamola col pensare che la politica sia una cosa sporca

Democrazia Cretina

“Non abbiamo consegnato l’Italia nelle mani della sinistra e non la consegneremo nelle prossime elezioni”.

Vorrei dire una cosa semplice e chiara al signor Berlusconi, per essere il più limpido possibile la sillaberò:

IM-BE-CIL-LE

Oh.
Fa bene.
Provate anche voi:

IM-BE-CIL-LE

Forza, tutti insieme:

IM-BE-CIL-LE

Bene.
Non preoccupatevi, non c’è diffamazione, un Presidente del Consiglio che rilascia una dichiarazione del genere è indiscutibilmente un imbecille.
Ma spieghiamogli anche perché, è troppo pretendere che un imbecille capisca da solo il perché gli viene dato dell’imbecille.

Signor Berlusconi, l’Italia non è sua. Lei non deve consegnare niente a nessuno visto che niente è nelle sue mani.
Solo perché ha vinto delle elezioni democratiche questo non la autorizza a “difendere” il paese da chi democraticamente partecipa alle elezioni successive. Quando il centrosinistra vincerà lei dovrà levarsi di torno e mettersi l’anima in pace, questa è la democrazia, non quella esplosiva di cui parla col suo amico Bush.

A proposito, carino il siparietto là in America, due leader impopolari, derisi da metà del mondo ed odiati dall’altra metà, che si spalleggiano l’un l’altro. Nella dinamica del dialogo sembravate due tizi di una sessantina di anni fa, uno che invadeva sul serio stati sovrani ed un altro che fingeva di essere suo pari pur avendo alle spalle uno stato scalcinato ed in preda ad una crisi da far tremare le vene ai polsi. Ma in Italia facciamo la lana col latte, in Italia abbiamo idrovolanti velocissimi, in Italia abbiamo auto di lusso, in Italia siamo pieni di telefonini… tutte cazzate, oggi come allora.

Conti fino a cento prima di dire sciocchezze del genere la prossima volta, finché gioca a fare lo statista e si fa le leggi su misura reca un danno modesto al nostro paese, quando però mina le basi dell’alternanza lei non concede alternativa a chi ha le elezioni come unica speranza per liberarsi della sua irritante e deleteria presenza, ergo esaspera un clima di insofferenza e di odio che non conviene a lei per primo.
Ci rifletta, imbecille.

Manganelli

La polizia continua a manganellare senza ritegno: dal G8 in poi pare di essere tornati ai tempi di Tambroni oppure, esempio ancora più calzante, sembra di essere in una qualsiasi banana republic dittatoriale del Sudamerica. Oggi, alla riapertura del processo contro i carnefici della Diaz e di Bolzaneto, era presente uno solo degli imputati. Come si può mostrare una tale arroganza ed un tale spregio delle regole e della legalità? Intanto la spregevole Santanchè mostra il dito agli studenti che manifestano, salvo poi fare una figura da peracottara prima negando di aver fatto quel gesto, poi criticando la stampa tutta che si è permessa di pubblicare la foto incriminante.
La questione è che il fascistoidismo è una piaga ereditaria di lunghissima data e difficilmente sradicabile dalle “forze dell’ordine”. Leggiamo questo passo illuminante e cerchiamo di capire perché le conseguenze del ventennio fascista stanno continuando ancora oggi, l’Italia è una “democrazia” incompiuta e ci troviamo dei vecchi arnesi decrepiti come Mirko Tremaglia fra gli zebedei.

