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A futura memoria…

Per il momento il signor Silvio Berlusconi parrebbe essere rientrato nel solco delle istituzioni. Brindando con Prodi e riconoscendolo nel suo discorso alla comunità ebraica come nuovo Presidente del Consiglio è passato da eversore conclamato e semplice cafone.

Noi però, non essendo italiani comuni, non dimenticheremo. Anzi, lasciamo qui, a futura memoria, il link al nostro “instant blog” Schiodamolo, in modo da poter ricordare a tutti come si è comportato questo tizio nel momento della sconfitta.

Ma sei scemo?

Marco Rizzo difende Mediaset e polemizza con Bertinotti.
Ma bravo!
Ma proprio bravo!
Ma che diavolo ti passa in quella testa pelata?
E dico vai a rilasciare un’intervista proprio a Studio Aperto?
Ad un programma (non lo chiamo telegiornale perché io amo le parole) tutto promo, tette, e veleno contro la sinistra?

Rizzo, seriamente, ma sei completamente scemo?

I guastafeste

Noi e l

Resto sempre affascinato dal disprezzo palese che i rappresentanti di Forza Italia dimostrano per tutto ciò che abbia anche soltanto un vago afrore di legalità. Storcono il naso, lo arricciano ed eccoli che tosto, disgustati, vomitano.
Ordunque si dà il caso che la Corte di Cassazione abbia proclamato ufficialmente i vincitori delle elezioni politiche. Si dà il caso che i vincitori siano, ovviamente, i partiti componenti la coalizione di centrosinistra guidata da Romano Prodi.
Ribadisco, questo pronunciamento è ufficiale, ovvero, checché ne dicano luminari del calibro di Tremonti o Schifani, nessun ricorso è possibile. Solo il nuovo Parlamento, espressione diretta com’è noto della sovranità popolare, potrà giudicare se stesso, a questo punto.
Ma cos’è questa Cassazione? Di cosa si impiccia? Perché mette il naso negli affari della Casa delle Libertà permettendosi addirittura di ufficializzarne la sconfitta? Perché si permette di ignorare gli interventi a gamba tesa che da più e più giorni giungono dalla ormai ex maggioranza di governo? Interventi in cui (colmo dei colmi) una coalizione guidata da un tizio inquisito più e più volte per svariati reati, condannato, amnistiato, fuori dalla galera per il rotto della cuffia e non senza l’aiuto di qualche piccola legge fatta a proprio uso e consumo, una coalizione siffatta, dicevamo, si prende il lusso (superando ogni ridicolo) di “ricordare” alla Cassazione di svolgere tutti i controlli con il massimo rigore, con la massima attenzione e nel pieno rispetto della legge, come se la Cassazione potesse fare qualcosa di minimamente diverso.
Bene, diciamolo agli ignoranti che affollano il nostro ripugnante centrodestra: la Suprema Corte di Cassazione è il massimo organismo giurisdizionale della Repubblica.
Non riconoscere la proclamazione fatta dalla Cassazione, come l’ex presidente del Consiglio sembra voler fare, vuol dire di fatto porsi al di fuori dell’ordinamento giuridico dello Stato Italiano, ovvero vuol dire porsi in quella zona morta al di fuori delle istituzioni tanto cara ai dittatori intenzionati a travolgere tutto e tutti e prendere (o in questo caso mantenere) il potere ad ogni costo.
Ma dunque quel piccolo uomo preoccupato soltanto dei propri guadagni è davvero e definitivamente impazzito? Vuole davvero trascinare il paese in una guerra civile?
Ma no, lui vuole solo conservare il potere, restare quantomeno vicino al governo, sentirne ancora l’odore di cucinato, l’unto, poter qualche volta allungare una mano, mentre gli altri son distratti, e fottere una coscia di cappone. Obiettivo piccolo e meschino, si capisce, nemmeno preoccupante, se solo l’abissale mancanza di senso delle istituzioni del nostro furfante no lo conducesse dritto dritto a negare il responso delle urne pur di restare in gioco, ad irridere la volontà popolare, a dipingere, all’interno e (fatto ancor più grave) all’estero, l’Italia come una surreale repubblica delle banane, due volte più banana del normale perché qui, contrariamente a quanto accade in tutto il mondo poco avvezzo ai riti della democrazia, i brogli non sarebbero organizzati da un governo piratesco preoccupato di mantenere il suo tornaconto bensì da una diabolica opposizione dotata, per logica deduzione, di irresistibili poteri magici.
Non si capisce altrimenti, se non facendo ricorso al soprannaturale, come elezioni organizzate e controllate dal Ministero dell’Interno, e quindi dal governo, possano essere stravolte da un’opposizione che non ha alcuna leva in mano.
L’ex presidente del Consiglio, quindi, ancora una volta, mente. Ed il guaio è che, come l’esito elettorale ha chiaramente dimostrato, troppi in Italia non hanno i mezzi per distinguere le menzogne dalla verità.

Io, non per vantarmi, sapevo che sarebbe andata così. Lo sapevo dal lunedì delle elezioni, e adesso vi racconto perché.

Domenica – seggio

Tutto comincia la domenica mattina, mi alzo presto, mi faccio un caffé disgustoso come soltanto io so fare, mi aggiusto la barba, faccio una doccia, mi vesto, prendo la mia nuova tessera elettorale toscana, me la rigiro tra le dita, tiro un grosso sospiro e via, vado a votare.
Il mio seggio è bello, è una scuola vicino casa, arrivano coppie con bambini, son tutti sorridenti, ci sono un sacco di rametti di ulivo benedetti in giro, sembra buona anche la polizia. C’è un silenzio impossibile, sento i miei tacchi colpire l’asfalto ed ho la sensazione che facciano un frastuono infernale, mi vien voglia di avvicinarmi scalzo. Fuori ci sono alberi in fiore, non so che alberi siano, non ho mai imparato i nomi delle piante, la mia amica Filomena sa che questo è uno dei miei punti deboli. Un altro è l’allergia a qualunque forma di vita vegetale non sufficientemente discreta: appena ho il sospetto della presenza di pollini nell’aere comincio a piangere, starnutire e dire parolacce.
Questo non mi impedisce di entrare e piazzare due belle croci, due croci sentite, due croci meditate, due croci convinte. Ci guardiamo un po’ tutti negli occhi, là nel seggio, un po’ tutti in silenzio, un po’ tutti sorridendo. Ci riconosciamo, in molti abbiamo scritto sulla fronte di essere “coglioni”, nell’accezione voluta dal Cavaliere, quella cioé di elettori attenti, informati, preoccupati più della collettività che dei propri interessi.
Esco sereno, soddisfatto, scambio qualche messaggio con la capa della redazione del webmag di cinema più bello del mondo, anche lei riconosce coglioni. Fila tutto liscio, penso, mentre mando a cagare gli alberi una volta di più.

Domenica – viaggio

Si parte per Roma, quando capita qualcosa è sempre meglio esserci che non sentirsela raccontare da qualcuno. In macchina il caro Stefano mi fa il favore di farmi trovare sul sedile posteriore la “Vera storia italiana”. Che culo, senza il nostro caro ex presidente del Consiglio nessuno verrebbe a dirci qual è la “vera” storia e quale no. Leggo interessato. Ci sono alcune cose davvero notevoli. Ad esempio il pippone infinito sull’11 settembre. Sono passati cinque anni, ormai dell’11 settembre non parlano così tanto nemmeno negli Stati Uniti, nessun governo serio poi si sogna più da tempo di imputare alla tragedia le proprie sciagure. Non finisce qui. Leggo che la Ferrari ha vinto molto per merito di Berlusconi. Leggo che i nostri atleti alle Olimpiadi hanno vinto molto per merito di Berlusconi. Leggo che fra la trentina di “grandi riforme” fatte dal governo ce ne sono alcune davvero epocali, destinate a cambiare per sempre la vita di tutti noi, della nazione intera, autentiche rivoluzioni, ed in campi centrali del nostro vivere, una società finalmente completamente nuova: resto davvero impressionato, ad esempio, dalle “grandi riforme” che riguardano la pesca e la nautica da diporto. Fondamentali, adesso sì che è un’altra Italia.
Ci sono però nel libercolo pezzi di comicità davvero inarrivati ed inarrivabili.
Folgorante la pagina in cui si dice che, tra i tanti meriti del governo, vi è anche quello di aver saputo gestire momenti difficilissimi della vita della nazione, nella stessa pagina, a voler sottolineare quanto affermato, una foto con didascalia ricorda evidentemente uno di questi momenti di rara difficoltà: la morte di Alberto Sordi.
Mi sarebbe bastato questo per ridere dalla Toscana fino al Lazio ma gli autori del libello non si sono fermati qui, no, assolutamente, hanno proprio voluto strafare. Sotto all’Albertone defunto ecco la citazione: – Spaghetto, mi hai provocato ed io… -
Spaghetto?
Avete scritto spaghetto? Ma… ma… oh santa polenta, ma nemmeno una citazione siete in grado di imbroccare? Ma Forza Italia dove li cerca gli autori? Fra gli scarti del Bagaglino? Ma come spaghetto?
Maccarone… m’hai provocato e io te distruggo, maccarone! Io me te magno!
Maccarone, quale spaghetto?
Se soltanto gli italiani nella loro totalità avessero i mezzi culturali sufficienti per apprezzare il baratro di ignoranza che circonda questi cialtroni, il buonumore che ne deriverebbe potrebbe finanche giustificare la loro esistenza in un disegno superiore.