…Il risultato fu che negli anni dal 1945 al 1947 nessuno degli apparati dello Stato fu messo in discussione e non si fece al­cun tentativo per rinnovare l’amministrazione centrale a Ro­ma, grandemente dilatatasi sotto Mussolini. Nessuno degli enti speciali semi-indipendenti creati dal fascismo per interve­nire nel campo dell’assistenza sociale o dell’economia fu sot­toposto a una critica seria, e non si fece alcun passo per modi­ficare il sistema di reclutamento e di carriera dei giudici, ben­ché in questo periodo ministro della Giustizia fosse Togliatti.
Se l’apparato rimase sostanzialmente lo stesso, fu fatto inve­ce qualche tentativo per epurare il personale. L’intera questio­ne dell’epurazione risultò uno dei problemi più scottanti dell’e­poca. Chi aveva combattuto nella Resistenza o aveva sofferto sotto il fascismo pretendeva, con qualche giustificazione, che i membri del regime fascista non sfuggissero a una qualche pu­nizione. D’altro canto, epurare l’amministrazione dai fascisti iscritti significava piu o meno chiuderla, dal momento che la tessera del partito fascista era stata obbligatoria per tutti i fun­zionari statali. L’attività delle commissioni di epurazione riuscì ad abbinare i lati peggiori di questo stato di cose: lasciò liberi alcuni tra i maggiori responsabili del fascismo, incriminando invece il personale dei livelli piu bassi. Questo modo di proce­dere esasperò tutti coloro che erano entrati nell’amministrazio­ne durante il ventennio, poiché vedevano così compromesso il proprio destino in un momento di disoccupazione diffusa.
L’epurazione si risolse in un fallimento completo. La magi­stratura non ne fu minimamente toccata e quando fu il suo turno di giudicare prosciolse quanti piu imputati poté dall’ac­cusa di collaborazione col passato regime. Anche altri settori fondamentali del personale statale rimasero inviolati. Nel 1960 si calcolò che 62 dei 64 prefetti in servizio erano stati funzionari sotto il fascismo. Lo stesso era vero per tutti i 135 questori e per i loro 139 vice. Solo cinque di essi avevano partecipato in qualche modo alla Resistenza.
I dirigenti fascisti furono assolti con formulazioni oltrag­giose. Paolo Grano, capo di stato maggiore di Mussolini du­rante la marcia su Roma, membro del Gran Consiglio e sotto­segretario agli Interni, fu liberato perché il Tribunale fu inca­pace di stabilire un «nesso causale» tra il suo comportamento e la distruzione della democrazia. Renato Ricci fu riconosciu­to non colpevole in quanto la Guardia nazionale di Salò, di cui era stato comandante, fu considerata nient’altro che una forza di polizia interna. Nel giugno 1946 Togliatti promulgò un’amnistia che segnò la fine dell’epurazione. Proposta per motivi umanitari, l’am­nistia sollevò una valanga di critiche. Grazie alle sue norme sfuggirono alla giustizia anche i fascisti torturatori. Venne sta­bilita una distinzione grottesca e disgraziata tra torture «nor­mali» e «sevizie particolarmente efferate». Con questa for­mula i tribunali riuscirono ad assolvere crimini quali lo stupro plurimo di una partigiana, la tortura di alcuni partigiani appe­si al soffitto e presi a calci e pugni come un sacco da pugile, la somministrazione di scariche elettriche sui genitali attraverso i fili di un telefono da campo. Per quest’ultimo caso la Corte di Cassazione stabili che le torture «furono fatte soltanto a scopo intimidatorio e non per bestiale insensibilità come si sa­rebbe dovuto ritenere se tali applicazioni fossero avvenute a mezzo della corrente ordinaria»
Alla fin fine l’unica effettiva epurazione fu quella condotta dai ministri democristiani contro i partigiani e gli antifascisti che erano entrati nell’amministrazione statale subito dopo l’insurrezione nazionale. Lentamente ma con determinazione De Gasperi sostitui tutti i prefetti nominati dal Clnai con funzionari di carriera di propria scelta. E nel 1947-48 il nuovo ministro democristiano degli Interni, Mario Scelba, epurò con sveltezza la polizia dal consistente numero di partigiani che vi erano entrati nell’aprile 1945″.

Paul Ginsborg, Storia d’Italia dal Dopoguerra ad Oggi, pp. 120 – 121, Torino, 1988

Dittatori Disperati (Desperate GardenDwarfs)