Lunedì – giorno

La sera precedente erano arrivate le prime indiscrezioni dalle sezioni e dalle sedi dei partiti, cose rutilanti o spaventose, comunque incredibili, da far invidia al secondo tragico Fantozzi: – Nel buio della sala correvano voci incontrollate pazzesche. Si diceva che l’Italia stava vincendo per 20 a 0 e che aveva segnato anche Zoff di testa, su calcio d’angolo… -
Mentre sono a piazza Santi Apostoli, a pochi passi dal palco, circondato da gente strana, da quelli che con me hanno cercato in ogni modo di fare la loro parte per mandare a casa il peggior presidente del Consiglio della storia repubblicana, ripenso a tutto quello che è successo nella campagna elettorale. Ripenso alle decine di mail scambiate con Carla Falchieri, ai contatti con Santagata, a tutte le proposte ed a tutto il lavoro. Ripenso alle campagne lanciate dal sito, al “meglio maiali che fascisti”, al “vota come un coglione”. Ripenso a tutto quello che ho scritto e che ho detto… e porca vacca se ci meritiamo di vincere. Ce lo strameritiamo!
Un partigiano di trecento anni, come un palo magro e come un palo in piedi di fianco a me, è esattamente della stessa opinione. Nella piazza, di fronte a me i fotografi ed i cameramen delle tv di mezzo mondo, alle mie spalle varia umanità. Si fanno notare: la troupe de “Le Iene” di Italia Uno, capeggiata da quello con i capelli rossi, Federico Fazzuoli (chiedo in giro se lo abbiamo candidato oppure se Linea Verde fa parte dell’Unione) e, per colmare la misura, Paolini.
Non Marco, purtroppo, ma Gabriele. Per mia sfortuna conosco Paolini, ho già avuto modo di averci a che fare quando, sul forum di Cineboom, si era messo d’impegno nel diffamare un suo conoscente, rivelandone abitudini sessuali ed altri dettagli privati. Il diffamato, per pura coincidenza anch’egli responsabile di un webmag di cinema seppur meno noto del sito rosa, mi scrisse chiedendomi di rimuovere dal forum le oscenità e di fornirgli i dati dell’autore, cosa che ovviamente feci.
Me lo ritrovo qui, Paolini il provocatore, con una cartata di mortadella in mano, tutto intento a straparlare ad ogni microfono disponibile ed a farsi fotografare mentre manda giù l’affettato. Dice di essere iscritto a Rifondazione da anni, non gli crede nessuno. Lo sopporto per un po’, almeno finché non snerva chi gli sta vicino e non rischia di far scoppiare una rissa. Non essendo geneticamente in grado di farmi mai gli affari miei intervengo e, col tono stentoreo e definitivo di chi ha pochissima voglia di continuare a sorbirsi pagliacciate, faccio presente al Paolini che non può far fare a tutti noi, “popolo della sinistra”, una figura di merda in mondovisione. Paolini viene quindi giustamente ingurgitato dalla folla, di lui non sentiremo più parlare nella giornata. Un cameraman solidarizza con me e mi dice cose sicuramente belle ma che non capisco, mi batte un po’ troppo il cuore. Mi succede sempre quando faccio la voce tonante.
Intanto sui maxischermi partono le dirette, scorrono gli exit poll, abbiamo vinto, pare.

Lunedì – sera

Angela rilascia un’intervista ad una tv forse austriaca, Gianluca fa spudoratamente pubblicità alla nostra cricca di sondaggiari, Lucia registra delle risposte per dei forse danesi, forse svedesi, chi lo sa?
Io sto buono buono con la bandiera come mantello, è fin troppo bello così, sta filando tutto troppo liscio, non può essere così facile. Prodi uscirà alle sei e mezza, aspettiamo le prime proiezioni.
Le prime proiezioni non arriveranno mai, problemi tecnici, dicono, saltate. Quando arrivano, su appena il 15% delle sezioni campione, sono terribili. Ancora peggiori sono quelle successive, e avanti così, proiezione negativa dopo proiezione negativa. Prodi uscirà alle sette e mezza. Ancora proiezioni negative. Prodi non uscirà.
La piazza si raffredda, la paura comincia a serpeggiare, un fotografo di Repubblica mi acciuffa mentre, con una mano in faccia, guardo i dati tra le dita, cacofonicamente. La foto finirà nel diario online dell’Unione, nello speciale sulle elezioni del quotidiano. Mio padre nel frattempo mi sta guardando al Tg2, così il mio amico Sergio. Mi scrive un messaggio anche Filomena, vuol sapere come va, è preoccupata. Le dico che vinciamo lo stesso, le dico che dovremmo farcela.
Comincia a farsi sera, arriva un’altra proiezione, siamo sotto sia al Senato che alla Camera. Faccio in tempo a girarmi con una smorfia di dolore sulla faccia per ritrovarmi subito il microfono di una biondina sotto il mento. Non ricordo molto, se non di averle proprinato delle risposte davvero strappalacrime. L’ultima risposta però me la ricordo, sguardo sognante e disperato, tramonto alle spalle:
- Resterai qui?
- Fino all’ultima scheda.

Lunedì – notte

Lasciamo la piazza per andare a mangiare una pizza. Siamo una mezza dozzina di coglioni, quasi tutti disperati. Le notizie che arrivano via cellulare continuano ad essere pessime. Il Lazio non riusciamo a tenerlo, anche la Campania sta andando, Il Piemonte sembrava andasse bene ma adesso invece non c’è verso di riprenderlo, la Puglia è andata inesorabilmente. Brucio il credito su due schede, cercando di capirci qualcosa. Ad un certo punto, mentre affoghiamo i nostri dolori nel limoncello, la prima buona notizia dopo troppe ore: la Campania forse tiene. Decisione presa in un lampo, il limoncello porta culo, è ovvio. Finiremo con lo scolarcene qualche bottiglia, seguendo sezione per sezione lo spoglio della Campania.
Ci chiamano intanto dalla sezione Roma centro dei DS. Decidiamo di farci un salto.
Arrivati là però la brutta sorpresa: i DS stanno gettando la spugna. Il Lazio è perso, per una manciata di voti, non hanno grandi speranze nemmeno sulla tenuta della Campania, ormai siamo sotto al Senato e sembra che anche alla Camera finiranno per batterci. I diessini vanno via e chiudono la sezione.
Ommerda! E che si fa adesso? Cavolo, qua rivince Berlusconi. Se quello rivince è una tragedia di proporzioni inimmaginabili. Tanto vale buttare direttamente una bomba atomica su ogni capoluogo di regione, gli effetti deleteri sarebbero minori di sicuro.
Ed è qui che intuisco. Intuisco che siamo fatti per patire. Intuisco che noi sopravvalutiamo le persone, intuisco che io per primo sopravvaluto le persone. Intuisco che gli italiani gli hanno creduto, alle tasse, all’Ici ed a tutte le sue fandonie. Intuisco che lui mente e quelli si bevono tutto, noi non mentiamo e quindi dobbiamo patire.
Ma intuisco anche che non sono un diessino, e quindi niente spugna a terra. Si torna in piazza, e si gioca la partita fino alla fine.

Lunedì – vittoria

E’ notte seria.
Ad un passo da Piazza Santi Apostoli, tra un bar e Valerio Mastandrea poggiato al muro, c’è una stradina che dà su un ingresso della sede dell’Ulivo. Arrivano delle macchine velocissime. Da una scende Prodi.
E’ arrivato Prodi? E Perché? Un ciccione alto come King Kong e probabilmente emanante il medesimo odore urla:
- A Mortadé, ci hai fatto perde l’elezzzioniiiiiiiii!
Lì per lì mi viene voglia di pestarlo, poi rinsavisco.
Valerio Mastandrea scuote la testa ed ha gli occhi tristi, mi viene voglia di abbracciarlo, poi rinsavisco.
La Campania ha tenuto, siamo sotto di un senatore ma ci sono quelli a vita, quelli all’estero comunque qualcuno dovremmo riuscire a prenderlo. Alla Camera mancano… quanto? Un migliaio di sezioni? E molte della Sicilia?
Ma porca merda!
Passano le ore, scorrono le sezioni, il vantaggio alla Camera si riduce, restiamo davanti, restiamo davanti ancora, per un soffio.
Ne mancano troppo poche, ormai non ci prendono più, non possono prenderci più.
Abbiamo vinto.

Incredibile

E’ questo che penso. Mentre quelli sul palco stappano spumante.
Penso: Incredibile. Penso anche: Che ci fa Rutelli con l’impermeabile?
Ma penso di più: Incredibile.

C’è la festa, ma abbiamo avuto troppa paura per festeggiare davvero. Quei guastafeste ci hanno fatto sudare troppo.
Ed è qui che intuisco di nuovo. Intuisco che non accetteranno mai la sconfitta, che non ci concederanno mai una vera festa.

Ma è tardi, ho sonno, abbiamo vinto e sapete cosa? Ma chi se ne fotte del riconoscimento di Berlusconi?

Passerò poi la notte a seguire sul sito del Ministero lo spoglio degli italiani all’estero.
Attorno alle quattro di mattina maturerò una sufficiente certezza di avere una maggioranza anche al senato.

Più tardi, nel letto, ripenserò ai due giorni appena passati:
- Incredibile

Campagna LAV contro i canili lager

Ci scrive Annamaria, dell’ufficio comunicazione della LAV.
Come sempre rispondiamo prontamente al suo appello, e ricordiamo a tutti che chi fa del male agli animali può far del male a chiunque.