Le tende pesanti lasciano filtrare pochissima luce nella stanza ricolma di ninnoli e simboli di una levatura tanto affannosamente braccata quanto mai raggiunta.
Il Presidente del Consiglio è piccolo e rannicchiatto, quasi in bilico sull’orlo dell’enorme poltrona in pelle. Sono arrivati i sondaggi di Pagnoncelli. Silvio mette i suoi occhiali, quasi a volerci vedere meglio, quasi non credendo a quanto letto un istante prima. Odia, quegli occhiali, lo fanno sembrare anziano.
In piedi, vicino alla finestra, Pierferdinando scosta le stoffe e guarda fuori, lontano. Cerca forse l’amico, quello che ha detto basta, quello che ha ritrovato la dignità, quello che non c’è stato più. Lo cerca nelle finestre di fronte, lo cerca per strada, niente.
Un raggio di freddo sole autunnale raggiunge le pupille irritate di Silvio.
- Chiudi.
Pierferdinando si gira di scatto tenendo ancora con la mano una tenda discosta dall’altra, ha le sopracciglia aggrottate e il grugno infantile teso nella buffa espressione che gli vien fuori quando vuole esprimere disappunto.
- Per favore, – aggiunge Silvio, stancamente.
- Che dicono?
Qualche secondo di grave silenzio contrappuntato soltanto dai rumori del distante traffico cittadino.
- Quattro e mezzo, forse cinque sotto.
Pierferdinando torna a guardare fuori.
- Ma questo Pagnoncelli è dei loro, vero? E’ comunista, no?
- Silvio, i sondaggisti li paghiamo tutti noi. Siamo i proprietari o i migliori clienti di ogni singolo istituto. Tutti i sondaggi sono pure aggiustati, va anche peggio di quel che ti dicono.
- Ma mi avevate assicurato che tornando indietro al proporzionale avremmo recuperato.
- Infatti, prima eravamo spacciati, adesso almeno perdiamo con una parvenza di dignità.
Silvio stringe il foglio nel pugno e lo accartoccia di scatto, poi comincia a strapparlo a due mani. Pierferdinando continua a guardare fuori.
- Silvio, smettila.
- IO NON VOGLIO PERDERE!
- Piantala.
- Deve esserci un modo, DEVE ESSERCI UN MODO!
- Non c’è, gli italiani ti odiano. Le primarie sono state un successone, Prodi ha fatto il record di ascolto a Porta a Porta, Celentano ha fatto il 50% di share inneggiando alla libertà, per strada tutti parlano male di te.
- Non ci credo, NON VI CREDO. Quando parlo ai congressi io vedo solo gente che mi vuole bene e che applaude ad ogni mia parola.
- Silvio, li paghiamo.
- Co… cosa?
- Dai, Silvio, lo sai benissimo.
Il piccolo uomo si alza di scatto e cammina veloce, ha il fuoco negli occhi. Arriva alla finestra e prende l’altro per un braccio, negli strattoni gli rimane in mano soltanto la stoffa della giacca ma lui non molla e la stringe forte tra le dita:
- DOVETE SMETTERLA! Voi non siete niente, non siete niente. VOI DOVETE PENSARE QUELLO CHE PENSO IO! Ed io non voglio perdere. Non posso perdere. Non posso. Avete voluto il proporzionale, ve l’ho dato anche se tutta Italia era per il maggioritario, quelli della Lega hanno voluto la devolution e gliel’ho data anche se tutt’Italia è per l’Italia unita, Previti mi ricatta e mi dice che devo tirarlo fuori di galera, ed io lo tirerò fuori dalla galera anche se tutt’Italia vuole i delinquenti in carcere. TI CHIEDO SOLTANTO DI FARMI FARE TUTTI GLI SPOT CHE VOGLIO E TU MI DICI NO? TU DICI NO A ME? MA IO VI DISTRUGGO, A TE ED A TUTTA L’UDC, IO VI ANNETTO, VI ASSORBO, IO VI COMPRO!
- Silvio…
- IO VI COMPROOOOO
- Silvio dai…
- VI COOOOOMPROOOOOOOOOO!!!

Uno schianto e un tonfo.
Tutto quello che accade. Pierferdinando non si rende nemmeno conto. Non sa da dove è partito l’ordine che ha raggiunto il suo braccio, quell’ordine di strapparsi via dalle grinfie del piccolo uomo urlante. Non sa da dove è partito il comando alla sua mano, quell’imperativo volto a farla distendere ben aperta ed a farla saettare veloce nell’aria, dal bordo del busto alla faccia dell’altro.
Un sonoro schiaffone, tutto quello che accade.
E dopo Casini in piedi, appena spettinato ma in piedi, e Berlusconi rovinato al suolo, incredulo, con gli occhi colmi di lacrime di stizza e rabbia avvelenata.

Casini si rimette a posto, si passa una mano nei capelli, si volta e guarda fuori. Marco è giù in strada.
Marco alza la testa come guidato da un’antica telepatia, lo vede, alza la mano e lo saluta, sorridendo.
Pierferdinando ricambia, saluto e sorriso.

Prende il cellulare dalla tasca interna della giacca.
Compone un numero:
- Bruno?
- Sì…
- Chiama l’Ansa… digli che è caduto il governo.

L’ultima cosa che Tabacci sente prima che la chiamata si interrompa è qualcuno che urla: – NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!