Gentili amici,

il fenomeno del randagismo assume dimensioni sempre più preoccupanti nel nostro paese, sono migliaia i cani abbandonati ogni anno, e circa 550.000 quelli reclusi nei canili. Molti comuni sono impreparati a gestire il fenomeno del randagismo e affidano la gestione dei canili ad esterni pagando una diaria per cane che varia dai 2 ai 7 euro.

Questo meccanismo ha determinato la nascita di un business milionario dove l’interesse dei gestori non è rivolto ai cani in custodia, ma alla cospicua opportunità di profitto che essi rappresentano: 1000 cani possono fruttare fino a 2,5 milioni all’anno. Così i cani vengono relegati in strutture sovraffollate e totalmente inadatte, in condizioni sanitarie inadeguate, privati di cure veterinarie, maltrattati e denutriti: puoi vederlo con i tuoi occhi su www.nolager.com

La LAV è impegnata in una campagna di sensibilizzazione su questo fenomeno che avrà il suo momento di lancio in due giornate nazionali di sensibilizzazione: 1 e 2 aprile saremo presenti in oltre 300 piazze italiane, per raccogliere firme in favore delle nostre proposte, distribuire materiale informativo e raccogliere fondi attraverso la cessione dell’uovo di cioccolato equo e solidale realizzato appositamente per l’evento.

Il regime è regime fino all’ultimo giorno

Il sistema dell’informazione drammaticamente servile nei confronti del centrodestra e di Silvio Berlusconi non riesce a recuperare un minimo di dignità nemmeno in questi giorni di crepuscolo del regime. Qui in redazione riceviamo di continuo minacce, più o meno velate, spesso vere e proprie querele sventolate per intimidire. Come diceva un redattore: E’ ben triste aver lavorato così bene, aver raggiunto un vasto pubblico, e non potersi esprimere sempre liberamente perché non si ha magari la forza economica necessaria ad affrontare dure e lunghe battaglie legali.
Ma noi ce ne freghiamo abbastanza ed andiamo avanti perché, per nostra fortuna, abbiamo un editore completamente pazzo.
Non va così bene ad altri, ad esempio agli amici del Mucchio Selvaggio. Riportiamo qui il loro comunicato e gli offriamo tutta la nostra solidarietà:

La copertina del Mucchio Selvaggio di aprile “avrebbe” dovuto riportare un disegno di uno storico personaggio del fumetto italiano. Il “catzillo” è un fumetto underground, molto famoso negli anni Ottanta, che l’autore Gianfranco Grieco ha modificato per noi facendolo assomigliare a Berlusconi, ovviamente legato a un lungo articolo che mette in guardia sul votare Forza Italia alle prossime elezioni politiche.
Abbiamo usato il verbo “avrebbe” perché il distributore nazionale (Parrini) si è rifiutato di fare uscire il giornale in edicola. Non vuole correre il rischio di denunce penali. Il giornale verrebbe comunque boicottato da molti distributori locali non di sinistra, il tipografo nicchia, la par condicio, rapporti con il potere etc etc. Insomma paura. Paura di ritorsioni legali, economiche e magari anche fisiche da parte del soggetto raffigurato nel disegno.

La redazione trova ciò un atto di censura inqualificabile. La satira è un diritto affermato dalla nostra Costituzione (Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione – Art. 21). Se si va con la memoria indietro nel tempo a copertine, molto più feroci e provocanti, di giornali come il Male, Frigidaire o Cuore ci si rende conto di come è peggiorato il rapporto tra la stampa e il potere e di quanto la libertà di espressione sia sempre meno garantita.
La censura è sempre stata usata come strumento di repressione e negazione di valori e tematiche “scomode”.

Comitato di redazione del Mucchio Selvaggio.

Quando la borghesia ha paura.


Scrivo queste righe perché se, per colmo di sventura e bizzarria della probabilità, dovesse ritrovarsi a vincere le elezioni il signor Silvio Berlusconi, considerato il suo attuale stato mentale, voglio avere un documento, una testimonianza del mio essere avveduto, un qualcosa da far vedere a figli e nipoti un giorno per poter dire: – Ecco, non fu colpa mia.

Perché una volta si può sbagliare, due già depongono male, tre condannerebbero il popolo italiano alla vergogna dell’ottusità irrecuperabile.

Ma come, direte voi, egli ha già vinto, e la repubblica non è morta. Uccidere la repubblica è cosa che richiede tempo, vi rispondo, e gli italiani gli stanno dando tutto il tempo che serve. E’ dunque sbagliato essere di destra o di centrodestra? No, non è sbagliato, lo si può essere tranquillamente, l’Europa tutta è colma di destra democratica e rispettabilissima, è piuttosto sbagliato essere fascista, antidemocratico, e Berlusconi lo è.

Ma no, direte voi, via, il fascismo era un’altra cosa.

Ah sì? Non è dunque fascismo usare i mezzi di comunicazione per raccontare al popolo una realtà che non esiste? Sapete voi lettori che al congresso americano erano assenti quasi tutti gli eletti, sostituiti per l’occasione da commessi, stagisti e figuranti? Sapete che l’”evento storico” è stato completamente ignorato negli Stati Uniti? Sapete che esistono due canali satellitari negli Stati Uniti che fanno solo cronaca parlamentare e che in nessuno dei due è stato dato in diretta il discorso di Berlusconi?
Sapete che al convegno di Confindustria non sono stati gli imprenditori ad applaudire Berlusconi?
Sapete che il presidente del Consiglio è entrato in sala assieme a 250 sgherri pronti ad ossannarlo ad ogni costo ed a ridurre al silenzio chiunque fiatasse? Sapete che fra di loro vi erano Niccolò Ghedini, deputato forzista veneto, Elisabetta Alberti Casellati, sottosegretaria alla Salute forzista veneta, Paolo Scarpa Bonazza Buora, sottosegretario alle Politiche agricole forzista veneto? No, non lo sapete perché nessuno ve lo ha raccontato, nessun telegiornale si è permesso. Ebbene, quando un presidente del Consiglio si presenta in un’assemblea, anche se soltanto di imprenditori, accompagnato da una squadraccia di suoi sostenitori e con la forza stravolge le regole, minaccia, lancia intimidazioni, si fa applaudire e fa ridurre al silenzio qualunque voce dissonante, allora, miei cari lettori, quest’uomo è fascista, lo è compiutamente, lo è nel profondo del suo cuore nero.
Qualora queste mie parole non vi fossero bastate, leggete pure quanto segue:

Che cosa é questo fascismo, contro il quale si accaniscono invano i nemici vecchi e nuovi? Che cosa é questo Fascismo le cui gesta riempiono le cronache italiane?

Forza Italia ha aperto il cammino di una nuova storia italiana. La sua nascita e la sua costituzione come soggetto politico hanno modificato l’assetto istituzionale e l’impianto culturale della democrazia repubblicana, chiamando a una nuova stagione di vitalità le grandi tradizioni democratiche e liberali della nazione e proponendo alla società un inedito orizzonte di valori e di comportamenti.

Sia concesso a noi, che abbiamo l’orgoglio di aver lanciato nel mondo questa superba creatura, piena di tutti gli impeti e gli ardori di una giovinezza traboccante di vita; sia concesso a noi di rispondere a queste domande.
Il Fascismo é una grande mobilitazione di forze materiali e morali.

Forza Italia non nasce da una precedente organizzazione politica o da un costituito sistema dottrinale. Nasce dall’appello di un uomo, Silvio Berlusconi, direttamente rivolto ad un corpo elettorale nel quale rischiava di aprirsi un enorme vuoto storico-politico di rappresentanza. Forza Italia si costituisce come risposta alla crisi dei partiti della Prima Repubblica; come reazione ad una possibile deriva illiberale del sistema politico; come offerta di rappresentanza all’area dei moderati nel quadro di una nuova democrazia dell’alternanza; come proposta di governo per realizzare una seconda modernizzazione italiana.

Che cosa si propone? Lo diciamo senza false modestie: governare la Nazione. Con quale programma? Col programma necessario ad assicurare la grandezza morale e materiale del popolo italiano.
Parliamo schietto: Non importa se il nostro programma concreto, non é antitetico ed é piuttosto convergente con quello dei socialisti, per tutto ciò che riguarda la riorganizzazione tecnica, amministrativa e politica del nostro Paese.
Noi agitiamo dei valori morali e tradizionali che il socialismo trascura o disprezza, ma soprattutto lo spirito fascista rifugge da tutto ciò che é ipoteca arbitraria sul misterioso futuro.

La scesa in campo di Silvio Berlusconi non contribuisce dunque soltanto a fondare un partito. La sua strategia di alleanze volta
a recuperare i filoni portanti della democrazia italiana e a dare piena costituzionalizzazione alle spinte della Lega e all’evoluzione della nuova destra, propone al Paese tre grandi obiettivi democratici: evitare che il governo diventi pertinenza irreversibile della sinistra democristiana e dei postcomunisti come pure un certo sistema di potere desiderava; superare lo storico ostracismo politico-culturale verso la destra; modificare l’antiquata idea di un centro politico immobile e conservatore. La nascita di Forza Italia, dunque, segna l’effettivo inizio della democrazia dell’alternanza e della Seconda Repubblica. Una svolta nella storia d’Italia.