[P.S. Ahimé, ogni riferimento a cose e persone realmente esistenti è puramente casuale. Casini non avrà mai le palle, purtroppo]

Solo con te vinciamo

Era la fine dell’estate 2002 quando con un amico si sfrecciava allegramente sull’Autosole di ritorno dal mare. Più o meno all’altezza di Modena vediamo sulla corsia di sorpasso una berlina blu preceduta da un altro paio di macchine nere, delle quali una aveva anche la sirena sul tetto. Incuriositi e già pronti al peggio, approfittiamo di un incolonnamento per affiancarci e sbirciare
l’identità del politico scortato: “cazzo ma quello è Prodi!”. Non so esattamente perché, ma vederlo seduto lì dietro, tutto indaffarato in maniche di camicia e al cellulare, ci fece un effetto di grande fascino, e provammo subito il desiderio infantile di salutarlo, di dirgli qualcosa. Ci affiancammo nuovamente e ci sbracciammo col massimo sforzo possibile per farci notare; Romano ci vide e dopo qualche istante, a metà fra lo stupore e la gioia contraccambiò i nostri saluti. Ci affiancammo una terza volta e in quest’occasione ci salutammo tutti e tre vigorosamente col pugno della mano sinistra chiuso, sorridendo, quasi esultando per non si sa bene che cosa. Fu allora che il mio amico prese un sacchetto del pane, me lo passò e mi disse “scrivi qualcosa, la prima cosa che ti viene in mente”. Il ricordo della sconfitta del 2001, arrivata in quel modo con Rutelli “o bell’ guaglione” era ancora vivido, l’amarezza aveva da poco iniziato a tramutarsi in rabbia per gli avvenimenti legati alla nuova classe dirigente. Scrissi “solo con te vinciamo”. Ruffiano, ultrà della curva sud, quello che volete, ma alla fine lo scrissi e schiacciai pure il sacchetto contro il finestrino, in attesa che Prodi lo leggesse. Quando vide il sacchetto, fece un sottile sforzo per vedere cosa c’era scritto e una volta letto scoppiò a ridere e ci fece un gesto come a voler significare “eh, magari!”. Forza Romano, facci gridare presto che forse non avevamo tutti i torti.

Istinto primario

Cammino e canticchio tra me e me:

Generalmente mi ricordo
una domenica di sole
una giornata molto bella
un’aria già primaverile

in cui ti senti più pulito
anche la strada è più pulita
senza schiamazzi e senza suoni

chissà perché non piove mai
quando ci sono le elezioni.

Ah, che bello. Che bello il seggio nel bar, che bella la fila, che belle le bandiere, che bello il fiume, che bello l’asilo, che bello il militante e che bello il professore, che bello l’impegnato e che bello il fricchettone, che bello il Che Guevara e che belle signorine (le ragazze di sinistra sono tutte troppo più belle, si sa).

Che belli i figli e che belli, nel complesso, i bambini che gironzolano qua intorno assime ai genitori. Che belle queste persone, queste persone vere, queste che le tocchi, queste che ci sono e non le freghi più.

Berlusconi, suca.

Che belli i vecchietti e le vecchiette, e che belli tutti, tutti quelli che cacciano pure un euro per dire la loro, per dire che ci sono, per dire che, quando si voterà, voteranno bene, loro, non come gli altri, non come i fessi col cervello fritto dalla tv, non come i ladri che evadono ed aspettano i condoni, non come i fascisti, non come i predoni. Ed hai voglia a dire che i diritti li dà qualche dio, i diritti se li prende l’uomo libero, e se li prende e basta, con buona pace di chi vuole controllare la vita altrui, con buona pace dei tiranni e delle religioni.

Ratzinger, suca.

Oh, voteranno bene, sì, lo firmano pure.
Dicono siano più di due milioni, io guardo questa fila e ci credo, e sono contento di quanto siano tutti gentili ed educati.

E se laggiù dalle mie parti la ‘ndrangheta ammazza ad un seggio una persona onesta, stiano tranquilli anche loro, non regneranno per sempre, sarà libera anche la Calabria un giorno, oh, sì che lo sarà, sarà la gente a prenderli a calci in culo.

Mafia, suca.

Ma più di tutti deve sucare chi più rosica, è chiaro:

Silvio: – Prodi ha un solo modo per vincere le elezioni: far votare solo quelli della sinistra, proprio come ha fatto oggi
Romano: – Stia zitto. Ma non ne ha avute abbastanza oggi!?

Ehi, Silvio, lo senti il tempo che scorre, eh?

Repubblica privatizzata

Purtroppo io ed i redattori ancora non siamo abituati ad usare questo blog come si deve, capita quindi che talvolta discussioni fondamentali restino confinate nelle nostre mail private. Come è facile intuire non posso permettere una cosa del genere e quindi, nel pieno rispetto dello spirito bolscevico che mi anima, senza chiedere nemmeno il loro permesso sputtano tutto qui, sicuro di fargli cosa gradita.

[La verità è che ieri stavo cercando le parole giuste per descrivere il mio stato d'animo di fronte al golpe papocchio del centrodestra e, fortunatamente, le ho trovate in redazione, fra i miei disperatissimi amici. Scrivo che non sono informati del mio proposito delatorio esclusivamente per salvaguardarli in tribunale, si sa che in Italia quando le brave persone scrivono un po' di cose vere vengono puntualmente querelate dai delinquenti]

La discussione comincia ieri pomeriggio, durante le dichiarazioni di voto alla camera:

Io: – Ah, sto guardando in tv la nazione che muore e sono pervaso da una tristezza indicibile.
Lego: – Tu ti stai facendo male, tanto si sa come sta andando. Io sto consultando le pagine gialle alla voce “ambasciate”.
Sara: – Io non riesco proprio a scegliere, tu come stai messo? Ah, ma non incitavi alla resistenza armata in patria?
Lego: – Oh, Union Jack direi. Fammi organizzare un governo in esilio, trovare i finanziatori e mercanti d’armi di sinistra.
Io: – Dio, quanto sono triste.
Lego: – Diocristo. Non ho resistito a non appicciare il tg3. Ciampi non può firmare.
Stefano: – Perché? Ha una paralisi? E’ morto?
Lego: – Sì. E il nano ha preso l’interim. Tanto ormai le istituzioni non esistono più.
Io: – Oh, esistono, ma sono proprietà privata. Il parlamento è sovrano, il Presidente può rifiutarsi di firmare un paio di volte, poi deve firmare e zitto. Il guaio è che il parlamento è sovrano ed il parlamento è nelle mani di un imprenditore che ha suoi dipendenti nei banchi. Siamo una repubblica privatizzata, siamo un regno. Ecco, bravo, continua a farmi parlare, così mi rendo conto del perché sono così triste. E’ che io le so le cose, devo solo rimetterle in fila e superare il magone.
Stefano: – Io vorrei ubriacarmi ma ho mal di stomaco. Tuttavia, sospetto che ubriacandomi potrebbe passarmi.
Lego: – Mettiamo insieme maieutica socratica e metodo catartico.
a) Io sto rigurgitando bile perché è tutto tranquillo, pacifico, come se avesse perso la nazionale under 21; Prodi è un fiore, la gente sta gettando la pasta, i signori “la battaglia è appena iniziata” stanno cercando il proprio culo;
b) Ci sono ancore le elezioni (dovrebbero esserci perlomeno).
Stefano: – Io credo sempre che Berlusconi tenga anche Ciampi per le palle in qualche modo mafioso, minacce alla figlia o altre questioni simili. In ogni caso, credo proprio che firmerà, oggi abbiamo veramente toccato il massimo del sopruso. I tagli al 40% alla cultura sono bazzecole, la strada per la dittatura è spianata. Ormai credo davvero che Berlusconi metterà insieme un regime moderno, e conquisterà il potere assoluto “legalmente”, come sta facendo. Se gli è riuscita questa, può fare tutto – e lo sa.
Alice: – Anche io credo che sia così. Ciampi lo ha sempre lasciato fare, vuol dire che ha un po’ troppi appoggi che vanno oltre la classe politica che lo segue. Vedendo Viva zapatero mi venivano i brividi. Ma perché la sinistra lo ha rassicurato sull’eleggibilità e sulle tv? Non ci voglio neanche pensare, non riesco a immaginarmelo.
Stefano: – Io credo, semplicemente, perché sono molto stupidi e opportunisti, e credo che l’abbiano sottovalutato, pensando che CONVENISSE anche a loro, visto il potere che ha.
Lego: – Una gamba nella dittatura ce l’abbiamo già: Freedom House ha classificato Italia e Turchia come unici paesi “partly free” dell’Europa Occidentale. Per il resto è sufficiente che la gente continui a venir rincoglionita come è successo fino ad ora e a nessuno fotterà più nulla dei diritti fondamentali. Voilà il regime moderno: senza repressione poliziesca, senza incarcerazione di oppositori, basato interamente su rincoglionimento, distorsione delle informazionii, svuotamento di significato delle parole e riscrittura della storia.
Ciampi, bah… povera bestia.
Ricky: – Secondo me Ciampi si sente come Carlo Alberto sotto l’Austria e sogna di ripetere il Risorgimento. Perchè non è stupido, è uno dei pochi ex-DC ancora a galla salvabili, niente a che vedere con Andreotti o Cossiga, gente che sa chi ha messo la bombe a Piazza Fontana, Brescia, Bologna ma ciò nonostante continuiamo a chiamarla “presidente” e a leccargli il culo fino a farglielo luccicare.
Sara: – Nonostante io pensi che l’unico democristiano buono sia il democristiano morto (e vale anche con ex davanti), mi preoccupa molto piu’ l’ala diessina del parlamento. Niente ingenuita’, ne’ possibilita’ di sottovalutare uno che ha in mano tutta l’informazione (informazione???) italiana. Quelli il conflitto di interessi se lo sono venduti.