Oggi si compiono i due anni dal giorno in cui sorsero i Fasci italiani di Combattimento. Abbiamo appena il tempo di evocare la data. La battaglia infuria dovunque. Le cronache sono rosse o arrossate dal latin sangue gentile fascista. E poi, non abbiamo la stoffa dei commemoratori. Camminiamo avanti e guardando dinanzi a noi. E’ il nostro stile. Siamo giovani, nati ieri e non abbiamo storia. O ne abbiamo troppa. Ma non ci pesa. Non grava sulle nostre anime il passato, perché il tumultuoso presente c’incalza verso l’avvenire.

Dalla prima vittoria elettorale del 1994 alla seconda del 2001 questo percorso è stato reso accidentato da fattori interni ed esterni. Da una parte l’inevitabile instabilità delle alleanze nei primi anni della transizione, dall’altra l’aggressiva reazione di una parte rilevante dei poteri istituzionali e politici minacciati dal nuovo corso. Ma, a dieci anni dalla sua nascita, la nuova storia politica rappresentata da Forza Italia è ormai definitivamente affermata sulla scena nazionale e internazionale. La novità di questa storia è il primo, più importante manifesto della nostra identità. La vittoria elettorale di uno schieramento maggioritario composto da un’alleanza di partiti costituiva, infatti, un evento assolutamente inedito nella storia italiana del Novecento. Di più: nessuno, in tutta la nostra esperienza unitaria, si era mai trovato a comporre un governo, com’è accaduto per la prima volta a Berlusconi, come diretta conseguenza di un voto popolare.

Dopo due anni di lotte, varie e tempestose vicende, gettiamo uno sgurado sulla strada percorsa; il punto di partenza ci appare straordinariamente lontano. Il Fascismo dopo essersi affermato trionfalmente nelle grandi città, dilaga, straripa nei piccoli paesi e sin nelle più remote campagne..
Due anni! rapida successione di eventi! Tumulto e passare di uomini! Giornate grigie e giornate di sole. Giornate di lutto e giornate di trionfo. Sordo rintocco di campane funebri; squillore gioioso di fanfare all’attacco. Fra poco il Fascismo dominerà la situazione.
Nell’ annuale della fondazione, inchiniamoci dinanzi ai morti e salutiamo in piedi i vivi che si raccolgono a fiumane attorno alle nostre bandiere. E’ la migliore gioventù d’Italia, la più sana, la più ardimentosa. Intanto, dietro le armature possenti, tutto il cantiere fascista é all’opera. Chi porta le pietre, chi le depone, chi dirige e traccia i piani.
Avanti, Fascisti! Tra poco saremo una cosa sola! Fascismo e Italia!

(Benito Mussolini, Diario della volontà. Silvio Berlusconi, Carta dei valori. A voi distinguerli)

Le favorite

La destra italiana mi fa schifo per un sacco di motivi e devo dire che Forza Italia, caparbiamente, incarna al suo massimo ognuno di questi motivi.
Parliamo di un motivo specifico: La considerazione che si ha in Forza Italia delle donne, ovvero oggetti, più o meno caldi, più o meno morbidi e più o meno senzienti, da utilizzare di tanto in tanto per complesse pratiche di masturbazione assistita.
Perché dico questo? Perché, come al solito, mi baso su evidenze.
Vi ricordate la tiritera sulle quote rosa? Bene, delle quote rosa non se ne fece niente ma, per riempirsi come al solito la bocca di buoni propositi indistinguibili da menzogne propagandistiche, il presidente del Consiglio promise che il suo partito le avrebbe applicate lo stesso. Ovviamente non lo ha fatto ma non è questo il punto.
La cosa più interessante è che qualche donna effettivamente Forza Italia in lista l’ha messa. Voi penserete a persone capaci, giusto? A delle professioniste affermate? Donne impegnate nel sociale, che hanno inciso nel loro contesto di provenienza? E’ normale che sia così, giusto?
Considerate poi che queste donne sono state messe nei primi posti nelle proprie liste quindi, grazie alla scellerata legge elettorale che ci troveremo ad utilizzare, che vinca o, più probabilmente, che perda il centrodestra, queste donne di comprovata esperienza politica e di inarrivabili capacità verranno sicuramente elette.
Ma chi sono queste novelle Nilde Iotti, queste rinate Evita Peron e queste Sonia Gandhi di casa nostra?

Eccole:

Una

E una due

La prima attricetta di quarto ordine con alle spalle poco più che un film con Tinto Brass, la seconda una di queste tante simil-veline che di professione fanno le ospiti in tv girando tutti i programmi possibili e sorridendo.
Nessuna delle due probabilmente è in grado di distinguere la destra dalla sinistra, questo vale per la politica, per le mani non so.

Ora, io conosco decine di donne FA-VO-LO-SE, di intelligenza folgorante ed assolutamente superiori come preparazione e capacità al 90% dei parlamentari italiani, tuttavia queste donne faticano ad affermarsi e si scontrano quotidianamente con un paese ancora sostanzialmente ed intimamente maschilista.