Ho già detto che sono molto triste?

Viva l’Italia.

Nonni

Ore 22.15. Non ce la faccio più a seguire Ballarò. Se l’amico dell’amico Mantovano è irritante il picciotto La Loggia è a dir poco repellente. E’ untuoso, materialmente untuoso, afflitto da pallore cadaverico, arrogante, con una smorfia che gli si disegna intorno ad a feritoia purulenta che si atteggia a sorrisetto sarcastico ed un fare pretesco, da prete picciotto. E’ il tipico esemplare di essere che usciva fatto con lo stampo molti decenni fa: non stupirebbe vederlo ritratto in una foto in bianconero in compagnia di grassi signori con le mani piene di anelli ed un cappello a falde larghe. O mantelline purpuree.
Sono sempre gli stessi e hanno le stesse facce, cambiano nome magari, provano a cambiare aspetto ma sono sempre gli stessi. E ora probabilmente riusciranno ad avere il loro golpe-giocattolo, proposito che hanno perseguito in modo infantilmente irresponsabile e delinquenziale.
Non riesco più ad essere dissacrante ed ironico. Sappiano, questi signori, che più di sessant’anni fa i nostri nonni sono saliti in montagna e furono chiamati banditi, ma nessuno di loro combatteva se non per la libertà del proprio paese. Si arriva ad un punto in cui certe cose non solo sono legittime, ma doverose: se un paio di spostati considerano legittima una guerra contro un popolo inerme, essi non avranno difficoltà a capire che in fondo, una cosa simile doveva pur succedere. E dovranno stare al gioco: non potranno dire che si tratta di terroristi, non potranno invocare una cosa così ridicola come il pericolo rosso.
Me ne assumo le piene responsabilità penali: l’ultimo modo per cambiare questo paese del cazzo è guardare ai nostri nonni.

Conati continui

Berlusconi inciampa. Che Dio esista? Forse è un segnale.

“Mi hanno spinto”

Sarà inciampato nel suo ego. Ah, no, quello è troppo grosso, si vede per forza.
Lo scandalo era partito molto prima, quando si parlava di emendamenti. Un governo delegettimato che fa una legge a proprio vantaggio e l’opposizione pensa di EMENDARE. Che cazzo c’è da emendare? Non dovevano far saltare tutte le sedute non presentandosi in aula? Evidentemente no.
Sperano nei franchi tiratori nel governo. Già, speriamo anche che ritirino la legge e si dimettano tutti, allora.

Calderoli: “Voto segreto, che poi tanto segreto non è…”

Ah, ah, Calderoli, l’uomo che si vantava di avere i lupi in giardino. La sua imbecillità naif svela quello che tutti si sbrigano a negare, ovvero hanno già preso provvedimenti anche contro questa eventualità.
Ma c’è il baluardo della democrazia, l’opposizione:

“17:37 Respinti primi emendamenti centrosinistra

I deputati del centrosinistra hanno votato con la Cdl contro i loro emendamenti a voto segreto, bocciati con oltre 525 no e 54 sì e due astenuti.”

Va beh, andiamocene.
A cosa serve ancora restare in un paese in cui un governo odiato, che ha subito una sconfitta elettorale senza precedenti non solo è legittimato a restare al potere, ma anche aiutato dall’opposizione a mantenerlo per un’altra legislatura?
Passerà anche questa, grave violenza a questa Italia addormentata, grazie a un manipolo di italiani senza scrupolo, che dopo essere riusciti a far passare quest’affronto, si sentiranno legittimati a compiere ogni altro tipo di scempio.
Il prossimo voto lo scrivo su un muro, con lo spray. Sarà altrettanto utile…