E poi, nel parlamento italiano, nel mio parlamento, ecco chi mi ritrovo.
Cosa hanno fatto queste due per meritarsi di diventare parlamentari?
Io capisco che, in fondo, un posto in una lista costa meno di una pelliccia di visone o del solito filo di perle però, visto che i soldi non mancano da quelle parti, i pezzi grossi di Forza Italia non potrebbero fare a meno di regalare i posti da deputato alle proprie amiche?

Spegniamola!

Il gruppo Esterni ci invia un comunicato su un’iniziativa che non possiamo non abbracciare:

Sabato 11 Marzo 2006
Sciopero Nazionale dei Telespettatori
V Edizione

L’edizione 2006 fa appello ai politici per una giornata di astensione dal video e di riflessione.

Indetta lo scorso dicembre, l’ormai storica protesta va a coincidere con una intensa stagione elettorale che vede la televisione al centro di accese polemiche e bottino da spartire. Una coincidenza che rende ancora più efficace l’appello dei promotori a tutto il Paese e che chiama in causa in primo luogo i protagonisti della politica.

Basta duelli nei salotti TV, acrobazie verbali, esibizioni da baraccone, attenzione a look e immagine che suppliscono a latitanze di contenuti e offendono la capacità di intendere dell’elettorato.
Lontani per un giorno dalla TV, i politici si concedano una pausa di riflessione, autocritica, studio e lettura. Scendano nelle piazze e nei luoghi di aggregazione, di lavoro, di formazione, e prendano contatto con la realtà per conoscere quelle persone che dalla televisione non potranno mai vedere e sentire le tante voci fuori dal coro.

E’ questo l’appello diramato da esterni alle segreterie e alle sedi di partiti e coalizioni, in attesa di sapere cosa si impegnano a fare o cosa avranno fatto i politici durante questa giornata di astensione.

I cittadini tutti aderiscano allo sciopero rendendo inutili le esibizioni dei politici “disobbedienti” e in più, nel tempo prezioso sottratto alla televisione, potranno vivere momenti di festa, incontro e nuove scoperte*.
E gli altri media potranno focalizzare la loro attenzione su argomenti importanti che realmente interessano il pubblico, piuttosto che inondarlo di cronache televisive del giorno dopo.

Sabato 11 Marzo l’Italia spegne la TV e si concede un giorno in presa diretta fuori dalla “scatola”: gli ascolti passano dalla televisione alle trasmissioni reali, nelle piazze e nei luoghi di incontro delle città.
Aggiornamento continuo delle adesioni sul sito www.sciopero.tv .

* per tutto il fine settimana (10,11, 12 marzo) saranno applicati sconti e agevolazioni a chi si presenta con il telecomando nei luoghi d’arte, cultura e divertimento in tutta Italia.

La storia
Il gruppo esterni, che fa dell’incontro e dell’aggregazione il punto centrale di ogni suo intervento, proclama l’edizione 2006 dello Sciopero dei Telespettatori, l’evento nato undici anni fa come esperimento sociale che si propone di restituire valore culturale e aggregante al tempo/spazio sottratto alla vita reale dalla televisione.

La protesta a livello nazionale si pone contro l’ottundimento e l’isolamento provocato dall’uso della tv e il suo consumo smisurato, contro la diffusa mentalità che accetta il suo potere senza alcuna replica, contro nessun programma e nessun personaggio in particolare. Senza mai entrare nel merito dei palinsesti, e soprattutto al di fuori di ogni schieramento, nonostante il rischio di sovrapporsi alle numerose polemiche che accompagnano le attuali vicende della tv.
Per riaffermare l’autonomia del singolo, e per dimostrare come telespettatori – quali troppo spesso si è classificati – di possedere potere decisionale e capacità critica

Scelli di nuovo

Mi trovo in un momento fortemente autocelebrativo, sappiatelo. Il punto è che ci becco sempre, è una specie di condanna, è come essere un precog ma con un taglio di capelli migliore.

Vi ricordate questo post?

Ecco, leggete la domanda alla fine e poi leggete l’ansa qua sotto:

(ANSA) – ROMA, 26 – Alla fine Maurizio Scelli ha ceduto: l’ex commissario della Croce Rossa sara’ alle elezioni con la sua lista ‘Italia di nuovo’. Il simbolo e’ stato depositato questa mattina negli uffici elettorali del Viminale. La scritta ‘Italia di nuovo’ campeggia nella parte alta di un cerchio. Sotto la scritta il nome Scelli e, nella parte bassa, ‘Cdc Confederazione di centro’. Al centro del logo due centri concentrici di colore rosso e verde dai quali spunta una ‘I’.

Ora, se io fossi un volontario della Croce Rossa e non fossi fascista andrei a tirare un sacco di ortaggi assortiti marci in faccia a questo tizio.